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I medici: condizioni di Provenzano sono incompatibili con il carcere

I medici: condizioni di Provenzano sono incompatibili con il carcere

Secondo la relazione richiesta dal tribunale di sorveglianza Roma - chiamato a pronunciari sulla eventuale revoca del 41 bis - il boss «presenta un grave stato di decadimento cognitivo»

Di Redazione |

MILANO – «Il paziente presenta un grave stato di decadimento cognitivo, trascorre le giornate allettato alternando periodi di sonno a vigilanza. Raramente pronuncia parole di senso compiuto o compie atti elementari se stimolato. L’eloquio, quando presente, è assolutamente incomprensibile. Si ritiene incompatibile col regime carcerario». È il quadro dello stato di salute del boss Bernardo Provenzano tracciato dai medici dell’ospedale San Paolo di Milano che, su richiesta del tribunale di sorveglianza di Roma, hanno inviato una relazione ai giudici. I magistrati, su istanza dei legali del capomafia, gli avvocati Rosalba Di Gregorio e Maria Brucale, erano chiamati a pronunciarsi sulla eventuale revoca del carcere duro inflitto a Provenzano, ricoverato nel reparto detenuti del San Paolo di Milano. Il pg si è opposto al differimento della pena e alla detenzione ospedaliera richiesta dal legale del capomafia, l’avvocato Franco Marasà. E il tribunale, che dovrà esaminare una perizia medica sullo stato di salute del boss, si è riservato la decisione.   Per i difensori il 41 bis, finalizzato ad evitare i contatti tra i boss e l’esterno, nel caso di Provenzano sarebbe totalmente inutile vista la impossibilità di comunicare del detenuto. I giudici, però, non hanno deciso e hanno chiesto all’ospedale ulteriori accertamenti soprattutto sulle capacità cognitive del paziente. L’udienza è stata rinviata al 5 dicembre.

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