Politica
Elezioni Europee, nel Pd siciliano la (garbata) rivolta degli zingarettiani
CATANIA – Sul tavolo di Nicola Zingaretti, al Nazareno, da qualche giorno c’è una lettera che gli è arrivata dalla Sicilia. E, per la precisione, da «un gruppo di sindaci, amministratori locali, dirigenti e segretari di circolo che ha con determinazione sostenuto la tua candidatura». Gli zingarettiani di Sicilia (o almeno la gran parte di essi) scrivono al segretario del Pd per chiarirgli le idee sulla lista per le Europee, «primo vero banco di prova del nuovo percorso».
Due paginette fitte fitte. Con alcuni concetti-chiave. Che poi coincidono con altrettante richieste. La prima è valorizzare «i parlamentari uscenti che hanno mantenuto un legame saldo e continuo con il territorio» (e come non pensare a una velata critica a Caterina Chinnici, che molti dem ritengono “aliena” rispetto al partito, chiusa nella torre d’avorio di Bruxelles negli ultimi cinque anni?). La seconda istanza è un secco no a «eventuali candidature di chi ricopre già il ruolo di parlamentare nazionale o regionale» (e come non intravvedere una contrarietà all’ipotesi della senatrice renziana Valeria Sudano, ma anche a quella del capogruppo dell’Ars, Peppino Lupo?) per evitare «il rischio di essere percepiti, ancora una volta, come ostaggio delle alchimie di gruppi dirigenti interessati soprattutto alla loro collocazione istituzionale».
Ma anche le firme hanno il loro significato. In tutto 165, da tutta l’Isola. Ci sono ben 34 sindaci, alcuni deputati regionali (fra i quali Peppe Arancio, Nello Dipasquale e Luisa Lantieri), 14 ex parlamentari nazionali e regionali (fra cui Sofia Amoddio, Giuseppe Berretta, Marika Cirone Di Marco, Mirello Crisafulli, Maria Iacono, Bruno Marziano, Giovanni Panepinto, Concetta Raia e Lillo Speziale), oltre a 51 segretari di circolo e molti segretari provinciali, a partire da Peppe Calabrese di Ragusa, capitale di Zingaretti con l’88% alle primarie. E poi assessori e consiglieri comunali, dirigenti, giovani e donne.
Una (garbata) rivolta degli zingarettiani. Che chiedono «una lista forte e competitiva, che tenga conto dell’esigenza di mobilitare tutti i territori della regione, ma che non sia il frutto di suggestioni mediatiche di breve periodo». Ma, soprattutto, vogliono scongiurare «il ripetersi di imposizioni» dall’alto, ma anche di «assecondare i trasformismi e gli opportunismi del ceto politico e assai distratto». Il che suona come l’ennesima mozione di sfiducia al segretario regionale Davide Faraone.
Molta di questa gente, ieri pomeriggio a Catania, era all’incontro con Andrea Orlando di un hotel del centro. Un summit riservato con l’ex Guardasigilli, in cui lo zoccolo duro degli zingarettiani di Sicilia s’ è di fatto compattato sull’uscente Michela Giuffrida. Che, non a caso, per una questione di fair play, era assente. Ma il cerchio, a questo punto, s’è chiuso. Con annessa richiesta di schierare la giornalista catanese come capolista.
Proprio nello stesso momento, a Palermo, Lupo riuniva i suoi. Per esternare il suo “passo di lato”: «Non correrò alle Europee», ha detto il capogruppo dem a Sala d’Ercole che pure negli scorsi giorni aveva ammesso il pressing sul suo nome: «Me lo chiedono in tanti…». Chi lo conosce bene da anni, però, sa pure che una classica tecnica di scuola democristiana è tirarsi fuori per essere invocato dentro.
È davvero partita chiusa? Lo si saprà nei prossimi giorni. Quando conosceremo anche l’esito dell’ultimo tentativo dei renziani di forzare sul nome della senatrice Sudano. Un’ipotesi sempre smentita da Luca Sammartino, che con chi fino a ieri l’ha sentito provava a depistare con l’identikit di «un’imprenditrice del vino agrigentina». Che cancellerebbe un altro nome sul taccuino romano: Elisa Carbone, sindaca renziana di Sommatino. Ammesso e non concesso che Lupo (a cui i renziani, ma anche Antonello Cracolici, guardavano con interesse) non dovesse davvero candidarsi, “Mr 32mila preferenze” potrebbe convergere anche su Chinnici, a maggior ragione se capolista.
Ed è proprio su una presunta «debolezza» della battistrada della circoscrizione Isole che lo stesso Zingaretti, nelle ultime ore, averebbe basato la moral suasion su un candidato a cui tiene molto: Pietro Bartolo. Il medico di Lampedusa, però, chiede di guidare la lista. E per lui l’hanno chiesto al segretario, fino a ieri mattina, i vertici di Demos-Democrazia solidale, la rete di esperienze territoriali, iniziative civiche e amministratori locali che racchiude molti delusi del Pd e soprattutto esponenti cattolici di centrosinistra, guidati da Paolo Ciani e dall’ex viceministro Mario Giro, con Emiliano Abramo riferimento siciliano. Bartolo, oltre che dal fatto che un’altra casella “rosa” di capolista potrebbe essere occupata da Ilaria Cucchi al Centro o al Sud – smentito ieri un ritorno di fiamma di Zingaretti con Lucia Annunziata – è rafforzato anche dell’entusiasmo manifestato da Mdp e di altri ex dem (a Roma si vocifera anche di una telefonata in cui pure Massimo D’Alema avrebbe caldeggiato il medico-simbolo dell’accoglienza), ma anche dal potenziale appeal in altri ambienti di sinistra. Lo stesso che avrebbe il sardo Massimo Zedda, ex sindaco di Cagliari e aspirante governatore appena sconfitto con onore, che però ha risposto con un gentile rifiuto.
«Non ci sono condizioni per inventarsi candidature fantasiose last minute», dicono gli sherpa più ascoltati da Zingaretti, che dunque potrebbe puntare su Giuffrida e Bartolo. Con un calo di entusiasmo, negli ultimi giorni, per un candidato all’inizio molto quotato: Giuseppe Antoci. L’ex presidente del Parco dei Nebrodi scampato a un attentato, quasi del tutto tramontata la prospettiva da capolista, potrebbe anche traslocare nella circoscrizione Sud, con il forte sostegno di Michele Emiliano, governatore della Puglia. In lizza, come alfiera siciliana di “Siamo Europei” di Carlo Calenda, la catanese (a Bruxelles, «a capo di un settore della Commissione Europea sulla ricerca aerospaziale») Virginia Puzzolo. Che, nel suo sito personale, scioglie ogni dubbio: «Sono uno dei candidati alle prossime Europee».
Lei ne è certa. Come poche altre e pochissimi altri. Per il resto, fra il weekend e l’inizio della prossima settimana si scioglieranno tutti i nodi del «nuovo Pd» di Zingaretti. Alla prima vera prova in Sicilia: l’euro-lista.
Twitter: @MarioBarresi
COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA