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 Chiarenza, non mobili ma storie d’amore vissute con l’architettura e il design

A Castellammare del Golfo un laboratorio sperimentale, uno spazio fluido in continuo divenire  

Di Redazione |

A Castellammare del Golfo, in via Segesta n° 140, Chiarenza apre porte al pubblico e offre un'esperienza nuova per vivere, a tuttotondo, l'arte nel quotidiano. Ha iniziato con un'inaugurazione atipica, a tratti primordiale, che è partita dal concetto di cibo, alla greca maniera, come simbolo di ospitalità per gli avventori.  Il compito è stato affidato alle sapienti mani di Giuseppe Costa, chef dello stellato “Il Bavaglino” di Terrasini, che ha curato la preparazione dei piatti per gli ospiti. Ed ecco che si svela così Chiarenza, come una boîtesurprise, direbbero i francesi, come un crocevia per ricercatori attenti e sensibili. L'arredamento sembra un po' aver smarrito quella suggestiva ritualità legata agli uomini di bottega.  I commercianti, nell'immaginario collettivo, facevano vivere le loro merci con aneddoti e racconti, passando attraverso un rapporto sensoriale con la materia. I mobili si accarezzavano, si annusavano e infine si testavano. Nino Chiarenza, visionario proprietario di questa nuova realtà, si intrattiene con i clienti raccontando, ad esempio, come e perché si è passati dalle massaie relegate come cenerentole in cucina al concetto di “Isola della cucina”.  L'odierna ritrovata convivialità, anche nella preparazione dei piatti, impone un posto d'onore alla cucina che quindi lascia il ruolo subalterno e si sposta protagonista al centro della stanza.  Così nasce l'isola, l'intuizione è di Bulthaup e si colloca nell'ormai lontano 1982, una modernità che ha già 40 anni di storia. A raccontarlo è Nino, mentre parla di resine e legni secolari. Ad accogliere i clienti ci sarà anche Cristina Cataldo: caustica e sensibile compagna di viaggio di Nino, da qualche anno coautrice di questo futuristico progetto. È una cacciatrice di anime con la passione per le tavole ben imbandite e per le luculliane colazioni.  Figlia d'arte, è cresciuta con un papà che aveva un noto negozio di abiti ad Alcamo, si prodiga a guidare i clienti nel labirinto di soluzioni e possibilità ma lo fa solo dopo aver preso le misure delle loro esigenze, come farebbe un sarto che confeziona abiti su misura. Chiarenza non sono solo Nino e Cristina. Insieme con loro tante professionalità hanno sposato la loro visione e con loro collaborano, fornendo sfaccettature insolite, visioni laterali e profonda gentilezza. Chiarenza è: un laboratorio sperimentale, uno show-room, un centro espositivo, un ristoro gourmet, è uno spazio fluido in continuo divenire, è un tempio profano innovativo per vivere l'architettura e il design, è la casa dello yoga e dell'equilibrio come stile di vita. Offrirà delle suite per chi, come uno spirito errante, approderà in cerca di autenticità senza tempo. Fornirà inoltre, ai clienti che ne avessero bisogno, ambienti dove sentirsi a casa, un teatro dove fare le prove generali di respiro, dove sperimentare quelle sensazioni che devono albergare in ogni casa.  Chiarenza non vende mobili, disegna storie d'amore: intense, appassionate e personali, cancella l'idea di omologazione restituendo tempo e attenzioni. Nel mondo dell'effimero e dell'impalpabile ambisce e sogna alla grande progettando una casa che sia per sempre come nelle migliori fiabe.  Xenia era il concetto di ospitalità nell'antica Grecia, gli stranieri che busseranno alla loro porta riceveranno quel rispetto che i greci riservavano agli ospiti, sacri e protetti dagli dei.  Dal 19 maggio Chiarenza è fruibile a coloro che, con curiosità, si lasceranno condurre verso questa una nuova esperienza concettuale.

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