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Ragusa-Catania, per i sindaci un’altra beffa: «Tutto torna in discussione»

Di Andrea Lodato |

Ragusa. Un asfissiante week end di lavoro, di vertici, di riunioni. Di dubbi, tanti maledettissimi dubbi che tornano ad affliggere i sindaci dei territori interessati dalla realizzazione della nuova Ragusa-Catania. Dubbi su dubbi, tanti e pesanti che, per la verità, sono già a tratti certezze, tremende.

Ora qui il problema dei sindaci non è se Roma prevarrà su Palermo, Toninelli su Musumeci e Falcone, l’Anas sul Cas. La questione è molto differente, sostanzialmente catastrofica. Perché, si sono ridetti sabato i sindaci in un vertice che si è svolto a Lentini, l’idea di cambiare strategia, far fuori il concessionario, acquistare il progetto, significa ripartire praticamente da zero. Con quali conseguenze nella tempistica? Toninelli pensa di far presto, la Regione ci conta.

I sindaci praticamente disperano che possa andare così. A Lentini si sono riuniti nel cuore dell’estate il sindaco di Carlentini, Giuseppe Stefio, il sindaco di Lentini, Saverio Bosco, il vicesindaco di Francofonte, Stefano Privitelli, il sindaco di Vizzini, Vito Cortese, il sindaco di Licodia Eubea, Giovanni Verga e il sindaco di Chiaramonte Gulfi, Sebastiano Gurrieri. Si sono riuniti, hanno discusso, hanno tratto le conclusioni. E dicono: «Abbiamo appreso dalla stampa che la Ragusa-Catania possa essere realizzata integralmente con capitali pubblici. Grazie alla nostra permanente azione di controllo e stimolo, la realizzazione della Ragusa-Catania finalmente è stata inserita nell’agenda politica del governo nazionale. Esprimeremo anche noi felicità e soddisfazione, però, quando avremo la possibilità di capire cosa sia realmente avvenuto negli ultimi mesi e quando avremo finalmente certezze sui tempi e sulle risorse per la realizzazione della Ragusa-Catania, al di là delle dichiarazioni sulla stampa. In questa lunga e complessa vicenda non ha vinto e soprattutto non può vincere solo lo Stato, oppure solo la Regione oppure ancora solo i Comuni. Per la nostra Carta Costituzionale, Stato, Regioni e Comuni contribuiscono tutti insieme a costituire la nostra amata Repubblica. Pertanto, nell’interesse della Repubblica e dei suoi cittadini, nell’interesse di quelle comunità locali del Sud-Est siciliano che da anni attendono invano quest’opera, dobbiamo avere il coraggio di rendere conto nel dettaglio delle azioni di ciascun attore istituzionale, abbiamo il dovere di far conoscere ai cittadini tutti gli atti pubblici messi in campo per realizzare in concreto la Ragusa-Catania».

In sostanza, dicono i sindaci, negli ultimi mesi da un lato sono arrivate rassicurazioni sul fatto che tutto era a posto e che mancava solo l’ok del Cipe, dall’altro si è lavorato a Roma per cambiare tutte le carte, senza spiegare come e perché, anzi tagliando fuori proprio gli enti locali dai nuovi piani, impedendo loro di leggere nelle carte i perché dei ritardi, degli ostacoli improvvisi, dei rinvii continui.

«Un solo interesse legittimo – spiegano i sindaci – ha finora guidato tutte le nostre azioni: la concreta ed effettiva realizzazione di questa infrastruttura, di cui oggi tutti riconoscono il carattere strategico per l’intero Paese. Project financing, realizzazione a intero capitale pubblico, collaborazione ANAS-CAS, costituzione di una società di scopo, sono tutte formule tecniche che a noi non interessano. Al di là dei proclami mediatici, se non rendiamo pubbliche le scelte di governo, se non spieghiamo ciò che sta avvenendo ai nostri cittadini attraverso la conoscenza effettiva di tutti gli atti amministrativi finora adottati, avremo perso tutti: Stato, regioni e comuni.

Chiediamo quindi al governo, al CIPE, al ministro Toninelli, di voler rendere finalmente pubblici tutti gli atti finora adottati. Siamo certi che anche il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, vorrà condividere le nostre istanze di trasparenza, perché oggi più che mai vince solo la trasparenza. Ed è proprio del presidente Musumeci la dichiarazione dello scorso 1 agosto in cui afferma che “adesso serve ancora uno sforzo: un accordo davvero definitivo con la società proprietaria del progetto, la cui cessione è subordinata a un arbitrato del quale non si conoscono i tempi e la formalizzazione della società di scopo tra Anas e Cas per la realizzazione del progetto e del cantiere”. Tale dichiarazione autorizza noi sindaci a poter affermare come con il project-financing i tempi erano già certi mentre, invece, le procedure messe in atto in questi ultimi giorni si concretizzano in un salto nel buio per ciò che concerne i tempi necessari e non solo».

Ecco, uscendo dalla riunione di sabato, e ancora sentendosi ieri con una fitta serie di telefonate per aggiornarsi sulla situazione, i sindaci hanno cominciato anche ad elaborare quello che potrebbe essere il nuovo cronoprogramma per l’opera. A conti fatti, i primi, sommari certo, ma frutto e risultato anche dell’esperienza maturata, il rischio è che ogni operazione tecnica e ogni adempimento burocratico che dovrà essere rifatto, annullando quelli già conclusi e protocollati, porteranno via anche 9 mesi ciascuno. Basta fare una moltiplicazione, dicono i sindaci, per capire che riavvolgere il nastro potrebbe provocare uno slittamento anche di anni, per lo meno 5, per vedere finalmente avviare i lavori.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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