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Arsenale sotterrato in villa di ex Pip arrestato con moglie e figlio

Di Redazione |

PALERMO – La Polizia ha scoperto un arsenale di armi sotterrato nel terreno di una villa nel rione Ciaculli di Palermo e ha arrestato tre persone, componenti dello stesso nucleo familiare. Sono il padre, lavoratore ex Piano di inserimento programmato (Pip), la moglie, entrambi di 49 anni, e il figlio di 26 anni.

Nell’abitazione sono stati trovati alcuni locali adibiti a laboratorio per la produzione e la modifica di pistole e fucili. Le indagini, coordinate dalla Procura, sono stati condotte da agenti del commissariato Zisa che avevano notato la presenza nella villa di un uomo che aveva precedenti per armi e droga. Nel corso della perquisizione sono stati trovati anche numerosi proiettili e un poligono rudimentale per testare pistole e fucili, alcuni dotati di silenziatore. 

«Siamo rimasti stupiti per aver trovato una fabbrica d’armi in piena attività. C’erano una decina di armi che dopo le modifiche sarebbero state pronte a sparare. La perquisizione è andata avanti per diverse ore e sono state impiegate decine di uomini». Lo dice il capo della Squadra Mobile, Rodolfo Ruperti che ha condotto le indagini per ritrovare l’arsenale di armi in una ville di Ciaculli a Palermo. «Ci siamo avvalsi – aggiunge – di metal detector e di cani antiesplosivo, perché l’area dell’intervento era estesa e le armi erano nascoste in doppifondi dentro di botole interrare, in tubi e dentro camini. L’uomo di 49 anni svolgeva la sua attività lavorativa come Pip in una chiesa. L’indagine è in pieno svolgimento e si vedrà se queste armi hanno sparato». 

«Nel momento in cui parliamo di una mafia militare in difficoltà, ovviamente tutte le attività poste ad analizzare le eventuale ripresa di contatti tra mandamenti diversi, rappresentano un successo. Quello di oggi ha infatti portato alla scoperta di un laboratorio di armi con l’obiettivo di prevenire e frenare sul nascere ogni tentativo di ripresa anche armato dell’organizzazione». Lo ha detto il questore di Palermo Renato Cortese commentando il ritrovamento dell’arsenale di armi nella villa di Ciaculli. «Questo non significa – ha aggiunto il questore – che tutte le armi le abbiamo tolte dal territorio. Scovare un arsenale del genere e soprattutto un laboratorio in grado di modificare le armi e renderle da innocue a micidiali dà grande soddisfazione perché significa che i nostri ragazzi hanno un controllo del territorio capillare – ha sottolineato Cortese – e l’ipotesi su cui stiamo proseguendo le indagini è che queste armi potessero essere utilizzate dai mandamenti. Un armamentario del genere, un laboratorio di questa portata non è certo roba da piccoli spacciatori o rapinatori, ma è a supporto di famiglie mafiose del territorio che hanno necessità di appropriarsi delle armi. Certo si può farle arrivare da fuori, ma se si è in crisi economica ci si puoi adattare a trasformarle. Antonino Adelfio, uno dei tre arrestati – ha concluso il questore di Palermo – non è un soggetto di primissimo spessore, ma sicuramente un abile artigiano su cui bisogna indagare per approfondire meglio i legami con l’organizzazione e chi gli ha dato questo incarico». 

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