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Sedentari in Italia: cultura sportiva da riscrivere

Alla ricerca di una rivoluzione culturale per promuovere la salute e il benessere attraverso lo sport e l'attività fisica.

Di Federico Serra |

Gli italiani popolo di santi, poeti, navigatori e…sedentari, questa la fotografia che esce dai dati Istat, elaborati dall’Osservatorio permanente sullo sport, con dati che indicano che nel 2022 in Italia la quota di sedentari è più di un terzo della popolazione.

Potremmo dire che siamo un popolo di “sportivi da salotto”, dove è bello guardare e parlare di sport, ma con poca propensione a considerare la pratica sportiva e l’attività motoria in genere quale componente fondamentale di benessere, salute e stile di vita.

Una fotografia impietosa che riguarda di più il sud e le Isole dove le condizioni climatiche dovrebbero consentire una maggiore attività motoria all’aperto.   Il forte gradiente Nord–Sud coi tassi più bassi registrati nelle province autonome di Trento (16,2%) e Bolzano (16,9%) e i più alti in Calabria (59,3%) e Sicilia (59,3%), mostra un’Italia spaccata in diverse realtà geografiche . Analogamente, in altre regioni meridionali più della metà della popolazione non pratica sport né attività fisica: Campania (55,1%), Puglia (54,8%) e Basilicata (53,7%). Inoltre in Sicilia, Calabria e Puglia la graduale diminuzione della sedentarietà osservata nell’arco di 20 anni è stata annullata dall’incremento osservato nel 2022.  Sono dati che devono fare riflettere come viene erogata la cultura sportiva e del movimento in Italia e se ha un senso parlare degli Italiani e lo sport e non delle singole regioni e lo sport.

Ma il gradiente non riguarda solo Nord verso Sud, ma giovani verso anziani, donne verso uomini e il dato più significativo è la poca propensione di giovani a fare sport e avere una cultura sportiva e del movimento e che questa cultura è correlata al titolo di studio.

I dati Istat confermano le disuguaglianze sociali, con differenze marcate rispetto al titolo di studio a tutte le età e in particolare tra gli adulti di 25-44 anni: nel 2022 la quota di persone con basso titolo di studio che non pratica sport o attività fisica è oltre il doppio rispetto a quella di chi ha un titolo di studio più elevato (49,7% vs 17,9%). Inoltre, in 20 anni (2001-2021) la sedentarietà è diminuita in misura maggiore tra le persone con titolo di studio alto accentuando le diseguaglianze sociali. La sportività di una popolazione nasce innanzitutto dall’auto-percezione di ciascuno dei cittadini. Convinti di questo, l’Osservatorio, tramite l’Istituto Piepoli, ha chiesto agli italiani quanto si definiscano loro stessi “persone sportive”: a farlo è il 56% degli intervistati,  con una tendenza più alta tra uomini e  giovani.

Arriviamo quindi proprio alla propensione a praticare attività sportiva e partiamo dalla punta dell’iceberg, quella agonistica, attuata soprattutto da giovani: tra di loro quasi un quinto la esercita. Estendendo l’attenzione a tutti gli italiani, arriviamo a uno su dieci. Un dato ancora più consistente lo raccogliamo chiedendo quanti abbiano nel corso della loro vita praticato attività sportiva agonistica: in questo caso raggiungiamo un terzo della popolazione.

In ogni caso, anche gli over 54, nella quasi metà dei casi, si dichiarano sportivi. Dati ancora più importanti li registriamo quando chiediamo quanto sia importante lo sport nella vita delle persone. I due terzi degli italiani, infatti,  ritengono lo sport importante nella loro vita. Una centralità che raggiunge quasi l’80% tra i più giovani.

Se vogliamo dare significato alle parole “sport in Costituzione”, bisogna uscire dalla scontata fase celebrativa e passare a quella del “fare”, per niente facile e scontata. Bisogna implementare strategie di medio e lungo termine che permettano di creare strumenti che partano dal basso, dai territori, dalle città, dal volontariato e arrivino a creare una coscienza di sport quale bene comune. Scuole, università, terzo settore socio-sportivo e mondo del lavoro, devono essere coinvolti e con loro bisogna studiare soluzioni territorio per territorio, realtà per realtà facendo dello sport uno strumento di coesione sociale.

Tutti possono trarre beneficio dall’aumento dell’attività fisica e riducendo il comportamento sedentario. Tuttavia molti incontrano barriere di natura strutturale all’accesso all’attività fisica o possono sviluppare atteggiamenti che predispongono alla sedentarietà, pregiudicando la loro salute e il loro benessere psico-fisico ed è quello che emerge nel confronto tra le Regioni. Di recente, come Osservatorio permanente sullo sport,  abbiamo fatto per la prima volta,  con il Factsheet 2023,  una  fotografia di tutte le Regioni italiane e delle correlazioni tra sedentarietà, sovrappeso e obesità, consapevoli che solo agendo sulla riduzione della sedentarietà, sulla promozione dell’attività motoria e sull’utilizzo dell’attività fisica strutturata, uniti agli aspetti nutrizionali e comportamentali, si possono raggiungere gli obiettivi  nel contrasto   dell’obesità e nel miglioramento dello stato di salute, tramite la promozione di corretti stili di vita.

È necessario aprire un dibattito nazionale e in ogni Regione, sul ruolo che ha lo “sport”, consapevoli che è arrivato il tempo di sviluppare sinergie  nel promuovere il concetto che “sport è benessere”.

Federico Serra Presidente dell’Osservatorio permanente sullo sportCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA