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L’ultima tentazione di Nello: azzerare la giunta! «Resta solo chi sosterrà il Musumeci bis»

Il governatore incalza gli assessori allo scopo di stanare gli alleati. «Centrodestra unito, niente più traditori»

Di Mario Barresi |

La minaccia, ripetuta con la frequenza di un tormentone estivo alla radio, Nello Musumeci l’hanno ascoltata i suoi 12 “apostoli” con un crescendo di ieratica sacralità. «Qui accanto voglio soltanto persone leali: chi sta dalla parte di chi rema contro di me, può anche togliere il disturbo». Una, due, tre, più volte. Fino all’ultima seduta di giunta prima della pausa estiva. In cui, in un clima definito «imbarazzante» da chi era presente, il governatore ha lanciato l’ultimo affondo: «Ne riparliamo a settembre, ma mi aspetto una posizione chiara da ognuno di voi: o con me o contro di me».

E domani c’è giunta. Così, fra un incendio doloso e un record di contagiati, ecco il mese della verità. Con una tentazione maturata negli ultimi giorni, più sotto il Vulcano che a Palazzo d’Orléans (dove «il presidente, piuttosto nervoso, s’è visto poco»), e che ora emerge con qualche interessato spiffero dal “Pizzo Magico”: Musumeci sta pensando di azzerare la giunta. Una strategia, rivela chi è assiduo frequentatore dei pensatoi, per «dare slancio all’ultimo anno di governo». Il senso della mossa, del resto, il diretto interessato l’ha già evocato con gli assessori: «Io nel 2017 feci vincere il centrodestra, strappando la Regione ai grillini, perché sono riuscito a ricompattare la coalizione». E ora è questa «unità» che Musumeci invoca. Ovviamente mettendo sul piatto la sua ricandidatura.

L’ultima volta che ha affrontato in pubblico l’argomento risale alla kermesse governativa allo Spasimo di Palermo.  «Ho detto che sono ricandidato perché assieme alla mia squadra vorrei raccogliere il frutto della mia semina, ma è chiaro che io non voglio rompere il centrodestra. Se la coalizione dovesse dire che Musumeci non può essere ricandidato “per questi motivi”, non sarei sordo e cieco. In quel caso io farei tre passi indietro, ma naturalmente qualcuno mi deve convincere sulla necessità che io non sia più ricandidato».  

Ebbene, a oltre due mesi di distanza, nessuno ha esplicitato «questi motivi» al governatore. E ora, anche se gli alleati con più pelo (bianco) sullo stomaco ritengono che «questione delle Regionali in Sicilia si comincerà a discutere sul tavolo nazionale del centrodestra soltanto dopo la scelta per il Quirinale», il governatore ha deciso di accelerare. Restando impassibile al tentativo, seppur timidissimo,  di qualcuno che gli avrebbe evocato «un’uscita di scena più che dignitosa», con una candidatura al Senato e un’eventuale posto di rilievo in un futuro governo.

«Io mi candido comunque», la risposta gelida quanto indispettita. Non a caso lo staff della comunicazione sta lavorando alla raccolta di «testi, foto e numeri, soprattutto tanti numeri» che dovrebbero andare a finire stampati  su “I quattro anni di governo regionale”, un volume patinato in stile Berlusconi, da inviare per posta nelle case di tutti i siciliani a fine anno.

Insomma, il ColonNello è pronto alla battaglia finale. E l’eventuale ’azzeramento della giunta sarebbe l’ultima proposta di armistizio agli alleati più riottosi. Il tentativo di stanare quelli che il governatore continua a definire «i traditori». Ma certo gli assessori, quasi tutti allineati e coperti. Il gesto, clamoroso, servirebbe a «stanare i partiti», dal silenzio dei quali Musumeci non intende più farsi logorare. «Nello, non farti condizionare da chi non s’è schierato, ma pensa invece – è il consiglio di un assessore lealista – che nessuno ha avuto il coraggio di dire no».

Eppure i continui riferimenti di Gianfranco Miccichè a modelli alternativi, lo spauracchio di Cateno De Luca in campo, ma soprattutto i caminetti fra i sovranisti-frondisti, non promettono nulla di buono. Così come le lusinghe leghiste ad Alessandro Aricò, capogruppo musumeciano all’Ars, per una candidatura a sindaco di Palermo che significherebbe anche un’altra scelta per le Regionali. Sotto accusa, come sin dall’inizio della legislatura, il rapporto fra il governatore e i leader alleati. «Ma se questo già oggi non ci dà conto, vi immaginate cosa succederebbe se lo rieleggiamo: fino al 2027 stacca il telefono», è uno degli argomenti più usati per “convertire” i sostenitori del Musumeci-bis. 

E così l’inquilino di Palazzo d’Orléans pensa di giocarsi la permanenza per un altro quinquennio su due terreni. Il primo, appunto, con lo scossone agli equilibri regionali. E qualche rischio già annunciato. «Vuole azzerare la giunta? Ci farebbe un favore, togliendoci dall’imbarazzo», ipotizzano accreditate fonti della Lega, quasi  lasciare intendere un’uscita dal governo regionale in caso di aut aut sulla candidatura che Matteo Salvini ha rivendicato con chiarezza. Eppure, fra le colombe della giunta, c’è chi è convinto che «sarebbe un necessario atto di chiarezza».

Il secondo tavolo è romano. Con alcuni passi compiuti da Musumeci verso il disgelo con i big nazionali. Adolfo Urso è l’ambasciatore ai piani alti di Fratelli d’Italia sull’ipotesi di federazione (già rifiutata dal governatore nel 2019) con DiventeràBellissima. Il presidente del Copasir ne avrebbe già parlato con Giorgia Meloni, già aggiornata dall’assessore Manlio Messina sugli «ottimi risultati» del governo regionale. Gelidi, invece, i riscontri sul gruppo all’Ars, più in sintonia con le idee di Raffaele Stancanelli sui prossimi scenari. Ma il governatore non abbandona la pista leghista. Uno degli effetti collaterali dell’ingresso dell’arcinemico Luca Sammartino nella squadra del Capitano è stata la  riapertura i un dialogo con il segretario regionale Nino Minardo, che nelle prossime ore  incontrerà Ruggero Razza davanti a un caffè catanese.

In questa situazione di “doppio forno” s’insinua anche un nuovo dialogo con gli Autonomisti. Gli eredi di Raffaele Lombardo, infuriati per l’arruolamento di Carmelo Pullara  «senza nemmeno averci consultati», lanciano un segnale alla Lega, con cui sono federati, riaprendo un canale proprio con Musumeci. «Potrebbe essere lui il leader di un’unione di movimenti siciliani, manca solo per lui».

Tutto e il contrario di tutto. Anche un patto col diavolo, pur di ottenere il “green pass” per la ricandidatura.

Twitter: @MarioBarresi

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