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Anche i lavori per nuova Perla Ionica facevano “gola” al clan dei “Tuppi”

Di Concetto Mannisi |

Catania – Anche i lavori di ristrutturazione della Perla Jonica nel mirino del clan. La notizia, che purtroppo non sorprende neanche, è bene in evidenza nelle pagine dell’ordinanza di custodia cautelare emessa alcune settimane addietro dal Gip Santino Mirabella nei confronti di 26 persone ritenute vicine o affiliate al gruppo dei “Tuppi” di Misterbianco, guidato dagli eredi del boss Mario Nicotra e ritenuto alleato, dopo una lunga parentesi al fianco dei “cursoti”, al gruppo dei “carcagnusi” guidati da Nuccio Mazzei. L’affare, decisamente ghiotto, sembra destinato a decollare grazie a due imprenditori compiacenti – Pippo e Paolo Conti Pasquarello, rispettivamente padre e figlio – i quali, a loro volta, dopo essere stati lungamente in rapporti con i “santapaoliani”, avrebbero rispolverato quelli con il gruppo guidato dai Nicotra e da Nino Rivilli, in quanto loro compaesani e in quel momento in fase di decisa affermazione criminale.

In realtà colui il quale risulta avere intrattenuto rapporti particolarmente stretti con i “santapaoliani” è il solo Pippo Conti Pasquarello, che in un recente passato è stato indagato per intestazione fittizia di beni ed è risultato destinatario del sequestro di un’impresa per la quale avrebbe fatto da prestanome ad Antonio “Penna bianca” Tomaselli, reggente della famiglia Santapaola-Ercolano, arrestato dai carabinieri del Ros – al pari dello stesso imprenditore – nell’ambito dell’operazione “Chaos 2”. Il figlio Paolo, però, che in questa operazione (denominata “Gisella”) non è comunque indagato, viene intercettato mentre chiarisce i termini di svariate ipotesi d’affari soprattutto con Nino Rivilli. Fra questi quello legato a uno stralcio di lavori relativi alla nuova Perla Jonica. Quella cui è stato lungamente interessato il famoso emiro.

Paolo Conti Pasquarello riferisce a Rivilli di avere ricevuto una mail da un’azienda di Firenze che lo coinvolgeva in lavori di ristrutturazione nella “Perla Jonica” per circa due milioni di euro: «Ristrutturazioni, tele, forniture… Non l’ho letto, Nino. Ora lo leggo e te ne do una copia anche a te: te lo leggi…». Rivilli chiede all’interlocutore come ha intenzione di procedere con l’offerta di lavoro e l’imprenditore chiarisce che non può fare da solo e che necessita della collaborazione di una ditta intermediaria, in quanto non dispone della documentazione necessaria per ottenere l’incarico: «Ci vuole la ditta con l’iscrizione SOA (la certificazione che attesta e garantisce il possesso, da parte dell’impresa del settore delle costruzioni, di tutti i requisiti previsti dalla attuale normativa in ambito di contratti pubblici di lavori, ndc), deve avere un capitale sociale consistente per fare un lavoro di questo. Deve avere le banche. L’amministratore deve avere le certificazioni antimafia. Tutte queste cose. lo non ne ho, anzi ce l’avevo una ditta così, ma non ce l’ho più».

Conti Pasquarello informa Rivilli che intende rivolgersi a un amico di Motta al quale poi, ovviamente, avrebbe garantito metà del profitto: «Loro mi danno la ditta, mi danno la forza. Per esempio mi dicono “vai in quel magazzino e ti prendi le cose, ti prendi la nafta…”. Se gli dico che mi fanni il pagamento a trenta giorni e io lo voglio a centoventi loro mi tranquillizzano: “Ci vado io…”. Insomma, mi danno tutta questa forza». Per questo il boss dei “Tuppi”, pur consapevole che la strada prospettatagli dall’amico era l’unica percorribile, non esita a esprimere rammarico per non essere in grado di sfruttare in completa autonomia la straordinaria opportunità di fare cassa: «Purtroppo, se la situazione è questa, che tu la ditta… sei vincolato … Se la ditta era tua personale era un’altra cosa, Paolo».

Il giovane imprenditore annuisce e alla fine si rivolge al Rivilli quasi affettuosamente, chiarendo di considerarlo oltreché un saggio consigliere anche l’unico vero “amico” su cui poteva contare in qualsiasi momento: «Amico io ne ho uno e sei tu. Loro sono interessi. Tu mi hai preso e mi hai detto: “Cammina così”. Chi l’ha fatto!? Non l’ha fatto nessuno». E forse non a caso Rivilli interviene anche per ricomporre un dissidio all’interno del carcere fra Pippo Pasquarello Conti e Mario “Patatina” Pappalardo, esponente di rango dei “carcagnusi”. Rivilli parla direttamente con Nuccio Mazzei e la questione viene subito chiusa.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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