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Mafia: difesa Mori ‘generale vittima di killeraggio mediatico, ristabilire verità anche per Borsellino’ (2)

Di Redazione |

E poi ricorda ancora la frase pronunciata da Paolo Borsellino il 18 luglio 1992, il giorno prima di essere ucciso nella strage di via D’Amelio, quando disse alla moglie, Agnese: “Non sarà la mafia a uccidermi ma i colleghi e altri che lo permetteranno”. E ricorda anche la frase detta da Borsellino alla presenza dei suoi colleghi, Alessandra Camassa e Massimo Russo che lavoravano con lui: “Un amico mi ha tradito”. “Borsellino non si poteva riferire ai Carabinieri”, dice ancora Milio. Nel verbale di interrogatorio del 14 luglio 2009 Alessandra Camassa, oggi presidente del Tribunale di Marsala, aveva raccontato per la prima volta quell’episodio specificando che lo sfogo di Borsellino era stato susseguente ad alcune domande che lei e il collega Russo gli avevano posto sui pericoli cui si esponeva tra l’altro interessandosi alle indagini relative alla strage di Capaci. E al processo disse in aula: “Ricordo che il giudice Borsellino si alzò dalla sedia si distese sul divano manifestando stanchezza e avvilimento, iniziò a lacrimare in modo evidente. E ci disse: ‘Non posso credere, non posso credere che un amico mi abbia potuto tradire’. Io e il collega Massimo Russo siamo rimasti sorpresi. Questo pianto all’epoca mi impressionò, non avevo mai visto Borsellino piangere. Paolo era particolarmente turbato in quel periodo. Questo avvenne prima del 4 luglio ’92, giorno in cui venne celebrato ufficialmente la cerimonia di saluto a Borsellino che già da qualche tempo era tornato a Palermo lasciando la procura di Marsala. Solo anni dopo capii che quel particolare poteva avere un interesse investigativo ma di questo fatto ne parlammo in più occasioni con mio marito e con lo stesso Massimo Russo”.

“L’incontro viene collocato tra l’1 e il 21 giugno 1992 – dice oggi l’avvocato Milio – Se fosse stato il generale Mori o il colonnello De Donno il traditore, o il generale Subranni, Borsellino sarebbe andato il 25 giugno alla caserma Carini dei Carabinieri per proporre di fare le indagini? O il 10 e 11 luglio sarebbe andato in trasferta in elicottero con Subranni, o ancora li avrebbe difesi il 14 luglio 1992, pubblicamente, i traditori? E il 18 luglio, il giorno prima di morire, disse: ‘Non sarà la mafia a uccidermi ma i miei colleghi e altri a permettere che ciò possa accadere, ma non menziona mai i carabinieri”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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