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Allarme denatalità in Sicilia, i numeri sono da record

Di Giuseppe Scibetta |

Caltanissetta. La denatalità rischia di assumere le connotazioni di una vera e propria calamità in Italia, dove nel 2016 è scesa ad un minimo storico dell’1,26 figli a coppia (e quindi il più basso d’Europa), ma a preoccupare ancor di più è la percentuale riscontrata in Sicilia, dove con l’indice dell’1,3 è tra le regioni che più contribuiscono a questo primato negativo, che a livello nazionale ha determinato 103 mila nati in meno dal 2008 al 2016.

Sono questi i dati da “bollino rosso” emersi nel corso del primo congresso siciliano della “Siru” (Società italiana della Riproduzione umana) che da ieri (e si conclude oggi) si svolge nella sede del Consorzio universitario di Caltanissetta per approfondire il tema “La tutela della Salute riproduttiva e l’integrazione del Centro di procreazione medicalmente assistita nel sistema sanitario”.

Quali sono le cause che procurano (in percentuali di anno in anno sempre più preoccupanti) questo decremento del numero di neonati? Diverse e le più disparate, e tra queste le patologie congenite che portano infertilità, ma anche la difficoltà per le coppie giovani di trovare un lavoro e quindi di costituire una famiglia o, al contrario, il troppo lavoro derivante dal fenomeno del “carrierismo”.

«Continuando di questo passo – ha detto il presidente della “Siru” prof. Antonino Guglielmino, che ha approfondito l’argomento “Quale fabbisogno e quali prospettive per la genitorialità in Sicilia? ed ha avviato al tempo stesso una proposta che chiama direttamente in causa il governo regionale – l’equilibrio della popolazione esistente tra nuove nascite (che in Sicilia ha un indice dell’1,3) e mortalità andrà ad abbassarsi sempre più, con conseguenze sociali gravissime. Per questo per arginare il crollo demografico, che è a livelli di vera emergenza, occorre aiutare le coppie che i figli lo vogliono veramente e che hanno problemi di infertilità, e che comunque chiedono di potere accedere alla riproduzione assistita. Attualmente il 50% delle donne in età fertile (dai 18 ai 49 anni circa) non ha figli, e si scopre che di questa percentuale solamente l’,18% non ne vuole avere; per cui l’altro 48,2% i figli li vorrebbe ma non li può avere, molto spesso anche per motivi economici».

«Nelle more dell’attuazione dei “Lea” (Livelli essenziali di assistenza) nazionali – ha ricordato il prof. Guglielmino, che, tra le altre cose, è stato il primo in Sicilia ad occuparsi delle diagnosi di preimpianto per la thalassemia – il primo passo deve essere, partendo dalla Sicilia, quello di attivare immediatamente i “Lea” regionali, costruendo preferibilmente un sistema misto fra pubblico, privato convenzionato e privato puro. La nostra proposta è di adottare il modello della Lombardia, che prevede per i pazienti un ticket di appena 37 euro, o, in seconda battuta quello della Toscana con un ticket di 500 euro. Una terza alternativa, che però risulterebbe più esosa per i pazienti isolani, sarebbe quella di ripristinare il regime di copayment in vigore dal luglio 2016 fino al dicembre 2017, periodo durante il quale mille euro gravavano sulle coppie sotto i 50 mila euro di reddito e 1.700 sulla Regione Siciliana. La cosa preoccupante è quella che al momento tutta la somma grava sulle coppie siciliane, che da tre mesi sono costrette di nuovo alla migrazione sanitaria e si ritrovano “condannate” a recarsi in altre regioni per farsi assistere, con l’aggravante che la Regione Siciliana dovrà poi riprendere a pagare le prestazioni in compensazione. Una fatto questo fuori da ogni logica».

«Fondamentale appare inoltre – ha detto ancora Guglielmino, alla presenza dell’ex assessore regionale alla Sanità Ettore Cittadini e di oltre 200 congressisti – ripensare alla formazione degli operatori del settore e dei medici di base (ginecologi, andrologi, ostetriche, medici di medicina generale, consultoriali, assistenti sanitari), e ciò alla luce delle nuove esigenze riproduttive di genere, un vero e proprio cambiamento antropologico».

Tra gli altri intervenuti anche il sindaco di Caltanissetta, Giovanni Ruvolo (che è anche un biologo impegnato in questo settore a livello internazionale) che ha parlato dell’esperienza pilota della rete della fertilità da lui avviata nel capoluogo nisseno, il presidente del Consorzio universitario locale Giovanni Arnone e il presidente dell’Ordine dei medici Giovanni D’Ippolito.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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