Inchieste
Aeroporti, isole, spiagge: i gioielli turistici di Sicilia al miglior offerente
PALERMO – Isole con sopra il cartello “vendesi”, aeroporti messi sul mercato in cerca di partner privati, “pezzi” di Sicilia da valorizzare. Attorno al turismo, settore che per antonomasia genera valore aggiunto, è riesplosa la diatriba tra chi considera i capitali privati necessari per lo sviluppo e chi invece considera le gestioni pubbliche uno scudo contro speculazioni che possano fare l’interesse di pochi.
Il dibattito è quanto mai attuale dopo la decisione della Sac di accelerare sul percorso di privatizzazione di Fontanarossa. E si arricchisce di nuovi spunti con le proposte di vendita di Isola delle Femmine e dell’isola di Santa Maria (di fronte Marsala), perla incastonata nell’arcipelago dello Stagnone.
Tra pubblico e privato c’è chi sceglie per una via di mezzo: è il caso di Toti Piscopo, ideatore di Travelexpo, la “borsa globale dei turismi”, ed esperto del settore. «Queste operazioni possono funzionare con un mix di pubblico e privato. Vendere l’Isola delle Femmine significa anche vendere il brand e l’identità dell’intero territorio che si trova lungo la costa davanti l’isolotto. Con l’acquisizione da parte di un privato si creerebbe una concorrenza sleale destinata a penalizzare gli altri operatori economici». Uno scenario «impensabile» per Piscopo, convinto invece che ci possa essere una «pacifica convivenza» tra il pubblico che gestisce beni o servizi e i privati che fanno impresa. Per restare in tema, il modello – da Isola delle Femmine a Marzamemi – è quello del borgo marino avanzato. Un’idea “partorita” nel corso di Travelexpo, che Piscopo sintetizza così: «Mettere a sistema le attività le attività legate al mare con le specificità del borgo. Isola delle Femmine potrebbe diventare un borgo pilota per testare questo modello». Un borgo che diventa brand e punta dritto ad entrare nei pacchetti venduti ai turisti, con tutto ciò che ci gravita attorno: spiaggia, tonnara, strutture ricettive, aree naturalistiche. «Per fare questo però – spiega Piscopo – bisogna trasformare gli oneri economici passivi in risorse. Da turismo bisogna generare economia».
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Che è un po’ la sfida a medio-lungo termine. Dalle case ad un euro ai Comuni che si fanno “procacciatori” di clienti per abitazioni private in disuso, qualcosa si muove. I riconoscimenti nazionali fioccano – su tutti il filotto di successi nella classifica de “I Borghi più belli d’Italia” – ma in Sicilia le presenze turistiche sono ancora al di sotto delle potenzialità. Nel nostro contesto, i problemi infrastrutturali continuano ancora a rappresentare un grande ostacolo.
È qui che si apre un altro grande tema: la mobilità. «Il vero problema della Sicilia» sottolinea Piscopo, che in materia di trasporti tira le orecchie al pubblico: «Se ad esempio un viaggiatore dovesse affidarsi esclusivamente al treno per coprire la tratta Palermo-Catania, allora ci sarebbe poco da fare. Nei collegamenti interni, da tanti anni i privati hanno sopperito alle carenze del pubblico». Che tante ancora sono e in alcuni casi per nulla risolte: da Castellammare del Golfo a Scopello, la “porta” della Riserva dello zingaro”, non c’è nessun mezzo pubblico che copra una distanza inferiore a dieci chilometri. Una falla che riduce il potenziale turistico, anche fuori stagione, di una delle zone più belle della nostra Isola.
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Se nei trasporti interni c’è una Sicilia che arranca, ce n’è un’altra che eccelle nell’ambito dei collegamenti col resto del mondo. Eccelle a tal punto che suscita l’interesse dei privati. Stiamo parlando delle infrastrutture aeroportuali. La Gesap, che ha nel Comune di Palermo e nell’ex Provincia i soci di maggioranza, ha fatto una scelta di campo: la gestione pubblica dell’aeroporto “Falcone-Borsellino”. Che pubblico rimarrà fino a quando alla testa degli azionisti di maggioranza ci sarà il sindaco cittadino e metropolitano Leoluca Orlando. A Catania invece la governance di Sac ha imboccato per “Fontanarossa” la strada della privatizzazione: in assemblea dei soci ha ottenuto un certo consenso l’ipotesi del trade sale, la cessione cioè a un partner privato selezionato con procedura ad evidenza pubblica.
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L’obiettivo è rompere il “guscio pubblico” per immettere capitali e favorire gli investimenti. «E se poi il privato che acquisisce la gestione decide di non reinvestire gli utili?» domanda Piscopo. La risposta, proprio qualche giorno fa a Travelexpo, è arrivata dall’ex presidente dell’Enac Vito Riggio: «Privatizzare gli aeroporti non significa solo gestirli da soli. Il tema non è vendere, è attuare un partenariato pubblico-privato. La soluzione è affidare la gestione ai privati lasciando la vigilanza al pubblico».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA