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Aeroporti, isole, spiagge: i gioielli turistici di Sicilia al miglior offerente

Di Daniele Ditta |

PALERMO – Isole con sopra il cartello “vendesi”, aeroporti messi sul mercato in cerca di partner privati, “pezzi” di Sicilia da valorizzare. Attorno al turismo, settore che per antonomasia genera valore aggiunto, è riesplosa la diatriba tra chi considera i capitali privati necessari per lo sviluppo e chi invece considera le gestioni pubbliche uno scudo contro speculazioni che possano fare l’interesse di pochi. 

Il dibattito è quanto mai attuale dopo la decisione della Sac di accelerare sul percorso di privatizzazione di Fontanarossa. E si arricchisce di nuovi spunti con le proposte di vendita di Isola delle Femmine e dell’isola di Santa Maria (di fronte Marsala), perla incastonata nell’arcipelago dello Stagnone.

Tra pubblico e privato c’è chi sceglie per una via di mezzo: è il caso di Toti Piscopo, ideatore di Travelexpo, la “borsa globale dei turismi”, ed esperto del settore. «Queste operazioni possono funzionare con un mix di pubblico e privato. Vendere l’Isola delle Femmine significa anche vendere il brand e l’identità dell’intero territorio che si trova lungo la costa davanti l’isolotto. Con l’acquisizione da parte di un privato si creerebbe una concorrenza sleale destinata a penalizzare gli altri operatori economici». Uno scenario «impensabile» per Piscopo, convinto invece che ci possa essere una «pacifica convivenza» tra il pubblico che gestisce beni o servizi e i privati che fanno impresa. Per restare in tema, il modello – da Isola delle Femmine a Marzamemi – è quello del borgo marino avanzato. Un’idea “partorita” nel corso di Travelexpo, che Piscopo sintetizza così: «Mettere a sistema le attività le attività legate al mare con le specificità del borgo. Isola delle Femmine potrebbe diventare un borgo pilota per testare questo modello». Un borgo che diventa brand e punta dritto ad entrare nei pacchetti venduti ai turisti, con tutto ciò che ci gravita attorno: spiaggia, tonnara, strutture ricettive, aree naturalistiche. «Per fare questo però – spiega Piscopo – bisogna trasformare gli oneri economici passivi in risorse. Da turismo bisogna generare economia».

Che è un po’ la sfida a medio-lungo termine. Dalle case ad un euro ai Comuni che si fanno “procacciatori” di clienti per abitazioni private in disuso, qualcosa si muove. I riconoscimenti nazionali fioccano – su tutti il filotto di successi nella classifica de “I Borghi più belli d’Italia” – ma in Sicilia le presenze turistiche sono ancora al di sotto delle potenzialità. Nel nostro contesto, i problemi infrastrutturali continuano ancora a rappresentare un grande ostacolo.

È qui che si apre un altro grande tema: la mobilità. «Il vero problema della Sicilia» sottolinea Piscopo, che in materia di trasporti tira le orecchie al pubblico: «Se ad esempio un viaggiatore dovesse affidarsi esclusivamente al treno per coprire la tratta Palermo-Catania, allora ci sarebbe poco da fare. Nei collegamenti interni, da tanti anni i privati hanno sopperito alle carenze del pubblico». Che tante ancora sono e in alcuni casi per nulla risolte: da Castellammare del Golfo a Scopello, la “porta” della Riserva dello zingaro”, non c’è nessun mezzo pubblico che copra una distanza inferiore a dieci chilometri. Una falla che riduce il potenziale turistico, anche fuori stagione, di una delle zone più belle della nostra Isola.

Se nei trasporti interni c’è una Sicilia che arranca, ce n’è un’altra che eccelle nell’ambito dei collegamenti col resto del mondo. Eccelle a tal punto che suscita l’interesse dei privati. Stiamo parlando delle infrastrutture aeroportuali. La Gesap, che ha nel Comune di Palermo e nell’ex Provincia i soci di maggioranza, ha fatto una scelta di campo: la gestione pubblica dell’aeroporto “Falcone-Borsellino”. Che pubblico rimarrà fino a quando alla testa degli azionisti di maggioranza ci sarà il sindaco cittadino e metropolitano Leoluca Orlando. A Catania invece la governance di Sac ha imboccato per “Fontanarossa” la strada della privatizzazione: in assemblea dei soci ha ottenuto un certo consenso l’ipotesi del trade sale, la cessione cioè a un partner privato selezionato con procedura ad evidenza pubblica.

L’obiettivo è rompere il “guscio pubblico” per immettere capitali e favorire gli investimenti. «E se poi il privato che acquisisce la gestione decide di non reinvestire gli utili?» domanda Piscopo. La risposta, proprio qualche giorno fa a Travelexpo, è arrivata dall’ex presidente dell’Enac Vito Riggio: «Privatizzare gli aeroporti non significa solo gestirli da soli. Il tema non è vendere, è attuare un partenariato pubblico-privato. La soluzione è affidare la gestione ai privati lasciando la vigilanza al pubblico».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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