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L'INTERVISTA

Margareth Madè e la sua Sicilia: «Quest’Isola è come una foto bellissima, ma sfocata in certi punti»

L'attrice ora si è messa a fare «come atto d'amore nei confronti della mia terra. La natura ci ha dato tutto, tocca a noi tutelarla»

Di Carmen Greco |

Margareth Madè non è l’ultima vip folgorata dal “ritorno alla terra”. Lei, fra le campagne di Pachino ci correva da bambina, con nonna Ninetta che le preparava per merenda pane, olio e zucchero. Quell’olio oggi è al centro di un progetto «di nicchia» che l’attrice di Baarìa si è regalata per i suoi 40 anni. 

Da attrice a olivicoltrice il passo è stato breve?

«In realtà con mio marito (attore anche lui, Giuseppe Zeno ndr) avevamo acquistato sei anni fa un uliveto nel Val di Noto in contrada “Gioi” (che da il nome all’olio ndr) e ogni anno facevamo l’olio per noi, per le nostre figlie, un olio ricavato dalle olive della varietà Moresca, dop dei monti Iblei. Ma dall’anno scorso ho iniziato a creare questo progetto con l’obiettivo di voler condividere questo prodotto d’eccellenza e mandare un messaggio positivo riguardo al valore della riscoperta della natura, delle origini, della Sicilia, per confermare quel legame molto profondo che – per me che sono siciliana – si evidenzia molto di più quando sono lontana».

E com’è la Sicilia vista da Roma?

«La guardi, la proteggi, la desideri non vedi l’ora di riabbracciarla, di rincontrarla. Almeno, per me, è così. Fare l’olio è un omaggio alla mia terra, alla natura, anzi all’amore per la natura. Proprio in questo momento stiamo raccogliendo le olive, è un momento molto impegnativo, ma magico».

Come mai ha scelto il Sud Est?

«Perché questi sono i miei luoghi. Io sono nata a Paternò solo perché mamma lavorava lì come infermiera, però sono cresciuta a Pachino. Lì custodisco i miei ricordi d’infanzia, e, quindi, quando s’è presentata la possibilità di acquistare questo uliveto con meravigliosi alberi secolari su un terreno che è quasi una terrazza fra Noto e Vendicari, ce ne siamo subito innamorati. Da attrice, senza avere le conoscenze e le competenze, mi sono affidata a chi è del mestiere. Ora ho un agronomo, un  frantoio di fiducia, un contadino che si  occupa delle piante…».

E quindi da neoimprenditrice in Sicilia quali difficoltà ha incontrato?

«Al di là dei tempi burocratici, ad oggi, posso dire di non aver trovato alcuna difficoltà. In un anno abbiamo creato azienda, logo, etichette, queste ultime disegnate da me. Mi sto documentando, ho scoperto che dietro il mondo dell’olio si nasconde di tutto, gente che parla di prodotti eccellenti e poi utilizza percentuali di varietà di olive che non si sa da dove vengano. Io, invece, ho l’obiettivo di comunicare “verità” e per questo ci ho messo la faccia. E ho capito che con le olive, meno fai, meglio è, almeno con le nostre. Non hanno mai subito trattamenti, solo sole, pioggia, natura…».

Il Sud Est è un territorio molto di moda in questo momento, ma è anche “offeso” dalla poca cura, basta guardare i rifiuti…

«Putroppo è vero. Ricordo che da piccola all’uscita da scuola, andavamo al mare, c’erano spiagge chilometriche, deserte, non c’era nulla solo la vegetazione naturale così come, adesso, si può vedere nella riserva di Vendicari, ma anche Capo Passero, l’Isola delle Correnti. La spiaggia di San Lorenzo oggi gettonatissima, all’epoca era sconosciuta, questi posti erano solo per noi, un paradiso per pochi. Il fatto che siano stati scoperti in questi ultimi anni è una fortuna, ma il problema sono i servizi. Mancano strutture in grado di poter ospitare un certo tipo di clientela e sicuramente vanno risolti dei problemi che questo territorio si porta dietro da sempre come i rifiuti soprattutto in alcuni punti. Le strade, invece, sono migliorate dall’aeroporto di Catania arrivi in un’ora e un quarto, quando ero piccola io ci voleva molto di più».

Che ne pensa degli eventi stile Dolce & Gabbana? Aiutano il territorio a crescere?

«Sono delle grandi opportunità per chi vive e produce qui, per tanti lavoratori locali, ma bisogna essere bravi e impegnarsi per migliorare. È come quando fai uno spettacolo: entri sul palco e hai tutti i riflettori puntati su di te. A quel punto devi fare la tua performance e lì ci sei solo tu, lì si vede se sei un bravo attore o no. Oggi su queste terre c’è puntato un faro. La natura ci ha già omaggiato di vivere in un territorio meraviglioso, poi sta a noi cercare di mantenere la giusta armonia fra l’ambiente e la logistica, sta a noi, trovare il giusto equilibrio».

E secondo lei i siciliani sono consapevoli di tutto questo?

«Sicuramente ci vuole qualcuno che tuteli queste zone, che non lasci fare liberamente ciò che si vuole del patrimonio naturalistico, oltre che artistico e architettonico. C’è chi è consapevole di questa opportunità, ma ci sono anche persone che la vivono, purtroppo, come una speculazione del momento. C’è chi se ne approfitta aumentando i prezzi, ma la qualità poi dev’essere pari al servizio e al costo. Purtroppo la speculazione c’è ed è parecchia».

L’olio è il simbolo dell’alimentazione mediterranea, cosa racconta secondo lei?

«Storia. È un elisir di lunga vita e non lo dico io, le proprietà dell’olio sono uniche contiene acido oleico, controlla i livelli del colesterolo, ha polifenoli, antiossidanti, proprietà benefiche che – secondo studi in corso -prevengono il degrado delle cellule».

Quand’era piccola se lo ricorda il sapore di quell’olio?

«Bastava una fetta di pane riscaldato con sopra un po’ olio, sale e origano ‘u pani cunzatu, oppure a colazione bastava riscaldare quella stessa fetta di pane e metterci sopra olio e zucchero, diventava una delizia…».

Le piace l’idea di un ponte sullo Stretto?

«Non so… io la Sicilia la penso isola, in qualche modo forse la snaturerebbe».

Lei deve la sua popolarità a Baarìa un film che racconta una Sicilia povera, rurale, contadina, se dovesse scattare una foto della Sicilia attuale cosa ci sarebbe nell’inquadratura?

«Una Sicilia che conserva ancora bellezza, arte tradizione, cultura, ma con qualche “macchia” qua e là. Una foto meravigliosa ma rimasta sfocata in alcuni punti, con qualche zona d’ombra, com’è il periodo che stiamo vivendo. È un po’ lo specchio di come stiamo trattando il nostro pianeta, la nostra madre terra».

Come racconta questa Sicilia alle sue bambine?

«Loro sono nate in mezzo alla natura. Anche a Roma abbiamo cercato di avere un pezzettino di verde con qualche ulivo. La Sicilia la racconto come una terra magica, incantata perché lo è, è la culla del patrimonio artistico e culturale». 

Mi dice un piatto che si abbina bene al suo olio?

«Beh, l’insalata d’arancia, un piatto semplice, povero, ma essenziale».

Il Sud est è anche terra di vini, la attira anche l’idea di diventare vignaiola? Spesso i due prodotti vanno assieme…

«No, il vino no, ma la cosmesi sì. Il prossimo step saranno prodotti di cosmesi naturale tutti con l’olio d’oliva come materia prima. Io l’olio extravergine lo uso già sul viso dopo una giornata al mare. È eccezionale, ti svegli con la pelle morbidissima e rilassata». 

Da qui a 10 anni come si vede oltre che sul set?

«Mah, mi vedo bene, alla fine non sto vendendo fumo, vendere olio è un atto d’amore nei confronti di questa terra e io questo amore nei confronti della Sicilia ce l’avrò sempre finché campo». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA