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Cristina Cassar Scalia: “Nei miei gialli Catania e Palermo, ma amo Noto e Taormina”

«Andavo al Mocambo a scrivere, in pieno inverno quando non c'era nessuno. A Taormina ti senti in vacanza nonostante sia vicino casa»

Di Giovanni Finocchiaro |

Una vita divisa a metà tra la realtà di un lavoro che porta avanti con professionalità e dedizione, quello dell’oculista, e la fantasia trasferita nei suoi romanzi di successo vissuti con gli occhi e la personalità di Vanina Guarrasi, vicequestore della Mobile etnea. Cristina Cassar Scalia vive la Sicilia sull’asse Catania-Palermo. Lì ha ambientato i suoi sette romanzi letti in tutto il mondo, premiati, celebrati alla maniera di un Camilleri in gonnella.Ha mai avuto la tentazione, Cristina, di andare via dalla Sicilia?«No, mai pensato di andare via da qui. Ho una professione e la svolgo qui. Mio marito (oculista anche lui, ndr) fa la stessa cosa a Catania. Volendo non ci potremmo muovere e comunque non mi è mai balzata in mente l’idea di andare a vivere lontano da questa terra».

I suoi romanzi valorizzano Catania e Palermo, ma quando ha voglia di stare un paio di giorni lontano dal mondo, quali località frequenta?«Fuori dal mondo per me ha l’immagine di una Taormina… fuori stagione. Proprio in questi giorni di novembre diventa un posto in cui rilassarmi. Le racconto episodi di vita reale, ovviamente e le confido che tempo fa mi capitava di andare la mattina a Taormina per mettermi a scrivere».

C’era un luogo in particolare?«C’era. Appunto. Parlo al passato perchè si trattava del Mocambo e mi spiace che ormai sia chiuso. Mi sedevo lì in pieno inverno quando non c’era proprio nessuno. Mi piaceva quel posto. E, comunque, Taormina è un posto in cui di solito ti senti in vacanza nonostante sia vicino a casa. A me faceva questo effetto: era una città piena di luoghi in cui potersi isolare».

Un altro luogo che lei ama è Noto. Ma la sua preferenza non parte da una città turistica oggi universalmente riconosciuta.«Si tratta della mia città, è un posto dove tendenzialmente mi sento in vacanza. Noto è casa, ma non solo quello. Mi fa sentire in vacanza. Adesso è un posto turistico che attira costantemente cultori da tutto il mondo. Io sono nata e cresciuta in una Noto nettamente diversa rispetto alla città che adesso si conosce, una Noto in cui tutto quello che c’è adesso non era stato valorizzato o addirittura non c’era».

Una Noto non certo da copertina.«Il patrimonio culturale era completamente abbandonato e c’era poco o addirittura veramente nulla che potesse attirare il turista».

Oggi come vive la sua città?«Vederla apprezzata e valorizzata mi fa piacere, sono felice che sia conosciuta nel mondo».

Nei suoi romanzi, Cristina, lei unisce Catania e Palermo.«Sono due città che amo in modo diverso. Catania l’ho eletta a mia dimora. Vivo ad Acicastello, ma è come se vivessi a Catania perchè la distanza è davvero minima e non pongo certo barriere tra le due località. Palermo è una delle città del cuore e non me ne vogliano i catanesi. In realtà Palermo è sempre stata nei miei pensieri, la possibilità di raccontarla è una cosa a cui tenevo».

Da cittadina, non da scrittrice, che differenze coglie?«Differenze? Raccontarle è un po’ semplificare il concetto, ho raggruppato le differenze siciliane in due macroaree. La Sicilia, se vogliamo dirla tutta, ha differenze importanti in ogni sua provincia. Le dominazioni che ha subìto si sono sedimentate in maniera diversa lasciando cultura, tradizioni e lingue differenti. Catania e Palermo sono città in cui vive Vanina (protagonista dei romanzi della Cassar Scalia, ndr). Cerco di raccontare due realtà senza creare luoghi da cartolina. Narro le bellezze ma anche alcune criticità evidenti».

Cosa migliorerebbe a Catania?«Facile accennare alla pulizia nelle strade che purtroppo è evidente e lascia a desiderare. Migliorerei la viabilità tra Catania e Palermo. Lo dico in tutti i libri, la realtà è questa».

Agrigento sarà capitale della cultura nel 2025. Ha in mente di creare un terzo polo siciliano nei suoi romanzi?«Agrigento è turismo, è storia. Quanto ai romanzi non sposterò la location oltre l’asse Catania-Palermo, i casi di Vanina devono “vivere” in territorio catanese, tranne i casi in cui partecipa a distanza e che riguardano Palermo. Andare fuori asse sarebbe una divagazione, una vacanza».

In Sicilia si mangia parecchio. E si mangia di qualità. Lei cosa predilige a tavola?«Faccio mangiare a Vanina quello che piace a me, la quantità di dolci che consuma la mattina, come granite e iris. A pranzo o a cena la caponata, la parmigiana, piatti della gastronomia siciliana che piacciono molto a lei, dunque a me».

Se una sera decide di rilassarsi guardando un film cosa selezionerebbe?«Mi definisco una cinetica selettiva, amo il vecchio cinema italiano degli Anni 50, 60, 70. Dunque Fellini, Scola, Dino Risi o un regista come Antonioni. Se devo scegliere un film trasmetto a Vanina le mie preferenze. Anche lei come me colleziona film interpretati da attori del calibro di Gassman, Mastroianni, Tognazzi, Sordi. Viva il cinema italiano».

La Sicilia si impone da anni nel circuito internazionale enologico. Apprezza un buon vino siciliano?«Non sono una grande esperta di vini perchè raramente bevo, ma sono curiosa e assaggio. Capita di gustare i vini siciliani che sono di altissima qualità».

Da studentessa amava leggere i libri che non fossero imposti come testi scolastici di narrativa?«Amavo leggere tanto. Tutto. Di solito i libri che imponeva la scuola li avevo già letti. Non ho avuto il problema di doverli leggere per avere voti. Per esempio ricordo di aver studiato “I promessi sposi” dopo averli selezionati da sola. Ricordo anche di aver letto “Guerra e Pace” al di là della scelta dei docenti».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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