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Migranti, Open Arms: ecco il perché del rifiuto ad approdare a Catania…

Di Simona Tagliaventi |

Ha una voce dolce Riccardo Gatti, comandante dell’Astral e capo missione di Open Arms, quando racconta i suoi tre anni in mare a soccorrere migranti, voce che diventa ferma quando, dopo il salvataggio di Josefa, rimasta 48 ore in mare, dice senza girarci intorno: «Dell’Italia non ci si può fidare. E’ come uscire in mare e non sapere come finirà. Certe mancanze, certe azioni, portano alla morte delle persone. In una vicenda come quella di due giorni fa emergono anche le falle dell’Europa». Ma non si stupisce di quanto sia forte la “campagna contro le ong”: «La presa che fanno i messaggi che parlano delle ong accostandole a parole come “‘business” o “trafficanti” è una strategia che è stata costruita lentamente. Se ripeti 2.000 volte una menzogna, questa diventa realtà».

Le immagini del salvataggio di Josefa sono fresche: «Sono sotto gli occhi di tutti, eppure c’è chi dubita. Mai visto una cosa simile. Un’imbarcazione distrutta nonostante il mare piatto e persone morte a bordo, solo una viva. Le motovedette libiche negli ultimi giorni hanno portato alla morte persone».

E gli occhi di Josefa sono un monito per le coscienze di tutti: «Quando abbiamo visto le sue condizioni – spiega il comandante – non potendo attraccare in Italia abbiamo deciso di portarla in Spagna per le cure. Non fa testo la decisione di Salvini di concedere il porto di Catania dopo che avevamo comunicato che saremmo andati via. Ci sono troppe premesse che fan sì che quella del ministro dell’Interno sia stata una decisione o una disposizione con secondi fini». E ancora: «Chiudere i porti senza nemmeno farlo ufficialmente, e farlo sulla pelle dei migranti è inaccettabile».

Nonostante «nessuno ci avesse chiamato per fare soccorso», ricorda Gatti, «siamo andati lo stesso. E abbiamo documentato tutto come facciamo sempre. Testimoni, sei giornalisti e Marc Gasol», il noto giocatore di basket dell’Nba diventato volontario di Open Arms. «E voglio ricordare – dice fermamente – che in tre anni di indagini aperte sul nostro conto non c’è una persona in carcere».

Invece, fonti del Viminale, hanno ricordato che il ministro Salvini aveva dato disponibilità ad accogliere la donna bisognosa di soccorsi, come sempre in casi analoghi e che l’apertura dei porti siciliani, ed in particolare di quello di Catania, alla ong era arrivata in tempo utile. Anche per accettare i corpi senza vita: ed è per questo che era stata esclusa Lampedusa, priva di celle frigorifere. Le stesse fonti hanno aggiunto di aver poi appreso, con sorpresa, che la ong ha autonomamente scelto una rotta più lunga per andare in Spagna, accompagnando la decisione con accuse al governo italiano. Infine, hanno aggiunto che fin da subito, ovviamente, era scattato il coordinamento medico per fornire assistenza: «Diciamo che, al di là della vicenda dei soccorsi, il comportamento della ong e le sue dichiarazioni lasciano quantomeno perplessi».

Intanto non ci sono novità al momento rispetto alla situazione della nave tunisina di una compagnia del gas, la Sarost 5, con 40 migranti a bordo, da giorni in attesa dell’autorizzazione ad attraccare al porto di Zarzis, in Tunisia, dopo il rifiuto delle autorità di Malta, Francia e Italia. A bordo ci sono una quarantina di migranti provenienti da Egitto, Mali, Nigeria e Bangladesh, tra i quali due donne incinte: una di sei mesi e che ha bisogno di assistenza, e una di poche settimane, nonché un uomo ferito che necessita di cure mediche. A quanto si è appreso, all’inizio i migranti avrebbero chiesto di non essere sbarcati in Tunisia, poi avrebbero cambiato idea, e sarebbero ora disposti a scendere dalla nave in un porto tunisino.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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