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Sea Watch, Salvini: «Non si sbarca» Sindaco Siracusa e Cei: «Accogliamo»

Di Redazione |

Roma – La Sea Watch resta in una situazione di stallo. O meglio resta ferma al largo di Siracusa, così come restano ferme le posizioni del ministro Salvini, da un lato, e quella di tutti quanti pensano che quei migranti a bordo della nave battente bandiera olandese, dovrebbero toccare terra. «Possono indagarmi e minacciarmi, ma io non cambio idea – ribadisce il ministro dell’Interno -. In Italia si entra rispettando leggi e regole, per gli scafisti e i loro complici i porti italiani sono e resteranno chiusi. Nave olandese di Ong tedesca? Amsterdam o Berlino vi aspettano».  «Intanto ci stiamo lavorando, stiamo valutando nelle prossime ore il fatto che si possa salire a bordo per acquisire tutti gli elementi utili per indagare per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina le persone che aiutano nei fatti gli scafisti»

«La città di Siracusa è pronta ad accogliere i migranti, continuo a ricevere messaggi e chiamate di persone che intendono sostenere queste persone», ribatte il sindaco Francesco Italia presente alla manifestazione alla rada di Santa Panagia a sostegno dei migranti sulla Sea Watch. «Non si può tenere la Sea Watch in questa condizione a 15 minuti dalla costa – aggiunge – non conosco le ragioni per cui é stato impedito alla nave di entrare nel porto di Siracusa. Nella sede della Capitaneria di porto è presente il difensore dei diritti dei bambini del comune di Siracusa l’avv. Carla Trommino per verificare la documentazione relativa ai minori a bordo della Sea watch che potrebbero sbarcare». 

La Procura di Siracusa segue con attenzione il caso della Sea Watch, ma al momento non ci sono elementi per alcun intervento. «Non ci risulta – spiega contattato dall’Ansa il procuratore facente funzioni Fabio Scavone – che il comandante della nave abbia risposto alle richieste della guardia costiera su emergenze sanitarie a bordo, né di avere bisogno di cibo e viveri. Hanno soltanto chiesto di potere approdare nel porto di Siracusa e gli è stato risposto negativamente». «Al momento la nave è alla fonda – osserva il procuratore Scavone – se dovesse ripartire bisognerà valutare se ha tutti i sistemi di sicurezza necessari per proseguire il viaggio senza creare problemi alle persone che ha soccorso».

A bordo della nave, come riferisce Alessandra Sciurba di Mediterranea, ci sono «otto minorenni non accompagnati, quasi tutti ragazzini di 15-16 anni e il piccolo ha 14». E sull’accoglienza dei minori, arriva la disponibilità della Cei: «La nostra voce – afferma mons. Stefano Russo, segretario Cei – si unisce a quella della Chiesa di Siracusa, come pure di altre Istituzioni, Associazioni e Comunità impossibilitate a distogliere ancora lo sguardo da queste vittime». 

La Sciurba ricostruisce anche lo stato d’animo dei 47 ancora sulla nave: «Sono stanchi e speranzosi. Hanno passato mesi se non anni di viaggi e spesso dopo aver subito torture. Spesso hanno la paura del mare e di essere catturati e poi hanno avuto la gioia di essere stati salvati e poi sono costretti a vivere questa odissea». «Molti di loro – aggiunge – sono in ipotermia, evidenziano segnali evidenti di stress psicologico e alcuni hanno anche segni di torture fisiche subite in Libia». «Questa nave non ha violato alcuna legge – sostiene Alessandra Sciurba – e quando i governi dicono che avrebbero dovuto far intervenire i libici non è così. Perché l’Onu dichiara che Libia non è porto sicuro. Li avrebbero portato indietro in luoghi di tortura. Lo dichiara il rapporto Onu. Non è immaginabile che tornino in Libia. Sbarcheranno. Dipende da quanta propaganda politica vogliono costruire sulla pelle di queste persone». 

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