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la stagione dell'inda

“La pace” di Aristofane al Teatro greco di Siracusa: Battiston vola su uno scarabeo stercorario. Annunciati i titoli del 2024

La commedia con la regia di Daniele Salvo in scena fino al 23 giugno

Di Carmelita Celi |

Commedianti come i cittadini del Belpaese? Difficile trovarne.Siamo drasticamente, gioiosamente segnati dal comico, da Fiorilli (Tiberio, genio della commedia dell’arte) a Fiorito (Franco, detto “er Batman”, scandaloso politico) ma il “riso alla greca”, per dirla con Umberto Albini, è leccornia che rischia di bruciarsi. E’ talmente innervato nelle contingenze socio-politiche del tempo che, qui ed ora, è facile (e legittimo) scivolare o semplicemente deviare nell’ovvio, nella gag pecoreccia, nel cabaret, nella satira “facile” modello Bagaglino o nel musical modello “Alleluja, brava gente”. E, perché no, nell’avanspettacolo.Con le migliori intenzioni da onesto figlio del suo tempo devoto alla Commedia attica antica, il regista Daniele Salvo cucina il “riso” in mille salse e l’apparecchia in “La pace” di Aristofane, fino al 23 al Teatro antico di Siracusa per la stagione dell’Inda. E lode sia al Cda della Fondazione che s’intesta felicemente il recupero di una commedia (421 a.C.) che, a differenza delle “sorelle”, dal 1914 ad oggi, non ha mai avuto cittadinanza al Temenite.

Mescolanza di vernacoli

Il “pastiche” di Salvo trova rispondenza nella mescolanza di vernacoli che in Aristofane è diktat da sempre (toscano, romano, napoletano, siciliano, lombardo, pugliese) e non è da meno la furba, svelta traduzione di Nicola Cadoni, generosa di “calembour” moderni e “piacioni”: la fantozziana “Merdaccia Merdaccia” (nome e cognome di Trigeo, del padre, del nonno, come la famiglia Bobby Watson della “Cantatrice calva” di Ionesco), “reception”, “porchetta di Ariccia, no, di Ortigia”, “Porto Cervo Volante”, “uccellacci e uccellini”, e, sopra tutti, la didascalica strizzatina d’occhio di “Vladimir Cleone”. Dal canto suo, la musica di Patrizio Maria D’Artista è cornucopia di stili, repertori, citazioni (l’ultima, dichiarata, è il brindisi di “Traviata”) con echi di soundtrack disneyani, “Notre Dame” di Cocciante, canti dell’Est europeo fino alla (rin)corsa finale decisamente “Underground” alla Goran Bregovic. Naturalmente, a render giustizia di ciò, in opulenti assieme anche danzati (Miki Matsuse) è il Coro, magnificamente governato da Simonetta Cartia (corifea) ed Elena Polic Greco, corifea e intensa “voce” del monologo di Pace, muto simulacro in carne ed ossa (Jacqueline Bulnès).

La missione possibile in groppa a uno scarabeo stercorario

Già, “La Pace”. Praticamente la storia di un benefattore dell’umanità.Trigeo è diretto contraltare di Prometeo: se il titano ruba ciò che è negato agli uomini, il vignaiolo riporta alla luce ciò che agli uomini è stato nascosto.Missione possibile seppur maleodorante ché in groppa ad uno scarabeo stercorario egli vola sull’Olimpo, algida palla di metallo riflettente (scene di Alessandro Chiti) mentre, in apertura, sono vistose le tracce del banchetto (palle di merda secca) che i servi, imbrattati, impastano in focacce e polpette, per lo strano insetto (installazioni di Michele Ciacciosfera) che ruggisce e grugnisce. Solo se nutrito a dovere, potrà issarsi in volo. Ha zampone verdi e verde è il corpo-elicottero quando, novello e fetido Pegaso, conduce Trigeo sull’Olimpo ormai deserto. I divini abitanti, purtroppo, l’hanno ceduto a Polemos, dio della guerra (Patrizio Cigliano). La Terra è a terra: una parte del pianeta, infatti, è “riassunta” al suolo prima di venire risucchiata da una sorta di “hell”.

Riuscirà il nostro eroe a disseppellire la Pace

Riuscirà, il nostro eroe.A disseppellire la statua di Pace restituendola all’umanità, a convincere Ermes, supremo conoscitore di complotti, a smascherare la guerra e i suoi alleati, mercanti d’armi nonché neri, corrotti potenti.La guerra è commercio ma, ideologicamente spogliata, la guerra è nuda. Dunque guerra alla guerra.Ma se l’Olimpo è lontano, l’Arcadia è vicina. Un’immensa falange di campagnoli “intuitivi”, infatti, bucolico “Quarto Stato” ante litteram e Spaventapasseri da “Mago di Oz” (costumi di Daniele Gelsi) aiuta Trigeo a cacciare impostori assetati di danaro, attaccando i vivi o chi è ancora vivo nella memoria. Alla fine, non senza le nozze tra Trigeo e Opora (Federica Clementi) mentre la bella Teoria (Gemma Lapi) va al Consiglio, sarà “riso” non di buffoneria ma di benessere allo scampato pericolo.

Giuseppe Battiston e Massimo Verdastro

Generosamente incappellato e intabarrato, con due figlie (Francesca Maria, Stella Pecollo) conciate da sorellastre di “Gatta Generentola”, Giuseppe Battiston-Trigeo dota la voce-orchestra d’ogni possibile variazione, compresa la cantilena d’un improbabile pontefice slavo (Karol?), accordandola ad una “sonora” fisicità che a tratti rammenta Tino Buazzelli.Gli tiene testa… da dio (Ermes ma anche Ierocle) Massimo Verdastro, ora isterica, autorevole drag queen, ora “hystrio” prepotente e talentuoso. Sicuramente in parte è il resto del cast, in testa Simone Ciampi (Servo di Trigeo I) e Martino Duane (Servo II/Aristofane). E Gaetano Aiello (Macello), Paolo Giangrasso (fabbricante di falci), Giuseppe Rispoli (mercante di armi).A corredo della missione di “Pace”, l’ennesima didascalia: bandiere d’Europa in bella mostra.

I titoli della stagione 2024

Se il Mito cioè la tragedia ci compromette tutti, trapassandoci da parte a parte senza confini temporali, la commedia è una cosa seria. E l’Inda non ci rinuncia. Terzo titolo della stagione 2024, infatti, preceduto da “Aiace” di Sofocle (10 maggio/7 giugno) e “Fedra” (Ippolito portatore di corona) di Euripide (11 maggio/28 giugno) sarà “Miles gloriosus” di Plauto (13-29 giugno).Come dire, allegria dopo la tempesta.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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