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I fatti del Rotolo, Matteo Licari: «Non credo alla storia della manata, mio fratello aggredito dal branco»

Di Concetto Mannisi |

A questo punto diventa poco credibile la tesi della sola manata capace di scatenare, nella vittima, una tale “reazione a catena”.

«Decisamente. Anche perché, stando a quanto mi è stato riferito dai medici, Luigi ha segni di percosse al tronco. Come se qualcuno si fosse accanito contro di lui con dei calci, una volta che la vittima si è ritrovata in terra. Aspettiamo di vedere in che direzione andranno le indagini».

Al di là delle fredde parole del bollettino medico, cosa vi è stato detto? Quante possibilità ci sono che suo fratello possa abbandonare il coma?

«I medici si rifiutano di dare un termine e ci hanno informati che lo stato delle cose attuale può durare indefinitamente. Poi, sommessamente, qualcuno ci dice pure che per le condizioni e le ferite del cervello questo non dovrebbe accadere, ma la ripresa di coscienza non arriverà se non prima di uno o due mesi».

«Qualcuno – prosegue Matteo Licari, che per inciso è pure avvocato – ha ricavato un certo ottimismo dal fatto che Luigi muova un occhio, ma ci è stato detto che ciò avviene pure nei casi di notevole gravità, anche se in questa fase è meglio avere tali segnali che non averli. Il fatto è che esiste una possibilità remota di un altro sanguinamento interno, che potrebbe causare dei problemi: giusto essere prudenti e sperare che ciò non avvenga».

E’ di giovedì la notizia del fermo di un ventiduenne ma le indagini stanno andando avanti. Lei e i suoi familiari, che idee vi siete fatti in merito a quanto accaduto quel maledetto sabato sera? E che profilo immaginate abbia l’aggressore dichiarato?

«A prescindere da chiunque sia stato, credo che mio fratello sia rimasto vittima di un’azione di guerriglia militare. Un’azione organizzata da qualcuno con una certa attitudine a questo genere di violenza e, più in generale, con capacità di delinquere sperimentate. Ovviamente la notizia del fermo eseguito dalle forze dell’ordine non può non essere presa con soddisfazione, però sono intimamente convinto che questo signore stia coprendo qualcun altro».

«E’ probabile – continua Licari – che mio fratello abbia respinto energicamente chi quella sera voleva violare le regole. A quel punto è scattato un accerchiamento militare da parte di più persone, si dice anche di alcune donne, che mentre Luigi si preparava alla difesa lo hanno colpito con violenza all’occipite, quindi alle spalle, facendolo cadere in terra. In quel momento ci si è accaniti su di lui – e probabilmente in più di una persona – ed è assai probabile che qualcuno abbia inferto con un colpo contundente, che si tratti di casco o altro poco importa, il colpo alla testa che potenzialmente sarebbe potuto essere mortale».

«Ecco perché – incalza – non credo alla storia della singola manata. Ecco perché sono convinto che in questa brutta storia ci siano altre persone coinvolte. Mio fratello pesa 95 chili, è stato campione di sollevamento pesi e ancora oggi, a cinquantasette anni, in palestra si fa rispettare: a braccio di ferro è imbattibile e quelle conseguenze con uno schiaffo, forse, le avrebbe potute determinare soltanto lui. Ma a danno di qualcuno con un fisico meno possente del suo. Per questo sono in attesa delle risultanze investigative complete. E’ inevitabile che ci debba essere dell’altro. Sono certo che il procuratore Zuccaro e i suoi collaboratori, nei quali nutro la massima fiducia, faranno emergere la verità».

Accettereste, voi della famiglia, le scuse dell’aggressore?

«In questo momento non mi sembra ci siano i presupposti. Il ragazzo ha confessato qualcosa di diverso rispetto a quanto accaduto e la sensazione è che stia cercando di ottenere i domiciliari, se non qualcosa di meglio, attraverso una strategia ben precisa. E, ripeto, sta certamente coprendo altre persone. Paradossalmente dico che potrebbe anche essere innocente».

«Noi, come famiglia – chiarisce – non coltiviamo odio. Aspettiamo con impazienza, questo sì, l’evolversi dell’indagine».

Come avete vissuto la reazione della città a questo episodio?

«Catania è una città addormentata, che davanti a fati del genere facilmente preferisce girarsi dall’altra parte. Confesso che per le prime 48 ore successive all’aggressione di Luigi, la paura che ciò accadesse anche questa volta l’ho avuta, l’abbiamo avuta. Invece ho scoperto che Catania è una città che sa reagire: dalle persone semplici, di quartiere, che sono arrivate a frotte al Cannizzaro, fino ai rappresentanti delle istituzioni. Dal sindaco Bianco al comandante Sorbino, fino alla signora prefetto, Silvaan Riccio, che ha voluto manifestare, con la sua visita, la vicinanza a Luigi ed ai familiari».

«Sono state organizzate anche due fiaccolate, una delle quali saltata ieri per il maltempo – conclude – cui abbiamo aderito benché una di queste avesse connotati un po’ più politici, proprio perché non vogliamo lasciare indietro nessuno. Mi auguro davvero che ciò sia manifestazione di attenzione e di indignazione. Servirà a non fare calare l’oblio su questa vicenda, fin quando Luigi, come tutti ci auguriamo, non starà bene e fin quando non saranno chiariti gli aspetti giudiziari di questa brutta storia».

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