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Coppia catanese restituisce il sorriso a due gemelline ucraine malate. Ma poi il mondo smette di girare

Le piccole, 7 anni, sono state affidate a Giuseppe e ad Anna (nomi di fantasia) che le hanno accolte e curate. Fino a quando una tutrice ucraina non si è presentata alla loro porta

Di Franca Antoci |

A casa di Giuseppe e Anna (i nomi sono di fantasia), genitori di un minore, a Catania, è il 25 maggio del 2022 quando arrivano due gemelline affidate dal Tribunale per i minorenni. Hanno 7 anni. Ne mostrano meno. Esili, scure addosso e nei capelli, sono smarrite. Sui loro occhi azzurri scorrono le immagini dell’orrore che quotidianamente mostrano i telegiornali. Hanno paura del contatto con altri esseri umani. «Non potevamo avvicinarci – ricordano Giuseppe e Anna con un groppo alla gola – né sfiorarle. Si stringevano l’una all’altra come per proteggersi. Non parlavano». Non conoscono il calore di una famiglia, gli odori di cibo e i profumi di doccia e biancheria appena lavata. Fanno fatica quei due genitori che non sono i loro, a metterle in quel mondo dove una carezza le ferisce, ogni rumore le fa sobbalzare e il cibo è un bottino da nascondere e mangiare senza che nessuno veda o possa possa rubarglielo. Difficile è portare il sole in quel pianeta buio, ma ci riescono. E dall’involucro del terrore, le gemelline vengono fuori candide e biondissime.

«Abbiamo capito però – raccontano Giuseppe e Anna – che, superata almeno in parte la paura, le bimbe avevano problemi fisici e di salute che andavano oltre la sofferenza patita». E’ necessario l’intervento sanitario. Che comincia dai controlli all’ospedale Cannizzaro e arriva all’istituto Gaslini di Genova. Le diagnosi sono serie per entrambe: una bimba è affetta da microcefalia, la sorellina ha un’apertura del cranio da cui fuoriesce «un encefalocele contenente meningi e tessuto nervoso distrofico» ed è stata sottoposta a una delicata operazione chirurgica.

L’istituto Gaslini ha già fissato un ricovero per il 5 febbraio del prossimo anno. Nel frattempo dovranno seguire terapie specifiche e controlli periodici che ne attestino l’efficacia. «Le abbiamo viste cambiare giorno dopo giorno – dicono Giuseppe e Anna – aprirsi al sorriso, acquisire sicurezza, accettare l’affetto che non chiede nulla in cambio e affidarsi alle nostre cure. Nonostante le patologie che le affliggono, sono serene». Il rapporto familiare, anche con il fratellino acquisito, si consolida e la quotidianità viene scandita dai tempi riservati naturalmente all’infanzia, scuola e amici compresi. Ogni momento ha un senso e le gemelline un equilibrio. Tutto fino al 20 luglio. Quando una tutrice ucraina bussa a quella porta e comunica deve riportare le bimbe in un orfanotrofio, forse in Transcarpazia, come governo chiede. E il mondo smette di girare. A nulla vale spiegare le condizioni fisiche delle piccole, il bisogno di cure tale da mettere a rischio la loro vita. Sono proprietà dello Stato che le rivuole. Chissà se in Ucraina conoscono la storia delle due mamme e di re Salomone. «Noi non vogliamo rubare le bimbe – affermano Giuseppe e Anna – ma ce le hanno affidate e noi le abbiamo curate. Con amore. Abbiamo solo chiesto di sapere perché e se dove andavano avrebbero ricevuto stesso amore e cure. E non abbiamo ricevuto risposte perché ci è stato detto che non ne abbiamo diritto. Noi faremo comunque il possibile per tutelarle».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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