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Università di Catania, altri sei concorsi nel mirino degli investigatori

Di Concetto Mannisi |

CATANIA – Sono sei i concorsi finiti sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori nell’ambito del secondo filone di indagini di “Università Bandita”, la corposa inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Catania e affidata ai poliziotti della Digos che ha portato, in prima battuta, a iscrivere nel procedimento ben 66 persone, alle quali nelle ultime ore si sono aggiunti altri 14 soggetti e fra questi l’ex sindaco di Catania, Enzo Bianco, nonché l’ex assessore comunale Orazio Licandro, il quale ultimo, fino alla conclusione di quella sindacatura, aveva mantenuto le deleghe ai Saperi e alla Bellezza Condivisa, nonché alle Relazioni internazionali.

Ai 14 in questione i poliziotti della Digos hanno notificato altrettanti avvisi di garanzia, con contemporanea richiesta di proroga del termine delle indagini preliminari, che ha così spostato il termine temporale della chiusura delle indagini stesse al prossimo ottobre. In questi mesi gli investigatori potranno proseguire apertamente le loro attività di perquisizioni, anche telematiche, acquisendo atti e svolgendo interrogatori finalizzati a chiarire fino a che punto l’Ateneo cittadino debba considerarsi alla stregua di un vero e proprio verminaio.

Allo stato la situazione sembra essere tutt’altro che rassicurante, atteso che Digos e Procura sarebbero riusciti ad accertare l’esistenza di ben 33 concorsi truccati (27 nella prima tranche: 17 per professore ordinario, 4 per professore associato, 6 per ricercatore). Un numero che potrebbe crescere in maniera vertiginosa, visto che gli investigatori stanno lavorando ancora su un centinaio di procedure concorsuali che lasciano più di una perplessità.

Così come perplessità sollevano anche alcune assunzioni amministrative all’Università, nonché certe “attenzioni” dedicate agli studenti post laurea e pure il conferimento di assegni. Situazioni torbide cui forse non si potrà prestare il massimo dell’attenzione investigativa per evitare un dispendio di energie che adesso vanno indirizzate verso questa sorta di “concorsopoli” che avrebbe agevolato quella che, almeno in una occasione, l’ormai ex rettore Francesco Basile avrebbe indicato come la grande famiglia dell’Università.

Ma quali sono i sei concorsi su cui gli investigatori hanno preso a indagare? E’ presto detto. Il primo, quello che forse fa più scalpore per lo spessore dei soggetti coinvolti, è quello che ha permesso a Orazio Licandro – a detta di chi indaga grazie anche alle pressioni di Bianco – di ottenere una cattedra in Diritto romano e diritti dell’antichità presso Filologia classica, nel Dipartimento di Scienze umanistiche. Oltre a questo riflettori puntati sui bandi che hanno permesso a Luigi Caranti di divenire ordinario di Filosofia politica nel Dipartimento di Scienze politiche e sociali; a Venera Ferrito di diventare associato del Dipartimento di Scienze Biologiche, geologiche e ambientali; a Gianpietro Giusso del Galdo di diventare associato del Dipartimento di Botanica dell’Università di Catania; a Giuseppe Musumeci di diventare associato di Anatomia nel Dipartimento di Scienze Biomediche e biotecnologiche; a Salvatore Torre, associato di Geografia nella Struttura didattica speciale di lingue e letteratura straniere. Per ciascuno di questi concorsi, eccezion fatta per quello di Licandro, in cui tutti i commissari erano esterni all’Ateneo, risulta indagato il membro interno della commissione giudicatrice.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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