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IL RETROSCENA

È “Forza Italia Viva”: ecco il patto segreto Renzi-Miccichè, primo test in Sicilia

In una cena a Firenze via libera all’alleanza: i due gruppi subito gemellati all’Ars, liste comuni a Palermo e poi alle Regionali

Di Mario Barresi |

Il nome in codice, tutt’altro che fantasioso, è “laboratorio Sicilia”. «Proviamoci assieme», è la scelta finale. Maturata a Firenze in una location da tre stelle Michelin: l’Enoteca Pinchiorri. Dove qualche sera fa Gianfranco Miccichè (che ha prenotato) e Matteo Renzi (che ha pagato il conto) si sono ritrovati per una cena concordata subito dopo il tour letterario dell’ex premier in Sicilia.

Non è (ancora) un’unione di fatto, in stile “Forza Italia Viva”, ma un «accordo politico molto chiaro», come lo descrivono fonti vicine ai due commensali. «Italia Viva diventerà qualcosa di altro, di diverso», aveva confessato il leader. E la trasformazione comincia nell’Isola: i  renziani  non confluiscono nel partito di Berlusconi, ma intraprendono sin da subito un «percorso di alleanza» che precorre i tempi dello scenario nazionale. «È stata una serata davvero bella, con una persona colta e piacevole, prima ancora che con un politico di livello superiore», è l’unica (entusiastica) rivelazione di Miccichè. Che comunque, dopo il via libera di Renzi («con i miei in Sicilia ci parlo io») ha già fatto un proficuo giro di telefonate nel fine settimana. Con un piano a breve scadenza già approntato.

Cosa succede in pratica? L’agenda comune prevede delle tappe. I gruppi di Forza Italia e Italia Viva all’Ars restano autonomi, ma già da questa settimana dovrebbe essere ufficializzato uno stretto rapporto di collaborazione, forse un intergruppo, fra i 16 deputati regionali, 13 forzisti e 3 renziani. Con questi ultimi che potrebbero assumere il nome “Italia Viva-Sicilia futura azzurra” giusto per aggiungere un contenuto iconico all’accordo. «Ma senza passare con la maggioranza che sostiene Musumeci», specificano i diretti interessati. Se accadesse soltanto ciò, il convivio fiorentino non avrebbe il valore che invece assume.

Il gemellaggio fra i due partiti, infatti, avrà un effetto immediato sulla città di Palermo. Non tanto sulla mappa dei gruppi consiliari (ognuno resta a casa propria), quanto sulle liste per le Amministrative di primavera. «Almeno due, se non tre», secondo le previsioni di chi ha in testa un mosaico  di candidati «senza frontiere di appartenenza». E in questo percorso è già avanti Edy Tamajo, signore delle preferenze nel capoluogo, entusiasta di ritrovarsi accanto all’amico Miccichè. L’«accordo politico» – cosa diversa dall’ingresso nel gruppo (e nel partito) dei tre deputati ai quali era stato proposto – salvaguarda Renzi, in attesa di sviluppo futuri, dall’immagine di una “liquidazione” del partito in Sicilia, dopo gli addii eccellenti dei parlamentari legati a Luca Sammartino. Ed è esattamente il percorso che, oltre a placare le perplessità di Davide Faraone, viene incontro ai desiderata di Nicola D’Agostino, meno propenso a bruciare le tappe rispetto a Tamajo. In un contesto in cui, «pur mantenendo pari dignità», gli ex di Sicilia Futura riconoscono «a Forza Italia e alla leadership di Micciché un ruolo guida».

Poi c’è un terzo step. Dopo aver sperimentato l’intesa a Palermo, «anche dicendo la nostra, con una voce unica, sul candidato sindaco», il matrimonio   fra Forza Italia e Italia Viva avrà il clou alle Regionali. Con liste uniche per l’Ars. E qui si apprezza ancora di più il peso dell’esperimento siciliano. La strategia  di Renzi, infatti, è legata a strettissimo filo alla scelta dell prossimo inquilino del Quirinale. Se non dovesse essere Mario Draghi, come in molti a Roma sperano, da febbraio in poi si accelererebbe  sulla costruzione di un cartello di moderati ispirato a SuperMario: oltre a Iv, anche Calenda, +Europa, l’Udc e i   movimenti di Tabacci e Brugnaro. L’apoteosi sarebbe una riforma  elettorale in senso decisamente proporzionale. A quel punto Forza Italia ci sarebbe come il cacio sui maccheroni, al netto di chi andrà con la Lega.   La ministra Mara Carfagna (ottimi rapporti con leader siciliano Miccichè e frequenti colloqui con l’ex sottosegretario   Giuseppe Castiglione), con il suo “Voce Libera”, è  avanguardia al Sud di  questa pulsione azzurra per il grande centro. Che avrebbe  come interlocutori da un lato il Pd e dall’altro la Lega “giorgettizzata”. 

Ma la Sicilia non può permettersi di aspettare che venga spuntato questo lungo elenco di se e di ma. Il voto a Palermo presuppone  scelte immediate. E poi, subito dopo, le Regionali. In cui, diversamente dai sogni centristi romani, l’elezione diretta del governatore costringe tutti i partiti a fare una scelta di campo. Ed è questo l’ulteriore valore aggiunto, nello scenario nazionale, dell’esperimento di “Forza Italia Viva” in Sicilia.

Renzi è sempre più convinto di non poter più scongiurare «l’appiattimento del Pd sui grillini» e dunque il patto  siglato a Firenze col viceré berlusconiano di Sicilia gli consente un test di avvicinamento al fronte moderato del centrodestra. E il terreno più propizio è proprio l’Isola, dove Forza Italia, con consensi ampiamente stabilizzati sulla doppia cifra, ha ancora quel ruolo di terza gamba della coalizione perso altrove. Un esito positivo della lista unica a pochi mesi dalle Politiche sarebbe il passaporto per esportare il modello al di sopra dello Stretto. 

Fra un sandwich di acciughe, un piatto di ravioli di scarola e mascarpone con bottarga, un agnello delle Dolomiti lucane e un biscotto di paprika dolce, con un sontuoso “Guado al Tasso” di Antinori nei calici, Renzi e Miccichè hanno posto le basi per una final destination ormai ineluttabile. Non ancora un partito unico, ma un asse di ferro, che in Sicilia farà da contrappeso, nella stessa coalizione,  ai tandem Lega-Autonomisti (c’è la federazione) e FdI-Musumeci (in trattativa).  Forza Italia e Italia Viva, ovviamente,  non rinunceranno a dire la loro  sulla scelta del candidato di centrodestra, che, nell’idea di Miccichè, «non può essere imposto dall’alto da Salvini o Meloni» e soprattutto «sarebbe vincente se avesse un profilo moderato». Ma per ottenere tutto ciò  una cena stellata non basta.

Twitter: @MarioBarresi   

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