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Divieto di mobilità tra Regioni fino al 27 marzo e monitoraggio anticipato: le nuove misure anti Covid

Di Redazione |

Stamani il Consiglio dei ministri varerà la proroga di un mese del divieto alla mobilità tra regioni. E’ questo l’unico provvedimento in discussione nel Cdm odierno, il primo sulla crisi pandemica del governo Draghi. La nuova “dead line” dello stop alla mobilità anche tra zone gialle – sulla quale c’è il consenso dei governatori – sarebbe così il 27 marzo. La strategia complessiva del nuovo esecutivo sarà poi definita con il Decreto del presidente del Consiglio (Dpcm), che seguirà quello in scadenza il 5 marzo. Dopo la conference call del premier con i ministri ieri, i governatori vengono informati e consultati, alla vigilia della riunione a Palazzo Chigi, nella videoconferenza con la ministra delle Autonomie Mariastella Gelmini e con il ministro della Salute Roberto Speranza. E presentano una loro piattaforma di proposte che oggi sarà portata al governo, assicura la ministra.

«Non possiamo pretendere di chiamarvi a ratificare decisioni già prese, ma possiamo e vogliamo chiedervi di partecipare ad un processo decisionale che certo dovrà essere tempestivo, snello, ma che non potrà calare sulle vostre teste». E’ l’apertura del nuovo governo alle Regioni nelle parole della ministra, che al vertice serale ha insistito sull’unità. «Non servono divisioni, ma soluzioni», dice.

I presidenti di Regione chiedono di inserire nella cabina di regia politica – non quella del monitoraggio del contagio – anche i ministri economici (come ieri nella call con Draghi), «al fine di dosare gli impatti delle decisioni sui cittadini e le imprese». «In via strutturale, lo stesso provvedimento che introduce restrizioni per il Paese e poi restrizioni particolari per singoli territori – si legge nel documento della Conferenza – deve anche attivare gli indennizzi e salvaguardare le responsabilità, garantendo la contestualità a prescindere da chi adotta il provvedimento». Insomma, ristori tempestivi a qualsiasi livello per le categorie penalizzate dalle chiusure sia nazionali che locali. «È necessario, inoltre, condividere maggiormente i provvedimenti», insistendo sul preavviso congruo che il governo deve dare per evitare il caos come per lo sci e i ristoranti aperti/chiusi nel weekend. Su questo Gelmini ha dato rassicurazioni. L’ipotesi che circola è che il monitoraggio venga effettuato a inizio settimana e non venerdì per non far arrivare la decisione sui colori delle zone troppo a ridosso del week end.

Le Regioni chiedono poi di accelerare decisamente nella campagna vaccinale, reperendo le dosi necessarie, e collegando il problema ai criteri che hanno regolato finora i colori, in primis l’inesorabile Rt, l’indice di trasmissibilità. «Si ritiene indispensabile procedere ad una revisione dei parametri e alla contestuale revisione del sistema delle zone – affermano -, nel senso della semplificazione, che passi funzionalmente anche da una revisione dei protocolli per la regolazione delle riaperture, in senso anche più stringente laddove necessario». «Occorre in questa fase un cambio di passo che consenta di coniugare le misure di sicurezza sanitaria con la ripresa economica e delle attività culturali e sociali». «È evidente – è la conclusione – che se la campagna vaccinale accelera, l’Rt perde progressivamente di rilevanza». 

Sarà confermata anche la possibilità di fare visita ad amici e parenti, ossia la regola, per ora valida fino al 5 marzo, che consente di spostarsi verso un’altra abitazione privata massimo in due persone, più i figli minori di 14 anni. Il tutto in un’Italia che ieri ha visto entrare in vigore la zona arancione in Campania, Emilia Romagna e Molise, con una voglia di uscire dei cittadini che con il bel tempo sembra quasi irrefrenabile. E ciò nonostante la curva dei contagi non accenni a deflettere, ben oltre i 10 mila test positivi al giorno, con pazienti in aumento in terapia intensiva e nei reparti ordinari e i decessi ancora decisamente sopra i 200.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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