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Arance siciliane in Cina con Alibaba e dal Dragone investimenti nell’Isola

Di Michele Guccione |

PALERMO – Arance, Palermo Calcio, porti e aeroporti, hub per investire in Africa. La Cina punta sulla Sicilia. Parola del sottosegretario allo Sviluppo economico, il palermitano Michele Geraci. A giorni firmerà l’ultimo accordo con le autorità e finalmente la Sicilia sfonderà il muro della diffidenza cinese. Così, come sperava Rodrigo Cipriani Foresio, responsabile Sud Europa di Alibaba, le arance rosse siciliane potranno essere spedite in aereo e vendute in Cina entro il prossimo Capodanno di febbraio. Ma a chi già pensa al dopo, il sottosegretario ricorda quanto sia stato difficile convincere i produttori siciliani ad adattarsi alle esigenze di quel mercato.  «Il governo del Dragone ci ha consegnato una lista di settori, progetti e prodotti sui quali c’è interesse ad investire – dice Geraci – stiamo verificando con le imprese cosa si può realmente fare».

Il “cappello” è il Memorandum of Understanding firmato dai due governi per sviluppare insieme investimenti in Africa: «La Cina ha investito là e si è “scottata” non avendo conoscenze. Abbiamo spiegato che la Sicilia può diventare un “hub” per investire in Africa senza essere lì. Qui c’è un sistema legale, giuridico e linguistico unico e favorevole, e sotto il marchio “Made in Europe” si possono produrre merci e tecnologie da esportare in Africa. In più, grazie all’esperienza e alla credibilità italiane riconosciute in Africa, dall’Isola si può andare insieme per investimenti di co-building e di urbanizzazioni».

Geraci si lascia sfuggire che già sono scaturiti «interessi cinesi, e anche americani, per investire in Sicilia sui porti, sui petrolchimici e sulle energie rinnovabili». E non solo, perché «un gruppo importante cinese sarebbe interessato a valutare l’acquisto del Palermo, gli imprenditori li ho incontrati a Roma e, se la squadra avesse giocato ieri (oggi per chi legge, ndr) in casa, forse li avrei portati anche in Sicilia. Ho il contatto, ma bisogna verificare se davvero il presidente Zamparini ha ceduto o meno la società».

Ma per stimolare i cinesi va coperto il gap digitale. «L’Italia è ancora al medioevo tecnologico e, per avviare un reale sviluppo, soprattutto al Sud, occorre puntare su tre fattori: digitalizzazione, pagamenti online e infrastrutture. Dove c’è una sfida da affrontare c’è anche un’opportunità».

Il nuovo mondo con cui si deve confrontare la Sicilia è rappresentato da un mendicante che a Shanghai, quando si sente rispondere «mi spiace, non ho spiccioli», mostra il cellulare con un’App sulla quale si possono caricare i soldi. L’uomo guadagna anche mentre dorme: l’app è in bella vista sul marciapiede a disposizione dei passanti. Con questo fatto, vero, ieri Geraci alle “Giornate dell’economia del Mezzogiorno” ha spiegato ciò che definisce il nostro medioevo informatico”: «Come in “Nuovo cinema Paradiso”, lasciai Palermo per andare all’estero, dopo 30 anni torno da sottosegretario ed è cambiato poco».

Ma non è soltanto un problema siciliano. «Italia in 30 anni – ha aggiunto – non è stato registrato nessun miglioramento nel comparto dei trasporti, ma se si vogliono incrementare e vivacizzare i flussi economici, oltre che alle nuove tecnologie, è indispensabile ripensare anche ai collegamenti, affinché le merci possano essere consegnate in tempi rapidi».La strategia del governo nazionale è digitalizzare le aziende con la blockchain per i pagamenti e per tracciare l’origine dei prodotti; operare su piattaforme di e-commerce sulla scia di “HelloIta” già avviata in Cina con Ice e Alibaba; e infrastrutture per consegnare le merci.

«I primi due obiettivi sono affidati a quattro Piani dell’Ice – annuncia Geraci – che in Manovra riceve 190 milioni contro i 177 del 2017: dentro c’è il Piano Export Sud che avrà più degli originari 14 milioni, e il Sud nel complesso avrà più risorse».E ancora, portare turisti cinesi: «In Italia ci sono 49 frequenze aeree libere. Compagnie cinesi sono interessate ad operare in partnership con Alitalia e a riempire gli slot liberi dell’Isola, ma privatizzare gli scali siciliani può essere un problema – sottolinea Geraci – . Va mantenuto il controllo pubblico e migliorate le gestioni».

Quanto alle infrastrutture, mancano le Zes in cui insediarsi pagando meno tasse e lavorare le merci scaricate dalle mega-navi della Via della Seta, nonché i collegamenti veloci. Geraci ne ha parlato col premier Conte: «Si è deciso di varare norme – riferisce – per snellire l’iter dei bandi, ridurre i tempi dei contenziosi, creare un sistema efficiente e una ‘flat tax’ per chi investe».

Infine, il reddito di cittadinanza, tanto atteso nell’Isola. Ecco le novità riportate da Geraci: «Non sarà un sussidio dato a fannulloni e furbi. I soldi saranno caricati su carte, dovranno essere spesi entro un certo tempo altrimenti si perdono, per evitare accumuli, e solo per certe voci in base alle necessità, compresa l’acquisizione di skills e competenze per trovare lavoro».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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