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il retroscena

M5S, tra i due litiganti (Cancelleri e Giarrusso) gode Catalfo?

Sulla scelta del coordinatore regionale Conte è tentato dallo sparigliare le carte nella sfida fra i due “maschi alfa” ritenuti «divisivi»: spunta l’ex ministra del Lavoro. A fine mese il punto nella tappa elettorale del leader   

Di Mario Barresi |

Il primo confronto non virtuale fra i diretti interessati sarà a fine settembre, massimo ai primi di ottobre. Quando Giuseppe Conte, in una data ancora da fissare, sarà in Sicilia per una tappa-flash del suo tour per le Amministrative. Quella, giurano più fonti pentastellate siciliane, sarà forse l’occasione propizia per affrontare un argomento dal quale il leader del movimento finora prova a sgusciare con la sua felpata capacità diplomatica.

 Chi sarà il coordinatore regionale del M5S? Oltre che i big e gli attivisti siciliani, se lo chiedono anche gli aspiranti alleati (Pd e sinistra soprattutto), già costretti a un’interlocuzione piuttosto complicata per liste e accordi nei comuni siciliani al voto in ottobre. Ma bisogna pure pensare alle Regionali. Il tavolo giallorosso finora s’è riunito una sola volta senza nemmeno abbozzare, ufficialmente per «rispetto» degli interlocutori grillini, il tema della scelta del candidato governatore.

Ma chi pensa che quella di “Giuseppi” sarà una scelta facile, in stile “spada nella roccia”, si sbaglia di grosso. In campo, ormai da mesi, ci sono i due maschi alfa del M5S in Sicilia: Giancarlo Cancelleri e Dino Giarrusso. Il primo, due volte candidato governatore, ex viceministro nel Conte 2 e ora sottosegretario ai Trasporti, si fa forte di quello che i suoi definiscono «un rapporto di stima e reciproca fiducia» con il leader. Cancelleri, nelle concitate fasi della spaccatura fra l’ex premier e Beppe Grillo, fu uno dei pochissimi a schierarsi per il primo, anche a costo di raffreddare quasi del tutto il legame d’amicizia con Luigi Di Maio. Dall’altra parte c’è Giarrusso, da sempre nemico giurato dell’ex vicepresidente dell’Ars (e il sentimento, anche a leggere le chat grilline, è reciproco), che fa pesare l’enorme consenso alle ultime Europee, oltre 117mila preferenze, che fanno di lui il grillino più votato della storia. Un trend che s’è confermato, a suon di clic, con l'ingresso fra i facilitatori nazionali del “team del futuro” eletti su Rousseau.

L’ex Iena, con un sapiente equilibrio social fra ortodossia e apertura, ha dribblato la diaspora in cui il movimento rischiava la scissione e adesso è l’altro nome forte per guidare la Sicilia. Un’aspirazione legittima, che i suoi fanno rimbalzare ovunque, con annessa minaccia che «se la scelta dovesse ricadere su Giancarlo, Dino potrebbe anche valutare altre strade». I due, nel risiko delle Amministrative, si sono divisi i territori. Senza pestarsi i piedi. 

Ma si dà il caso che sul tavolo di Conte, oltre alle pressioni e alle lusinghe, dai reciproci schieramenti siano arrivate delle "segnalazioni", giusto per non chiamarli dossier, contro entrambi. Con una serie di descrizioni e controindicazioni secondo le quali l’uno e l’altro sarebbero, ovviamente secondo giudizi di parte, «divisivi». Su Cancelleri peserebbero le critiche sul “salto triplo” da Palermo a Roma, ma soprattutto alcune posizioni (dal sì al Ponte al dialogo, smentito, con Gianfranco Miccichè) che metterebbero in dubbio il ruolo di capo carismatico. C’è un “caminetto” di deputati (soprattutto Luigi Sunseri, Giampiero Trizzino e Ketty Damante, ma anche Gianina Ciancio e Stefano Zito) che non fa più mistero di non riconoscersi nella leadership di Cancelleri. Fino a schierarsi in un «asse non più segreto» con Giarrusso come giurano, indignati, i lealisti del sottosegretario? I diretti interessati smentiscono, svelando che l’unica vera giarrussiana fra i 15 di Sala d’Ercole resta Roberta Schillaci. «Dino ha consenso in meetup e social, ma la classe dirigente regionale non si fida di lui», chiosa un anti-Giancarlo.

Allora Conte, forse, ci pensa. E, pur continuando a considerare Cancelleri il suo uomo di fiducia nell’Isola e un potenziale candidato governatore da proporre nel tavolo nazionale con Enrico Letta, è tentato da una scelta alternativa. Non certo la sottosegretaria messinese all’Istruzione Barbara Floridia e non più l’ex ministra Lucia Azzolina, di cui però si continua a vociferare, ritenuta «troppo avulsa dal contesto siciliano» nonostante il futuro ritorno come preside nella sua Siracusa. E così la «soluzione per ricompattare il movimento siciliano», sussurrano anche a Roma, avrebbe un altro profilo: quello dell’etnea Nunzia Catalfo. L’ex ministra del Lavoro, ma anche storica madrina del reddito di cittadinanza, con un «valore simbolico importante» nell’Isola dei sussidiati. Il leader magari ascolterà chi pensa che la senatrice non abbia «lo stesso pelo nello stomaco di Giancarlo nelle trattative politiche e lo stesso radicamento nei territori». Ma potrebbe sondare l’idea nella sua visita elettorale. Prima di decidere a metà ottobre, dopo le Amministrative che per lui potrebbero essere la prima sconfitta, chi sarà il coordinatore regionale, col quale poi concordare i responsabili provinciali fra dicembre e l’inizio del 2022. Quando, cioè, il movimento sarà già diventato un partito. Twitter: @MarioBarresi COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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