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Razzo cinese in caduta, a Palermo il Comune invita la gente a restare a casa

Di Redazione |

«Fino alle 8.30 di domattina, la popolazione è invitata a restare all’interno di edifici, possibilmente lontano dalle finestre e nei piani non sottostanti il tetto». E’ quanto si legge in una nota del Comune di Palermo a proposito del previsto rientro incontrollato nell’atmosfera terrestre di un razzo vettore, con la possibilità di ricaduta a terra di detriti di medie dimensioni. La Protezione civile nazionale, in collaborazione con l’Agenzia spaziale italiana, ha elaborato una mappa delle aree del Paese a rischio, che comprende anche la Sicilia nord-orientale sia pure con basso rischio. «Nel caso improbabile di caduta di detriti – si legge ancora nella nota del Comune di Palermo -, si invita a mantenere una distanza di almeno 20 metri, allertando il numero unico di emergenza 112».

La Protezione civile della Regione Siciliana durante la riunione del Comitato Operativo Nazionale aperto alle Regioni è stato informato che il rientro incontrollato in atmosfera del secondo stadio del vettore PRC potrebbe interessare il settore centro meridionale del territorio nazionale e in una delle possibili traiettorie potrebbe incrociare la Sicilia nei territori settentrionali. Dai dati comunicati dall’Agenzia Spaziale Italiana la possibile caduta di frammenti è al momento prevista nella notte tra sabato 8 e domenica 9 e, per l’orbita verde che potrebbe interessare la Sicilia, dalle 4,11 ora locale con una finestra temporale di incertezza di + o –  3 ore. La provincia che in tale circostanza potrebbe essere interessate è Messina.

La finestra temporale e la traiettoria di impatto al suolo saranno definite con maggiore precisione nelle prossime ore. Le previsioni di rientro saranno soggette a continui aggiornamenti perchè legate al comportamento del vettore spaziale stesso e agli effetti che la densità atmosferica imprime agli oggetti in caduta, nonchè a quelli legati all’attività solare. Da quanto appreso, si tratterà della ricaduta di centinaio di frammenti del peso massimo di qualche centinaio di kg che precipitano verso terra ad una velocità di circa 200 km/h. Il tavolo tecnico continuerà a seguire tutte le operazioni di rientro, fornendo analisi e aggiornamenti sull’evoluzione delle operazioni fino all’effettivo rientro del vettore sulla terra. 

In Europa la sorveglianza è affidata al consorzio per la sorveglianza spaziale Eusst (EU Space Surveillance and Tracking), del quale fa parte l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e al quale l’Italia partecipa con Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e il centro (Isoc Italian Space Surveillance and Tracking Operation Center) dell’Aeronautica Militare a Pratica di Mare. Una volta elaborati, i dati vengono trasmessi alla Protezione Civile presso la quale è attivo tavolo tecnico, che conferma come «remota l’ipotesi che cada in Italia».

Le stime sulle orbite di questo cilindro dal diametro di cinque metri e lungo più di 30 vengono aggiornate continuamente e tutte le organizzazioni internazionali che le stanno analizzando sono concordi nell’indicare che l’impatto nell’atmosfera potrebbe avvenire nelle prime ore del mattino di domenica 9 maggio, con un ampio margine di incertezza. 

I radar europei per la sorveglianza spaziale e il tracciamento indicano che lo stadio del lanciatore scende mentre ruota velocemente su sé stesso, con un’inclinazione tale che l’Eusst stima che il rientro possa avvenire entro la latitudine compresa fra 41,48 gradi Nord e 41,48 gradi Sud: un’area vasta, ma nella quale «la maggior parte della superficie terrestre è coperta dall’oceano o da aree disabitate, quindi la probabilità statistica di un impatto sul suolo nelle aree popolate è bassa».

L’incertezza è comunque d’obbligo e soltanto poche ore prima del rientro sarà possibile avere stime più precise e cominciare a escludere alcune zone. Al momento quell’area vista comprende l’Italia centro-meridionale, da Roma in giù, insieme a parte dell’Africa, delle Americhe e dell’Asia meridionale e dell’Australia, più gli oceani Atlantico, Pacifico e Indiano.

Lo stadio del Lunga Marcia 5B era caduto in modo incontrollato anche nel 2020, ma allora l’attenzione era troppo concentrata sulla pandemia; il problema è che le cadute incontrollate di detriti spaziali sono molto più frequenti di quanto si creda. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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