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L’ultimatum di Schifani: “A settembre lasceremo Crocetta”

Di Lillo Miceli |

PALERMO. La cena riconciliatrice tra il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, e il commissario regionale di Forza Italia, Gianfranco Micciché, ha messo in moto, nell’ambito del centrodestra, il desiderio di dimenticare le polemiche del passato, perché uniti si vince. In questo contesto, è tornato a fare sentire la propria voce, il capogruppo al Senato di Area popolare, composto dai parlamentari di Ncd e Ucd nonché ex presidente del Senato. Una personalità dal peso politico non indifferente che, però, stranamente no1n ha partecipato alla cena degli ex Dioscuri di Silvio Berlusconi. Un’assenza davvero molto strana, considerato che Schifani è sempre stato contrario alla decisione di sostenere in Sicilia il governo Crocetta». Secondo Schifani, infatti, continuare ad appoggiare il “Cocetta quater”, dove Ncd è rappresentando dall’assessore ai Beni culturali, Carlo Vermiglio, anche se ufficialmente la poltrona assessoriale fu attribuita all’Udc, «rischiamo di pagare anche noi i prezzi amari del “crocettismo”. E’ notorio come io avessi manifestato contrarietà all’omologazione del modello regionale a quello nazionale. Noi avevamo perso le elezioni e gli elettori ci avevano assegnato un ruolo di opposizione a un governo che si è dimostrato fallimentare. Per questo, in vista delle elezioni regionali, è auspicabile un “centrodestra” unito, che includa l’area Musumeci, Fratelli d’Italia, Forza Italia, cioè tutta l’area moderata, per realizzare un accordo programmatico di buona politica e rinnovamento». Un discorso che nell’ottica di un politico di formazione moderata non fa una grinza. Allora, perché Alfano si ostinerebbe a dare sostegno a Crocetta? In ballo, a livello nazionale, c’è un problema ancora più grande, quello della sopravvivenza. Se Renzi non si convince a modificare la legge elettorale, l’Italicum, consentendo che il premio di maggioranza venga attribuito alla coalizione e non ad un solo partito, difficilmente per i centristi moderati potrà esserci un futuro. Ma per essere sicuri di essere eletti, bisognerebbe essere capolista in un collegio sicuro. In Sicilia, come hanno dimostrato le ultime amministrative, l’Udc i voti li ha ancora. Ma bisogna vedere come finirà la spaccatura con Cesa. Intanto, dopo la cena con Alfano, Miccichè, partendo dalla Sicilia, insieme con Stefania Prestigiacomo e Mara Carfagna, sta cercando di rimettere insieme tutte le anime della diaspora del centrodestra. Progetto nei confronti del quale sarebbero scemate le resistenze di Salvini – soprattutto nei confronti di Alfano – visto che a Roma la sua lista si è fermata al 2,7%. Per questo motivo, Schifani vorrebbe in Sicilia. «Una colazione che oltre Ap, Forza Italia, Udc e Ncd, comprenda anche la Lista Musumeci e Fratelli d’Italia, una colaizione certamente in grado di battere il Movimento 5 stelle, che è il vero avversario in Sicilia. L’intero centrodestra unito è più forte del Pd, in crisi sia per divisioni interne sia per il sostegno dato all’attuale governo regionale». Il problema del centrodestra è che ancora prima di rimettersi insieme, ammesso che ciò avvenga, è di avere già almeno tre candidati alla presidenza della Regione: La Via, Lagalla e Musumeci, mentre Micciché vorrebbe candidato addirittura Alfano.

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