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«Non faremo come Roma» “Giancà”, corsa solitaria benedetta dal direttorio? «No, ne usciranno due-tre»

Di Mario Barresi |

Catania – «Non succederà come a Roma». Così dicono – a metà fra la superstizione e i buoni propositi – tutti i leader grillini quando parlano delle prossime Regionali. Sì, perché quello che sta succedendo a Virginia Raggi è più di un monito, per chi ha il chiodo fisso di governare la Sicilia, che – assicura Alessandro Di Battista – «sarà la prima regione a cinque stelle».

La partita è decisiva, anche al di là del ragionamento di Luigi Di Maio: «Quello che succede da voi anticipa sempre il resto d’Italia». E non è un caso che quest’anno la festa nazionale del movimento, “Italia 5 stelle”, si svolgerà a Palermo nel prossimo fine settimana. Ci sarà anche Beppe Grillo (qualcuno preconizza che, dopo lo sbarco a nuoto dallo Stretto, atterrerà al foro italico in mongolfiera) per motivare gli attivisti dopo i pastrocchi in Campidoglio. Ma sarà un’occasione, assieme a Davide Casaleggio e ai guru di “Rousseau”, per fare il punto sulla Sicilia. Annunceranno il candidato sindaco a Palermo (nonostante qualche ritardo nelle “Comunarie”), e poi partirà il percorso per le Regionali di ottobre 2017.

C’è molta fiducia – a Genova, a Milano e a Roma – sulla qualità della classe dirigente siciliana. Soprattutto quella della prima ora, che s’è fatta le ossa alle Regionali del 2012. «La loro energia e il loro risultato per noi sono stati un modello e una spinta per le politiche», ragiona a voce alto Di Maio. Legatissimo – perché fra i grillini, anche se è vietato parlare di “correnti”, ci sono rapporti umani e politici consolidati – a Giancarlo Cancelleri. Che contro Crocetta e il Pd ha già perso. Ma, paradossalmente, la crescita politica del geometra di Caltanissetta è partita proprio dopo quella sconfitta. Conquistandosi, sul campo, un ruolo da leader all’Ars (nonostante la carica di capogruppo sia a rotazione), ma soprattutto sui territori. Con una capacità di ascolto e di mediazione, soprattutto nei casi più spinosi. Ha messo lui la faccia nella cacciata del reprobo sindaco di Gela, Mimmo Messinese. Così come a Ragusa ricordano Cancelleri nei due giorni di “ritiro a porte chiuse” per catechizzare i grillini più recalcitranti contro Federico Piccitto, sul quale lo stesso “Giancà” – come lo chiamano tutti – s’è speso in prima persona per evitare un caso Pizzarotti in versione caciocavallo.Ma la rete è sovrana. «Sceglieranno gli attivisti, io voglio metterci la faccia», ripete come un giradischi rotto Cancelleri a chi gli fa sempre la stessa domanda. Ma quando? «Dopo la campagna elettorale di Palermo e degli altri comuni». In lizza, ufficialmente, non c’è nessun altro. C’è da preoccuparsi per questa solitudine dei numeri primi? «No, sono convinto che due-tre candidati usciranno. E se non escono li facciamo uscire lo stesso», scherza con i giornalisti in piazza Università. Gli stessi giornalisti, «quelli siciliani», difesi sul palco anche andando contro la pancia qualunquista della piazza. «In quest’isola, a differenza della stampa nazionale, abbiamo chi fa da cane da guardia contro sulle porcherie del potere».

Avversari? Seguendo le costellazioni dei big nazionali, il siciliano più legato a “Dibba” è l’europarlamentare Ignazio Corrao. Che liquida con un sorriso l’ipotesi: «Sono troppo amico suo, sto già lavorando per Giancarlo». S’è tirato fuori anche il notaio favarese Andrea Bartoli, amicissimo di Grillo; resta qualche potenziale borbottio sotto l’Etna. Per il resto: calma. Apparente. E Cancelleri questo lo sa.

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