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Sistema Montante, ora la Procura indaga su altri soggetti e “affari”

Di Alessandro Anzalone |

CALTANISSETTA – È accusato «di aver diretto, promosso e organizzato l’associazione» per dieci anni l’imprenditore Antonello Montante «allo scopo di commettere più delitti contro la pubblica amministrazione e di accesso abusivo al sistema informatico», non solo con le persone con le quali adesso rischia il rinvio a giudizio, ma anche «con altri soggetti allo stato non compiutamente individuati».

Per i magistrati della Procura di Caltanissetta le indagini sul “sistema Montante”, quindi, non sono chiuse, e non solo per gli avvisi di garanzia notificati nel maggio scorso – alcuni giorni dopo gli arresti dell’operazione “Double face” – ad un gruppo di politici e imprenditori vicini al già presidente degli industriali siciliani e vicepresidente nazionale di Confindustria, tra cui l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta, gli ex assessori regionali Linda Vancheri, Mariella Lo Bello e un gruppo di imprenditori che rischiano, anche loro, di finire sotto processo perché avrebbero fatto parte di un’associazione che avrebbe favorito Montante, con l’elargizione di contributi, ricevendo in cambio il sostegno elettorale. Ci sono altri filoni di indagine ai quali si lavora, anche alla luce di nuove testimonianze.

Un “sistema” che ha visto, per più di dieci anni, l’occupazione dei posti di vertice in associazioni di categoria e in enti pubblici, con il contestuale “isolamento” e azioni messe in atto per danneggiare soggetti rivali che non condividevano la gestione clientelare.

Uno spaccato che paradossalmente si è “cristallizzato” dopo che Montante si è visto notificare l’avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa – per le dichiarazioni di alcuni pentiti e per le quali la Dda al momento non procede – con un lavoro di intercettazioni da parte della Squadra Mobile, che si è avvalso anche di alcune testimonianze fondamentali, tra cui quelle dell’imprenditore Marco Venturi e dell’ex presidente dell’Irsap, Alfonso Cicero.

Proprio nei confronti di questi due soggetti, per “disinnescare” le loro dichiarazioni, dal 2015 sono stati ricostruiti alcuni episodi – significativi per l’accusa – che confermano il tentativo di Montante di screditare i due testi. Sono tre gli episodi ricostruiti dagli inquirenti. Il primo porta la data del 19 luglio 2015 e si registra a Serradifalco: quel giorno Montante minaccia Cicero e gli manifesta l’intenzione di “far fallire” gli amici di Caltanissetta, mostrandogli dei documenti con messaggi che aveva ricevuto nel tempo, anche di soggetti appartenenti alle istituzioni. Per l’accusa, Montante fece intendere di avere a disposizione un archivio di notizie che poteva essere utilizzato anche contro Cicero, al quale chiedeva di confezionare e firmare una lettera retrodatata rispetto all’audizione in Commissione Antimafia. Cosa che Cicero – parte offesa nel procedimento – alla fine non fece. Un episodio che ha portato la Dda a contestare a Montante anche il reato di violenza privata.

Poi ci sono due episodi ricostruiti dagli inquirenti che riguardano il tentativo di screditare Marco Venturi, l’altro grande accusatore. Il 12 ottobre 2015 viene interrogato in Procura Alessandro Ferrara, dirigente regionale vicino al gruppo Crocetta – adesso accusato di favoreggiamento – che per screditare Venturi, dichiara di essersi accorto che una nota a sua firma del 13 maggio 2015 conteneva alcune imprecisioni, omettendo di essere stato indotto in errore nella sottoscrizione della nota. Ferrara affermava in sede di interrogatorio che Marco Venturi gli aveva chiesto di non essere smentito relativamente a quanto aveva dichiarato in un articolo di stampa. Per la Procura un tentativo di eludere le indagini a carico di Montante.

Infine, l’episodio che riguarda il sindacalista della Cisl, Maurizio Bernava, che adesso rischia di finire sotto processo per favoreggiamento. Questo perché, il 14 febbraio 2016, dopo essere stato interrogato in Procura per l’inchiesta Montante come persona informata sui fatti, si recava a Serradifalco e rivelava all’imprenditore parte del contenuto delle dichiarazioni rese, malgrado gli era stato imposto di divieto di comunicazione di fatti relativi alle indagini. Inoltre Bernava nella stessa circostanza, avrebbe raccontato a Montante delle confidenze che aveva ricevuto da Marco Venturi circa il passaggio di una “pen drive” in suo favore da parte del colonnello Giuseppe D’Agata in occasione di una cena in un hotel di Palermo.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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