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Il Ritorno di Sofonisba

La riscoperta di Sofonisba Anguissola a Paternò: tra il mistero della sua arte e la suggestiva ipotesi della collaborazione con El Greco, un viaggio nel cuore del Rinascimento tardo.

Di Redazione |

Rinasce Sofonisba Anguissola. L’artista cremonese d’epoca tardo rinascimentale, torna a vivere a Paternò (CT).

Di lei è stato detto praticamente tutto: pioniera, sia come artista che come donna, per la vita avventurosa vissuta, oltre gli schemi del tempo; innovatrice, per le tecniche e gli elementi pittorici utilizzati nelle sue opere; maestra della ritrattistica, ha diviso la sua vita tra la Spagna e l’Italia, senza fermarsi mai. Ha conosciuto e di lei hanno parlato i più grandi artisti del suo tempo, da Michelangelo  Buonarroti a Giorgio Vasari, da Annibal Caro a Antoon van Dyck. Quest’ultimo l’ha incontrata già anziana e cieca, a Palermo nel 1624 e di lei disse: “Ho ricevuto maggiori lumi da una donna cieca che dallo studiare le opere dei più insigni maestri”.

La città di Paternò, dove Sofonisba ha vissuto alcuni anni della sua vita, quando nel 1573 sposò Fabrizio Moncada, ha dedicato il 2024 all’artista. Il motivo è legato al ritorno in città del suo più celebre dipinto la “Madonna dell’Itria”, restaurato a Cremona, da Domenico Cretti ed ora esposto nell’ex Monastero della SS.ma Annunziata. In esposizione, accanto alla Madonna dell’Itria, appare un altro importante dipinto, la “Madonna della Raccomandata”, inizialmente attribuito a Sofonisba Anguissola, anche se la critica recentemente ha rivisto l’ipotesi. Secondo il critico d’arte Alfio Nicotra (il primo ad aver attribuito, nel 1995, la Madonna dell’Itria alla pittrice cremonese) in realtà in quell’opera, purtroppo danneggiata dal tempo, da una cattiva conservazione e da non perfetti restauri, potrebbe esserci la mano di un altro grande artista del tempo: El Greco. E lo stesso El Greco, sempre secondo Nicotra, avrebbe partecipato alla realizzazione di parti del dipinto della Madonna dell’Itria.

Sull’argomento, lo stesso Nicotra ha scritto: “Della Madonna dell’Itria, ciò che mi ha sempre incuriosito è la dinamicità delle figure degli angeli e dei Calogeri, completamente estranea alla cultura figurativa di Sofonisba in Spagna dove, al contrario, era apprezzata la sua capacità di rappresentare, con eleganza e sottile introspezione psicologica, la fissità assoluta richiesta dal ritratto di Stato. A mio avviso, le figure dinamiche degli angeli e dei Calogeri sono, invece, da collegare alla coeva pittura greco veneta, che riscuoteva un discreto successo nella Sicilia di fine Cinquecento. La mia prima ipotesi era stata che la colta Sofonisba avesse voluto richiamare l’ambientazione orientale dell’evento miracoloso attraverso la rappresentazione alla ‘maniera greca’ di queste figure. Tuttavia pian piano, con lo studio dei dipinti realizzati da El Greco in Italia, è maturato in me il convincimento che Sofonisba avesse avuto modo di conoscerlo; ma quando e dove? Incrociando dati storici e fonti, nel 2018, ho reso nota la mia proposta di soluzione per questo appassionante dilemma critico. Secondo la mia ipotesi – scrive il critico Nicotra -, dietro il nome di Giovan Battista Anticone, il distinto miniatore venuto da Napoli in Sicilia per apprendere l’arte della miniatura da Sofonisba, si celava in realtà El Greco. L’incontro potrebbe essere avvenuto tra la fine del 1573 e il 1576, per intercessione del comune maestro Giulio Clovio. Allo stato attuale degli studi, in forza dei dati emersi col restauro delle pale di Paternò, ritengo sia ragionevole pensare che quell’incontro ci sia stato. È mia opinione che Sofonisba sia passata presto dalla conoscenza, che potrebbe essere stata acquisita a Palermo o forse a Paternò, alla valutazione del grande talento artistico del giovane pittore, assai stimato da Giulio Clovio, e che abbia rapidamente maturato l’idea di avvalersene per la realizzazione della Madonna dell’Itria e della Madonna della Raccomandata. La collaborazione poté tradursi in breve tempo in stima, come testimonia la reciproca influenza stilistica. La visita di El Greco in Sicilia potrebbe essere stata motivata dalla speranza di ottenere da Sofonisba una lettera di presentazione per il re di Spagna, a quel tempo impegnato nella ricerca di bravi pittori, a cui affidare la decorazione del Palazzo dell’Escorial. E in effetti, sul finire del 1576 – conclude Nicotra -, El Greco partì da Genova alla volta della Spagna. Il resto della storia è ben noto: il suo stile troppo originale e innovativo non incontrò il gusto del conservatore Filippo II, ma Toledo e la Spagna gli conferirono grande successo e molti onori.»

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