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Bufera sull’assessore regionale Nuccia Albano, Report rivela: «Suo padre fu condannato per mafia»

La Vardera: «Ma Schifani sa chi è il suo assessore?». Lei: «E' morto 60 anni fa, non rinnego mio padre». Barbagallo Pd: «Sia rimossa»

Di Redazione |

E’ polemica dopo il servizio di Report che ha rivelato come il padre dell’assessore regionale alla famiglia Nuccia Albano sia stato condannato per mafia perché ritenuto esponente del clan di Borgetto.

«Una di quelle notizie che quando ti passano per le mani, fai fatica a credere – ha attaccato Ismaele La Vardera vicepresidente della commissione antimafia all’Ars e presidente di Sud chiama nord -. Dopo attente verifiche però, non posso non condividerla: ho scoperto che l’assessore regionale alla Famiglia, Nuccia Albano, è la figlia di un condannato per associazione mafiosa di Borgetto, Domenico Albano. Ma la cosa più grave è che la Albano è stata indicata da Totò Cuffaro a sua volta anche lui condannato per mafia. Non credo che le colpe dei padri debbano cadere sui figli e sono consapevole che Nuccia Albano ha una storia e una carriera importante. Lei infatti è stata la prima donna medico legale e, addirittura, è stata tra coloro i quali hanno svolto l’autopsia sul corpo di Giovanni Falcone e di Libero Grassi. Mi chiedo però, se è normale che questa vicenda sia stata sempre nascosta?  È normale che l’assessore Albano avendo quel padre così scomodo non ne abbia mai preso le distanze in pubblico, per rivendicarne una netta contrapposizione? Il silenzio in questa faccende è pericoloso. Se lei fosse stata nominata da qualsiasi altro partito – ha aggiunto La Vardera – forse questa mia denuncia avrebbe un peso diverso. I dubbi sorgono perché a sponsorizzarne la nomina all’interno della giunta Schifani sia stato proprio il partito di Cuffaro. Cuffaro sa che l’Albano è figlia di un boss? Renato Schifani sa che un suo assessore è la figlia di un boss?  Non mi resta che chiedere all’onorevole Nuccia Albano di chiarire quanto prima e a prendere le distanze dalla mafia e soprattutto da suo padre. Ma non è tutto perché il mio invito va anche al presidente della Regione, Renato Schifani che deve dire a tutti i cittadini siciliani cosa pensa di questa storia, dai contorni assai opachi».

La difesa di Nuccia Albano

Nuccia Albano in una nota spiega: «Stamattina, mentre stavo partecipando, in qualità di assessore alla Famiglia, alla Commissione antimafia convocata presso la scuola Sperone-Pertini a Palermo, sono stata “violentata” da una giornalista di Report che mi ha sottoposto ad una raffica di domande su mio padre. Premetto che è morto 60 anni fa, quando io ne avevo 10. Ho saputo, solo quando sono diventata grande, che aveva avuto problemi con la giustizia e che era stato in carcere. Ho di lui il ricordo di una bambina innamorata del proprio papà e da lui adorata».

«Sono stata a studiare in collegio dalle suore dall’età di 9 anni e lì ho saputo della morte di mio padre, avvenuta in ospedale, poi, da grande, sono venuta a conoscenza che era stato in detenzione – prosegue – Sono cresciuta senza la figura paterna e con una madre che mi ha inculcato il desiderio della giustizia e l’amore per la legalità. Tutta la mia vita è testimoniata da questa educazione alla legalità e rispetto della giustizia», prosegue. «L’essere madre e nonna e la mia vita professionale parlano del mio ostinato senso del dovere e della legalità. Mi addolora moltissimo e mi fa sanguinare il cuore che si sia voluto ricordare questa storia. Ma ciò non può cancellare l’amore di figlia per il padre». Poi ha precisato meglio: «Lo ribadisco con il cuore di una figlia che non è cresciuta con il proprio papà, non lo rinnego come padre, e non vedo come una figlia potrebbe rinnegarlo, ma la mia scelta di vita ha sempre preso le distanze dal fenomeno della mafia. Solo perché presa dalla concitazione per l’agguato, tesomi dalla giornalista di Report, ho detto che non rinnego la storia di mio padre. Ma è chiaro che volevo dire che non rinnego mio padre. Ho sempre lavorato all’insegna della giustizia e della trasparenza, valori che ho trasmesso ai miei figli e ai miei nipoti».

L’affondo di Barbagallo (Pd)

«Le colpe dei padri non possono ricadere sui figli, ma da chi è chiamato a rappresentare la Sicilia non possiamo accettare zone d’ombra» ha detto il segretario regionale del Pd Sicilia Anthony Barbagallo sulla vicenda che riguarda l’assessore regionale Nuccia Albano. «Se umanamente possiamo capire – continua Barbagallo – i sentimenti di una figlia non possiamo, però, accettare parole ambigue da parte dell’assessora. Riteniamo moralmente grave quanto avvenuto e auspichiamo un intervento rapido del presidente Schifani affinché rimuova l’Albano. Non può esserci spazio in nessuna giunta di qualsiasi colore per chi non censura e si dissocia dalla storia più nera è orribile della Sicilia».

Il M5S: «Albano si dimetta»

«Sulla ferma condanna alla mafia non ci possono essere equivoci, l’assessore Albano prenda nettamente e senza indugio le distanze dalla storia del padre, che è una storia mafiosa. E la mafia, che è una montagna di m.., va condannata sempre senza se e senza ma, specie da un importante componente delle istituzioni regionali che devono dare esempio di integrità morale». Lo affermano Nuccio Di Paola, referente regionale del M5S, e Antonio De Luca, capogruppo del M5S all’Ars. “È chiaro – dicono – che le colpe dei padri non possono e non devono ricadere sui figli, ma sul contrasto netto alla mafia non ci può essere il benché minimo fraintendimento. Ci sembra pertanto gravissima la frase pronunciata dall’assessore, magari a caldo: ‘Non prendo le distanze dalla storia di mio padrè, frase che va rinnegata fortemente e senza indugi, altrimenti l’assessore si dimetta».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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