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La Voci Bulgare a Catania tra musica, misteri e segreti

Di Giuseppe Attardi |

Sarà l’era del computer e degli effetti elettronici speciali, ma il tempo delle voci resiste sempre. Voci pure, voci che adottano tecniche remote, voci che cantano in lingue cariche di fascino antico o comunque lontano, voci che sfidano sfacciatamente le stagioni e le mode. Giocano con la magia delle dissonanze le 24 componenti del coro polifonico femminile di Sofia Le mystère des voix bulgares che il 27 dicembre, alle ore 21.15, saranno di scena nel Santuario della Madonna del Carmine, in piazza Carlo Alberto a Catania.

Il mistero delle voci bulgare va cercato nei tempi degli Ottomani, nel fascino dell’antica Bisanzio. È lunga la storia della corale femminile diretta da Dora Hristova, che ha preso il nome dal primo successo discografico, Le mystère des voix bulgares, Volume I (1975) lanciato dal produttore svizzero Marcel Cellier. Nemmeno il tempo ha sinora svelato il mistero delle loro sonorità vocali, una miracolosa ricerca di timbro e armonia tale da valicare ogni distinzione tra passato e presente, antico e moderno, «avanguardia e medioevo» come qualcuno ha detto, colto e popolare, Oriente e Occidente.

La formazione del gruppo, rigorosamente femminile come da tradizione europea dell’Est, risale al 1952, sotto la spinta delle ideologie socialiste che in quegli anni incoraggiarono perché il repertorio popolare potesse acquisire un rilievo anche mediatico. Le “Voix Bulgares” sono infatti all’origine il coro della Radiotelevisione di Sofia, creatosi con lo scopo di ampliare la tradizione bulgara della canzone per voce sola, arricchendola di armonie e arrangiamenti che ne esaltano i timbri e l’irregolarità dei ritmi.

Oggi che il successo discografico le ha rese un vero e proprio gruppo di culto (il secondo volume del disco Le Mystère des voix bulgares è stato premiato nel 1990 col Grammy Award), il loro repertorio passa con disinvoltura dalle sale da concerto più ricercate alle contaminazioni col jazz e il rock, ispirando gruppi come il Kronos Quartet e fungendo da sfondo per alcune celebri coreografie di danza moderna; le “Voix bulgares” hanno anzi avuto il merito di far girare per prime per il mondo la tradizione vocale balcanica quando ancora la musica balcanica non conosceva il successo e la moda globale degli ultimi anni. La loro disposizione sul palco, a semicerchio e con un abito dagli stessi accesi colori per tutte, è una breve metafora del significato dei suoni. In fondo, il coro è soprattutto tante singole emissioni che formano un’unica sorgente. Così il loro canto, a cappella.

In ventiquattro, selezionatissime e provenienti dalle regioni rurali della Bulgaria e non già dalle scuole di musica, si suddividono le estensioni, dai bassi di bordone alle svettanti colorature dell’estremo acuto, e in mezzo le frastagliate iper-polifonie. Passando all’ascolto, nessuna individualità emerge rispetto all’amalgama, come se alla fine la sorgente sia unica e indissolubile, impeccabile negli stacchi repentini dei ritmi vivaci a scansione dispari. Non è solo il gusto per l’effetto. Dietro le fantasmagorie sonore delle voci bulgare riposano le basi di una solida ricerca etnomusicologica, un po’ alla Bartok, condotta negli anni passati da compositori ed etnomusicologi. I testi delle loro canzoni risentono dei racconti epici e delle saghe della loro storia, del folklore, della memoria e dei lamenti di un popolo devastato da fatti di sangue.

«Questo coro è stato, non a caso, sponsorizzato da superstar pop come Paul Simon, Linda Ronstadt, George Harrison, Bobby McFerrin, Midori e molti altri artisti di tutto il mondo – ha scritto il Chicago Tribune – La magia delle armonie e dei ritmi della tradizione vocale bulgara è indescrivibile ma, ognuno di noi potrà considerarsi più ricco di spirito dopo aver ascoltato Le Mystere des Voix Bulgares».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA