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Gela, si pente Giovanni Canotto

Di Daniela Vinci |

GELA – Al processo d’appello contro una banda “Made in Gela” sospettata di avere siglato una catena di furti e di danneggiamenti anche a colpi di attentati, uno dei sei imputati si presunta in aula con un nuovo “status”: quello di collaboratore di giustizia.

A “saltare il fosso” è stato Giovanni Canotto, un giovane che sin dalla più tenera età ha percorso la via del malaffare, rendendosi protagonista di diversi reati contro il patrimonio. Da minore rimase coinvolto anche in un’inchiesta su un omicidio consumato in pieno giorno a pochi passi dal Palazzo di Giustizia. Il giovane, che da anni bazzica in ambienti tutt’altro che puliti, negli ultimi tempi ha maturato in carcere il proposito di collaborare con la giustizia e di raccontare particolari di episodi delinquenziali di cui sarebbe a conoscenza e dei quali sarebbe stato protagonista.

Questa mattina, al processo “Praesidium”, si è presentato in Corte d’Appello a Caltanissetta con tanto di scorta e con un nuovo difensore. Dei fatti dei quali risponde e che in primo grado gli sono costati la condanna a 6 anni e 10 mesi, avrebbe già ammesso le proprilità. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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