Notizie Locali


SEZIONI
Catania 17°

Il festival

Cannes, la Palma d’oro è donna (e per l’Italia niente premi)

Vince Anatomie d’une chute della regista Justine Triet

Di Alessandra Magliaro |

La Palma d’oro 2023 è donna (la terza volta nella storia del festival di Cannes, 76 anni), «un cambiamento celebrato da sette registe in concorso», come rimarcato da Jane Fonda che questa sera l’ha consegnata a Justine Triet, la regista di Anatomie d’une chute, appena 44 anni e già sul tetto del mondo del cinema.

Il primo premio torna alla Francia in un’edizione davvero globale ed un palmares, deciso dalla giuria guidata dallo svedese Ruben Ostlund, che ha guardato molto anche ad Oriente. L’Italia è rimasta fuori, incassando la visibilità di tre film in concorso – Rapito di Marco Bellocchio, uscito ora in sala, Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti premiato anche dal box office e La Chimera di Alice Rohrwacher che uscirà in autunno.

La competizione dei 21 era di altissimo livello e non è aria di fare polemica. Justine Triet, che ha ricevuto un lunghissimo applauso dalla platea ed ha chiamato i suoi attori sul palco (tra cui la magnifica Sandra Huller) subito dopo per riprendersi dall’emozione ha fatto una ferma protesta contro la riforma delle pensioni e contro il governo francese «che l’ha negata e repressa in modo clamoroso».

Non solo, Triet – che ha conquistato la Palma due anni dopo Julia Ducorneau di Titane che ora sedeva in giuria – ha parlato della «mercificazione della cultura difesa dal governo neoliberista, in procinto di rompere l’eccezione culturale francese. Questa stessa eccezione culturale che mi ha cresciuta e formata e senza la quale oggi non sarei qui, davanti a voi».

Il tema della donna è stato portante in tutta l’edizione del festival, una osservazione non convenzionale della complessità delle donne, uno sguardo sul femminile senza stereotipi come da tempo finalmente si attendeva, proposto sia dalle tante registe in concorso ma anche dai registi. E il palmares e la serata lo hanno testimoniato.

Lo stesso Anatomie d’une chute della Triet (uscirà in Italia con Teodora) è un giallo giudiziario teso tutto giocato su una donna che deve dimostrare la propria innocenza. Un’onda lunga, verrebbe da sottolineare partita da Venezia che ha assegnato il Leone d’oro ad un altro film giudiziario, francese anch’esso Saint Omer di Alice Diop.

«Vorrei dedicare questo premio a tutte le donne che lottano per superare le difficoltà di esistere in questo mondo», ha detto l’attrice turca Merve Dizdar premiata per Les herbes sèches di Nuri Bilge Ceylan. Il secondo riconoscimento per importanza, il Grand Prix, è andato all’inglese Jonathan Glazer e al suo drammatico The Zone of Interest sulla banalità del male di una famiglia nazista che vive accanto al muro di Auschwitz, tratto dall’omonimo romanzo di Martin Amis scomparso proprio nei giorni di Cannes.

«Grazie per aver amplificato il cinema come solo Cannes è in grado di fare», ha detto il regista. In una serata filata via tra le emozioni dei premiati e qualche piccolo inciampo (Ostlund bloccato dalla Ducournau stava annunciando un premio anzichè un altro, la madrina Chiara Mastroianni che al momento del Grand Prix ha parlato della Palma d’oro), il più scosso in assoluto è stato il grande tedesco, Wim Wenders tornato con Perfect Days tutto girato a Tokyo (la globalità che si diceva all’inizio): migliore attore, la star giapponese Koji Yakusho ma a piangere in platea era lui. C’entrava forse l’età? Wenders ha 77 anni ed è stato parte di un movimento di silver fox che a Cannes si è fatto notare per longevità ed eccezionale tenuta. Del resto sul palco è salito questa sera il re degli horror Roger Corman che di anni ne ha 97. Ma la lista è stata lunga: la Croisette d’argento ha visto protagonisti Michael Douglas (78), Harrison Ford (80), Martin Scorsese (80), Robert De Niro (79), Ken Loach (86), Marco Bellocchio (83) Wim Wenders (77), Jane Fonda (85), Catherine Breillat (74). Tra i laureati di quest’anno il regista vietnamita con nazionalità francese Tran Anh Hung per La passion de Dodin Bouffant (premio regia), il finlandese Les Feuilles Mortes di Aki Kaurismaki (premio giuria), il giapponese Sakamoto per Monster di Kore-Eda Hirokazu (sceneggiatura).COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

Di più su questi argomenti: