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Versalis, impianti dissequestrati ma i reati ambientali restano gravi

Di Massimiliano Torneo |

SIRACUSA – Dissequestro dell’impianto Versalis di Priolo: valutazione assunta sotto il profilo cautelare e non sul fumus dei reati, che restano gravi e tutti in piedi. Sono state depositate le motivazioni riguardo alla decisione della sezione penale del tribunale di Siracusa (presidente Giuseppina Storaci, giudici Nicoletta Rusconi e Alfredo Spitaleri) che a fine marzo, in sede di riesame, aveva accolto la richiesta dei legali di Versalis e annullato il decreto di sequestro preventivo emesso dal gip nell’ambito dell’operazione No Fly.

In pratica l’azienda, unica delle quattro coinvolte a opporsi al sequestro (le altre sono: Sasol e le partecipate che gestiscono i depuratori Ias di Priolo e Tas di Melilli), ha dimostrato di aver già ottemperato a tutte le prescrizioni imposte dalla Procura. E lo avrebbe fatto nel lasso di tempo tra lo svolgimento dell’indagine (2015-2016) e il provvedimento cautelare (febbraio scorso).

Questo non ha relazione con i reati di inquinamento contestati, che secondo la Procura sarebbero stati commessi prima degli adeguamenti. Il tribunale si è limitato, dunque, a verificare che tutte le prescrizioni dettate dalla Procura, su indicazione dei tre consulenti tecnici, siano già state ottemperate: i legali hanno dimostrato come tra il 2016 e il 2019 Versalis abbia adeguato gli impianti in sede di Autorizzazioni integrate ambientali.

Da qui la ritenuta inutilità, e perciò la revoca, dell’esigenza cautelare (il sequestro). Il tribunale non è entrato nel merito degli indizi di colpevolezza: la sostanza delle contestazioni, infatti, resta nelle mani dei pm che dopo la parte amministrativa del procedimento giudiziario (le prescrizioni) avvierà l’azione penale.

L’inchiesta è quella che a fine febbraio ha portato al sequestro di quattro impianti e alla contestazione per 19 persone di un elenco di reati, a vario titolo: inquinamento ambientale, getto pericoloso di cose; cooperazione nel delitto colposo; contestata l’aggravante della previsione dell’evento e in alcuni casi la sanzione amministrativa per aver avviato impianti in assenza di Autorizzazione integrata ambientale.

Secondo la Procura gli indagati “con imprudenza, negligenza e imperizia omettevano di adattare gli impianti alle prestazioni attendibili in base alle migliori tecniche disponibili e di attuare le misure necessarie per contenere le emissioni non convogliate provenienti dallo stabilimento. E con ciò cagionavano l’immissione nell’aria di quantitativi di sostanze inquinanti connotate dall’odore molesto (idrocarburi non metanici, h2s e mercaptani), fonte di ripetuto disagio per la popolazione dei comuni limitrofi”. Gli indagati sono: rappresentanti legali di Versalis e Sasol, amministratore e procuratore speciale della Priolo servizi che gestisce il depuratore Tas di Melilli, e le figure apicali, i consiglieri di amministrazione e il direttore tecnico, dell’Ias di Priolo.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA