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Con Paolina le ghiottonerie siciliane sulle tavole di tutto il mondo…a -40 gradi

Di Maria Ausilia Boemi |

Serradifalco (Caltanissetta) – Dalla ristorazione collettiva alla tradizione gastronomica siciliana che, surgelata a -40 gradi, può arrivare così, con gusti, profumi, freschezze, genuinità originali su qualsiasi tavola del mondo. A diversificare 5-6 anni fa l’azienda di mensa e servizio ristorazione collettiva Hassio Servizi, fondata nel 2007 dal padre Giuseppe e da altri tre soci (come evoluzione dell’iniziale attività di macelleria e di commerciante di carni all’ingrosso), è stata la 47enne Paolina Lobue, imprenditrice di Serradifalco. Una laurea triennale in Economia aziendale e un master in gestione delle risorse umane conseguiti in contemporanea all’esperienza imprenditoriale, Lobue ha creato così l’azienda “Il Girasole” il cui brand – vero esempio di nomen omen – è “I sempre ghiotti” col laboratorio di cucina nella zona industriale di Agrigento e la sede legale su Caltanissetta.

«Circa 5-6 anni fa – racconta – abbiamo diversificato la nostra mission aziendale, creando alcuni prodotti surgelati tipici siciliani che vanno al di là dei soliti noti – arancini e cannoli in primis – e dedicandoci solo a questa tipologia aziendale: dalla caponata surgelata agli involtini di sarda a beccafico o alla pasta con le sarde». Ma anche, solo per esemplificare, polpette di baccalà, spatola in pastella o bocconcini di baccalà in pastella, polpette di razza e patate o quelle di sarde in pastella, oltre che i tipici anelletti alla siciliana o i sedani alle sarde e finocchietto o le mezze penne ai broccoli e salsiccia. E poi parmigiane e arancini di vario genere. Per farla breve, a oggi, “I sempre ghiotti” – 8 dipendenti – vantano un catalogo di 120 pagine tra primi, secondi e street food, tutte ricette rigorosamente siciliane e declinate nelle versioni normali (con qualche tocco di innovazione), senza glutine e Halal (adatte quindi anche ai mercati arabi). Un’idea che nasce dalla volontà «di portare nel mondo i prodotti siciliani che vanno al di là del cannolo e dell’arancino per i quali siamo già noti ovunque». La varietà della cucina siciliana è infatti amplissima e su quella si sono sbizzarriti Paolina Lobue e i suoi collaboratori: «Abbiamo un sito e-commerce, siamo anche su Amazon, ma prevalentemente i nostri prodotti utilizzano i canali dell’Ho.Re.Ca. (hotel, ristoranti, catering)». Per congelare i piatti preparati non vengono utilizzati additivi o conservanti particolari, ma «solo la metodologia del freddo, del congelamento del prodotto che, surgelato, ha una durata di 18 mesi: quindi il prodotto viene trasformato, preparato e immediatamente abbattuto, per cui, nel momento in cui il piatto si scongela, ritrova intatti il gusto e gli odori di un prodotto appena preparato. Esistono diverse modalità di rinvenimento a seconda del piatto: direttamente nel forno a microonde o fritti o al forno per le porzioni più piccole, che non hanno necessità di essere scongelate preventivamente. Invece, per i piatti più abbondanti, quali un secondo o un primo, questi devono essere o preventivamente scongelati con il no frost del microonde o scongelati per 4-5 ore a temperatura +4 in un frigo e poi riscaldati». Tutte istruzioni presenti, peraltro, in catalogo: impossibile, insomma, sbagliare. Alberghi, ristoranti e servizi catering sono dunque i clienti principali, dislocati principalmente tra Italia, Germania, Malta e America. Le materie prime non sono biologiche, «perché per essere tali, lo deve essere tutta la filiera, ma sono tutte certificate con i lotti di tracciabilità e a chilometro zero: prediligiamo infatti le materie prime del nostro territorio».

In sostanza, in azienda si cucinano i piatti tipici siciliani che immediatamente vengono congelati: «Sì, la nostra è tutta una attività artigianale, fatta della manualità dell’operatore in cucina, dove i prodotti primari vengono preparati, elaborati, trasformati, cucinati e poi surgelati». Con la capacità, essendo questa un’impresa artigianale e quindi non ingabbiata in standard fissi industriali, di «soddisfare anche esigenze particolari della clientela». Per il trasporto del prodotto, l’azienda è convenzionata «con corrieri che, nell’arco di massimo 48 ore, consegnano il prodotto. Ovviamente, questo viene spedito in cartoni di polistirolo con ghiaccio secco per consentire la conservazione idonea del prodotto». Le maggiori difficoltà riscontrate da Paolina Lobue «sono quelle di una piccola azienda perché, comunque sia, fare conoscere i propri prodotti all’estero necessita di forti risorse economiche. Tuttavia, riusciamo a superare questo gap partecipando alle fiere internazionali (come, ad esempio, Cibus di Parma nel 2018, Taifex world of food Bangkok sempre nel 2018, Sial Me 2017 ad Abu Dhabi ed Eu China Business & Technology Cooperation Fair XI Chengdu nel 2016) con i bandi della Regione Sicilia, per cui una parte delle risorse sono fornite da loro». Di contro, cominciano ad arrivare anche importanti soddisfazioni «perché i buyers, specie stranieri, che girano nelle varie fiere, vedendoci spesso, hanno la sicurezza della continuità e della disponibilità nel tempo del prodotto e si affidano alla nostra azienda».

E non ritiene Paolina Lobue che fare impresa in Sicilia sia tanto più difficile che altrove: «È sicuramente complicato, però con la caparbietà e l’amore per la propria terra si va comunque avanti. D’altronde, ritengo che sia difficile ovunque portare avanti un’attività». A penalizzare tantissimo l’Isola è la «lontananza dal continente: i trasporti e la logistica sono molto più problematici per noi rispetto a un’azienda allocata altrove. La bellezza di questa nostra terra è invece il fatto che non ci sono altri luoghi in Italia e nel mondo come la Sicilia: abbiamo tradizioni e culture uniche che, forti dell’amore per la nostra terra e per il nostro lavoro, cerchiamo di fare conoscere anche agli altri». Un’azienda che non si accontenta di quanto realizzato finora, ma che ha in progetto di crescere sempre più, allargando i propri mercati. Proprio in questa ottica, «dal 24 al 27 settembre parteciperemo alla fiera di Mosca: sarà la nostra prima esperienza in Russia. Subito dopo saremo con Sicindustria negli Emirati perché, essendo certificati Halal, possiamo vendere agli arabi».

E alla fine, cosa consiglia ai giovani la 47enne imprenditrice siciliana, mamma di tre figli (di cui uno si appresta a iniziare un percorso universitario in inglese all’Alma Mater a Bologna, l’altro vuole tentare il test per entrare in Medicina e il terzo frequenta l’istituto aeronautico a Catania)? «Sicuramente oggi come oggi la base fondamentale è la caparbietà nel portare avanti un progetto in cui si crede. Purtroppo, però, questa da sola non basta, perché anche se i giovani hanno caparbietà, progetti e sogni da realizzare a favore della propria terra con una qualsiasi attività imprenditoriale, purtroppo la nostra Isola, tra burocrazia e tante altre “peculiarità” tipiche, non aiuta. Al contrario di quanto avviene in altre regioni». Ma anche se la Sicilia non aiuta, questa imprenditrice, pur avendo avuto tante volte la tentazione di andarsene, non lo ha mai fatto, stregata dall’Isola natale: «L’attaccamento alla terra è troppo forte». E resta quindi a lottare, come per ricambiare, con un patto di fedeltà indissolubile, la generosità dell’Isola nell’elargire i prodotti che usa per la sua impresa e che distribuisce ovunque, consentendo anche a chi è lontano da queste meraviglie di immergersi nel gusto autentico siciliano.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA