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Fondi Ue per la pesca andavano revocati

Fondi Ue per la pesca andavano revocati «Troppe omissioni e irregolarità negli uffici»

I pm: «Così 2,8 milioni sono stati incassati senza averne titolo»

Di Mario Barresi |

Dovevano tornare all’Unione europea i 2,8 milioni incassati invece dalla “cricca” della pesca che è finita sotto accusa dalla Procura di Catania che ha già chiesto ed ottenuto il rinvio a giudizio di 6 dei 36 indagati nell’ambito dell’inchiesta Poseidon. Motivi di revoca ce ne sono una miriade almeno leggendo le carte della Procura di Catania. Il Comune di Acireale ad esempio avrebbe dovuto trasmettere una dichiarazione di ammissibilità delle spese, «omissione che di per sé – scrive il pm Tasciotti – era già sufficiente alla revoca del beneficio» e inoltre il Nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici, con una relazione di oltre 200 pagine nell’ottobre 2011 avrebbe giudicato «insoddisfacenti» i risultati del Pit acese, così come disastroso era lo stato di avanzamento dei lavori. Mancavano anche i Durc, il Documento unico di regolarità contributiva delle imprese. L’inchiesta sta facendo emergere anche le responsabilità dei dirigenti e dei funzionari regionali, firmatari di autorizzazioni e mandati di pagamento che non potevano essere firmati. Ma per l’accusa la “cricca” aveva solide coperture politiche. E non è un caso se quando il luogotenente della Guardia costiera Antonio Amato prova a chiedere spiegazioni a uno dei dirigenti su questo «atteggiamento omissorio», si sente rispondere: «Per non pestare i piedi a un politico, se no domani chissà cosa mi ritrovo a fare, chissà dove mi spostano». IL SERVIZIO COMPLETO SU LA SICILIA IN EDICOLA

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