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Allarme invasi in Sicilia, manca un quarto dell’acqua

Di Giuseppe Bianca |

Palermo. La crisi delle dighe in Sicilia è dietro l’angolo, con il suo forte carico di disagi, e con una scia di inconvenienti. Il problema più grosso riguarda la provincia di Palermo. I tre invasi sono: Poma, Rosamarina, e Scanzano Rossella. Le prime due sono dighe ad uso promiscuo, potabile ed irriguo, la terza ad esclusivo uso potabile. Insieme presentano ad oggi un deficit complessivo di circa 38 milioni di metri cubi negli invasi.

54 milioni di metri cubi circa anziché 87 milioni rapportati al luglio dello scorso anno: è questo il dato che non lascia dormire sonni tranquilli della diga Rosamarina a Caccamo.

Un deficit di 33 milioni di metri cubi che nasce anche dalla limitazione della quota di invaso, imposta dal servizio dighe che consiste in una prescrizione che riguardava drenaggi anomali di acqua torbida all’interno della diga. Precauzionalmente è stata imposta la misura di nove metri di limitazione d’invaso. Una situazione maturata nello scorso inverno. Lo svuotamento della diga suona quasi come una beffa.

Consorzi ed utilizzatori infatti in un mancato raccordo con la Regione non hanno provveduto a dotarsi del surplus che si è quindi perso. Rosamarina serve sia l’utenza potabile di Palermo e dei Comuni più vicini sia il Consorzio irriguo di Palermo che copre oltre il 50% del fabbisogno. La diga Poma rispetto alla stessa data di rilevamento dell’anno scorso scende di otto milioni e mezzo di metri cubi, 47 milioni anziché 55 e mezzo del passato, mentre Scanzano-Rossella,utilizzata dall’Amap, presenta invece un incremento di 3 milioni di metri cubi.

Alla Regione pensano di ripristinare in tempi brevi la condotta di Scillato che consentirebbe un minore prelievo dalla diga Rosamarina. Francesco Greco, dirigente responsabile da meno di un mese, dopo la rotazione tra gli assessorati rassicura: «La situazione è delicata, ma stiamo mettendo in campo le azioni che servono. Sulle canne drenanti e sui cunicoli, ed ancora con prove di interferenza d’acqua. Una serie di misure che ci consentano di fare un progetto esecutivo, condiviso da Roma, che risolva il problema della diga Rosamarina. E’ questo il malato di accudire in maniera più tempestiva». Da manuale la storia dell’acquedotto di Scillato nel quale in oltre sette anni di mancate riparazioni, si sono persi ogni anno 15 milioni di metri cubi con costo di 42 milioni di euro. Nel 2013 la Regione predispose un finanziamento di 3,8 milioni, ma il dialogo con il Comune di Palermo su questo argomento non ha mai sortito alcun effetto.

Nel territorio di Agrigento, nei laghi, Castello, S. Giovanni e Santa Rosalia esiste complessivamente un deficit di 14 milioni di metri cubi. Si tratta rispetto a quelli palermitani di invasi di dimensioni più piccole, per cui la situazione diventa ancora più seria. Percentualmente la differenza si attesterebbe al 25%.

La diga di Lentini che serve l’area di Siracusa e Catania presenta invece un esubero di circa 20 milioni di metri cubi. Nella zona del trapanese invece sulla diga Rubino c’è una contrazione di due milioni di metri cubi, anche in questo caso pari al 25%. Dato costante per la diga Ancipa Troina, gestita dall’Enel e finalizzata ad uso idroelettrico, inserita nel piano di utilizzo di Sicilia Acque con 19,4 mln di metri cubi.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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