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Autostrada Siracusa-Gela, la grande incompiuta adesso rischia un altro stop

Di Ottavio Gintoli |

SIRACUSA – Mentre sulla Agrigento-Palermo i lavoratori non ci stanno e hanno deciso di incrociare le braccia, sulla A18 Siracusa-Gela quella che si respira è solo una calma apparente. “Solo” perché un po’ tutti sembrano aver perso le speranze di vedere aperto il primo tratto di autostrada in provincia di Ragusa (ovvero il 6+7 che da Rosolini collega allo svincolo Ispica-Pozzallo). “Calma apparente” perché è vero che i lavori sono ripresi dopo l’estate, ma dei circa 150 lavoratori impiegati nei cantieri solo una parte sono stati richiamati (gli altri aspettano, invece) e la sensazione è che presto ci si potrebbe ritrovare nuovamente punto e a capo. Ovvero coi lavori fermi, con le ditte appaltatrici costrette a interromperli in attesa di ricevere i pagamenti per i sal (stato avanzamento lavori) presentati nei mesi scorsi al Cas (Consorzio per le Autostrade Siciliane).

Un po’ difficile fare i calcoli rispetto a una strada che ormai si puà definire la grande incompiuta delle infrastrutture siciliane, ma da quanto spiegato dalle sigle sindacali più importanti, sembrerebbe che le ditte avanzino circa 10milioni di euro. Un’esposizione eccessiva, che non permetterebbe di andare avanti nei lavori e, quindi, nemmeno di portare avanti il sogno di un’autostrada che colleghi le province di Siracusa, Ragusa e Caltanissetta. Eppure ci vorrebbe, e anche presto. Dato che la vecchia statale è ormai impercorribile e attraversare Gela e la sua via Venezia è una missione quasi da inferno dantesco. Alla questione economica, poi, si aggiungerebbero anche piccoli intoppi burocratici, tra espropri da concludere e piccole modifiche in corso d’opera che hanno rallentato, ancora di più la situazione.

Dal nostro archivio digitale un ritaglio de LA SICILIA del 12 maggio 1968

In compenso, però, subito dopo la fine delle estate sono partiti i piccoli lavori di riqualificazione sui lotti autostradali già aperti e in funzione. Ovvero quelli che arrivano fino a Rosolini. Chissà se l’ex premier Matteo Renzi in visita da queste parti nelle settimane scorse per presentare il suo libro non abbia alzato la cornetta per far presente che in una Sicilia che diventa sempre più turistica e metà di investimenti, strade interrotte e combinate male non dovrebbero esistere.

Non si può dire, però, che negli ultimi anni l’attenzione sulla A18 e sui lavori perennemente in ritardi non sia mancata. A febbraio è arrivata anche il sottosegretario alle Infrastrutture Simona Vicari a visitare i cantieri e a rassicurare un po’ tutti. L’obiettivo è quello di mettere in funzione i 3 lotti in fase di costruzione entro marzo 2019. Obiettivo di natura contabile in quanto stando alle regole dei finanziamenti europei ottenuti per continuare l’A18, entro il 31 dicembre 2018 i lavori nei 3 lotti devono essere completati. A febbraio si parlava di un buon 45% di lavori già completati, con l’evidente soddisfazione di essere in linea coi tempi (non quelli originari ovviamente). Poi è arrivata l’estate, ci sono state fatture non saldate e il rischio licenziamento per quasi 150 operai che ha fatto drizzare le antenne di sindacati e politici. Oltre a quelle delle famiglie degli operai.

Il cantiere autostradale non è un cantiere fantasma ma i sindacati lasciano intendere che sia solo una questione di tempo e che se non dovessero essere saldati gli ultimi sal, il rischio che si blocchino i lavori è molto concreto.

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