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Sei mesi dopo aggressione, ispettore Licari si sfoga: «Mi hanno rubato la normalità»

Di Concetto Mannisi |

Fin qui Luigi Licari, che affida al fratello il compito di manifestare il pensiero della famiglia su questa incredibile storia: «Incredibile – condivide l’avvocato Matteo – perché non si può rischiare di uccidere una persona soltanto perché sta facendo il proprio dovere. Mio fratello è vivo per miracolo. Spero che il signore che è stato rinviato a giudizio per questi fatti, coi suoi complici, lo tenga bene in mente».

Lei parla di complici, ma alla sbarra andrà una sola persona.

«Era opinione personale e degli stessi investigatori che Luigi, non esattamente un mingherlino, fosse stato aggredito da più persone. Io questa opinione la conservo ancora oggi e mi auguro che le indagini vadano avanti per approdare all’identificazione di chi adesso si nasconde nel buio. In tal senso ho cieca fiducia nel procuratore Zuccaro, che sta seguendo personalmente il caso. Non è questione di vendetta, ma di giustizia: adesso che Luigi sta meglio, noi non vediamo l’ora di perdonare; ma non perdoneremo chi nasconde la verità».

Quali sono le condizioni di Luigi, al di là del fatto che parla e, seppure a fatica, cammina?

«Fatto salvo che per quel che abbiamo vissuto nelle settimane successive all’aggressione oggi, permettetemi di dirlo in siciliano, “vasamu ‘nterra unni è cchiu loddu”, il quadro clinico non è straordinario. Ha pochissima forza e per questo deambula con grande difficoltà, soffre di frequenti emicranie, periodiche allucinazioni e pure di un allentamento dei freni inibitori: se ha da dire qualcosa, la dice senza pensarci su due volte; se ha fame e e sta parlando con qualcuno, beh, volta le spalle e va via… E poi c’è l’afasia temporale: racconta come appena avvenuti fatti risalenti anche a parecchi anni fa».

«E non solo – continua Matteo Licari – quando è in confidenza dimostra un’incredibile logorrea, non si ferma un solo istante, mentre in altri momenti, non riuscendo a fare ciò di cui era capace, si incupisce e piange a dirotto, lamentando di essersi ridotto così».

Ha pianto lungamente anche durante il Pontificale per Sant’Agata.

«Dove siamo stati invitati dal sindaco e dove saremmo andati comunque per ringraziare la Patrona per i miglioramenti di Luigi. Il protocollo imponeva che noi rimanessimo distanti da mio fratello e lui si è visto perso. A un certo punto è andato a consolarlo e a prenderlo per il braccio l’ex governatore Crocetta: è stato un gesto che la famiglia ha apprezzato».

Uno dei tanti, immaginiamo, nei confronti di suo fratello. La città ha risposto compatta.

«Direi che abbiamo visto luci e ombre. C’è chi c’è stato al fianco moralmente e concretamente, persino attraverso donazioni che per noi sono state importantissime. C’è chi ha promesso un sostegno che ancora non si è visto».

Si spieghi meglio.

«Mio fratello si sta curando in una struttura specializzata di Cefalù e ogni mese spende 150 euro in farmaci, compresi quelli del Servizio sanitario nazionale, a fronte di una sensibile contrazione di stipendio».

«Prima Luigi, che è monoreddito e sostiene un nucleo familiare di cinque persone – chiarisce – guadagnava 1.450 euro al mese; l’assenza dal lavoro gli ha fatto venire meno 350 euro al mese, che scaturivano da una serie di indennità legate alla sua presenza in ufficio. Se a questo aggiungete un piccolo prestito per l’acquisto del “Vespone” con cui andava al lavoro e il mutuo per la casa, beh, vi renderete conto in che situazione si sta trovando la famiglia di mio fratello senza averne responsabilità alcuna». «Abbiamo chiesto – prosegue Licari – un contributo al ministro dell’Interno, Minniti, e al sindaco Bianco, affinché si trovasse una soluzione per integrare tale cifra, ma al momento non si è mossa foglia».

Forse non esiste una scappatoia.

«Io so soltanto, per esserne stato informato da colleghi di mio fratello, che una percentuale infinitesimale delle contravvenzioni che si fanno in città – parlo di centesimi – viene destinata a un fondo costituito dai Comuni per provvedere e aiutare i vigili urbani in difficoltà. In tale fondo, a Catania, ci sarebbe un milione di euro, da cinque anni accantonato nel bilancio del Comune, ma concretamente non ho ben capito se questi soldi ci siano oppure no. Ho bussato a tante porte senza avere risultati. Lo dico senza rabbia e senza polemica: mi auguro che la burocrazia sappia muoversi e comprendere le esigenze del cittadino».

Quale sarà il suo prossimo passo, al di là della questione economica?

«Una cosa che mi ripropongo di fare da tempo: andare a ringraziare personalmente i medici dell’ospedale “Cannizzaro” che quel maledetto sabato di settembre salvarono la vita a mio fratello. So bene che fa parte del loro lavoro, ma so anche che se non fosse stato per la loro preparazione e la loro professionalità, beh, oggi Luigi non sarebbe più con noi».

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