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Suor Cristina sulla scena nel musical “Sister Act”

Suor Cristina sulla scena nel musical “Sister Act”

Debutto in teatro per la suora comisana vincitrice della seconda edizione di The Voice

Di Mariella Caruso |

Milano. Indossare la tonaca è indubbiamente nel suo destino. E non soltanto nella vita reale, quella di tutti i giorni. Per suor Cristina Scuccia, la religiosa comisana delle Orsoline della Sacra famiglia trionfatrice, in un clamore mediatico che si è esteso a tutto il pianeta, nella seconda edizione di The Voice, la tonaca è diventata, fuor di metafora, anche un abito di scena. Oltre a vestire abitualmente l’abito della congregazione delle Orsoline, alla quale ha confermato i voti ’estate scorsa, e prestare servizio nella sede milanese collegata alla parrocchia dedicata a San Leone Magno, dal 10 dicembre, suor Cristina è entrata nei panni di suor Maria Roberta. L’interprete del remake di Like a virgin di Madonna, infatti, è la novizia timida di Sister Act, il musical della Compagnia della Rancia, tratto dall’omonimo film con Whoopi Goldberg che, con la regia di Saverio Marconi, è in cartellone al teatro Brancaccio di Roma fino alla fine di gennaio.   Suor Cristina che sapore ha questo debutto in “Sister Act”?   «Per me salire sul palco è sempre un’emozione forte, farlo in Sister Act è ancora più emozionante e sono molto felice di fare parte di questo cast e vivere questa bellissima esperienza. Ho visto il film da ragazzina e mi è molto piaciuto».   Com’è arrivata a questo ruolo?   «È stato Saverio Marconi a propormelo. È una collaborazione nata dal cuore, è stato molto bello che Marconi abbia pensato a me per essere suor Maria Roberta. Non avrei certo potuto fare un’altra suora o la protagonista».   Suor Maria Roberta è una novizia timida alle prese con tanti dubbi. Quanto si sente vicina a questo personaggio?   «Come me anche lei si esprime più facilmente cantando che parlando. Entrambe riusciamo a comunicare ciò che abbiamo dentro con la musica e non con le parole. Per questo è un personaggio facile nel quale immedesimarmi. Inoltre Saverio Marconi mi ha aiutata molto a interpretarlo».   Lei ha cominciato il suo percorso musicale e religioso interpretando suor Rosa Roccuzzo nel musical che celebrava la vita della religiosa siciliana. Lo considera un segno del destino tornare in un musical nei panni di un’altra suora?   «Perché no? Le vie del signore sono infinite, lui traccia dei cammini a noi sconosciuti che dobbiamo seguire senza sapere dove ci conducono. Io ho conosciuto il Signore sul palco, e oggi mi ritrovo impegnata in un progetto molto più grande nella mia vita che lascio condurre a Lui perché credo nella provvidenza».   Quanto è lontana oggi da quella ragazzina che si esibiva nei concorsi canori locali sognando di cantare a “Insieme”?   «La Cristina di oggi è diversa da quella di prima, sono molto lontana da quella ragazzina, tutto è cambiato da quando è arrivata la vocazione anche se tutto ciò che ho fatto me le porto dentro. Però nel tempo ho vissuto delle esperienze forti come, per esempio, quella di due anni fa in Brasile, dove ho fatto il noviziato. In generale, oltre i grandi cambiamenti della mia vita, banalmente sono cresciuta e ho fatto delle importanti scelte di vita».   Questo non le ha impedito di partecipare a The Voice, vincere e pubblicare anche un album, “Sister Cristina”. C’è rimasta male per l’accoglienza blanda riservata alla sua musica?   «Non impongo nulla a nessuno, propongo soltanto un mio messaggio: credo che questo progetto musicale possa portare un messaggio d’amore. Sono felice quando viene accolto, e non ci resto male se non succede. Di sicuro non cambierò modo di esprimermi per inseguire il successo».   In un’intervista a Vanity Fair ha detto di essere un po’ ambiziosa. In che senso?

«Come ho spiegato anche aspirare alla santità è un’ambizione. O più semplicemente si può ambire a essere ogni giorno delle persone migliori del giorno prima».   Essere una suora non le impedirà di sognare. Lei ne ha uno?   «Sì, ma più che un sogno si tratta di un proposito per il 2016. Spero di poter mantenere il mio progetto brasiliano, organizzato nel quartiere periferico di San Paolo dove ho fatto il noviziato. Anche se poi sono tornato in Italia per prendere i voti, ci tengo molto a continuare a sostenerlo e, magari, riuscire a incrementarlo perché è stata, senza ombra di dubbio, la cosa che ha lasciato maggiormente il segno nella mia vita». Cosa, nello specifico, ha lasciato il segno? «Vedere gente vivere nell’essenzialità ed essere felice lo stesso. Un’altra cosa che mi ha colpita è la semplicità della condivisione: anche chi ha poco condivide, e parlo anche di cibo. Qui, invece, abbiamo tanto e fatichiamo a farlo, lì hanno sono del pane, e non si fanno problemi a metterlo in comune con l’ospite».   Dopo il clamore della sua partecipazione a The Voice c’è stato anche un solo un momento in cui ha pensato di tornare sui suoi passi e cambiare la sua vita?   «Inizialmente ho fatto un po’ di fatica nell’adattarmi a ciò che stava accadendo, ho dovuto abituarmi al “meccanismo”. Ma la cassa di risonanza non ero io in quanto persona, ma il messaggio che portavo con l’abito che indossavo. Poi ho rimesso in ordine i pezzi del puzzle: la vittoria non è stata mia, ma di Dio che è al centro della mia vita. Quindi non posso vacillare e continuo a fare la vita di sempre».   Ma è impossibile che la sua vita non sia cambiata…   «Non vedo perché. Faccio una vita normale, le persone che incontro sanno bene che pretendo di essere dimenticata come persona, voglio essere tratta da persona consacrata. Però ammette che un lato positivo esiste: tanta gente si avvicina più facilmente a me perché mi ha vista in tivù; c’è chi viene a messa la domenica mattina solo per sentirmi cantare nel coro dove sono rientrata a cantare insieme ai ragazzi dopo una breve pausa».   Compatibilmente con i suoi impegni artistici…   «In Sister Act io sono “special guest”, non sono sempre in scena. Mancherò, ovviamente, per il periodo natalizio (dopo le repliche di oggi e domani rientrerà il 29 dicembre, ndr) e poi tornerò per restare fino a fine gennaio».   A proposito di tornare che rapporto ha con la Sicilia, torna spesso?    «Ci torno perché c’è la mia famiglia, ma non posso farlo spesso. Mi è permesso soltanto una volta all’anno. Della Sicilia, però, ho un bellissimo ricordo. Ci ho trascorso vent’anni della mia vita. Quando il pensiero corre alla Sicilia va al sole e mare, alla natura alla quale sono legatissima perché con la mia famiglia vivevo in campagna ed è molto diverso dalla mia vita milanese nella quale ho intorno soltanto palazzi».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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