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Va ai domiciliari l’uomo che si barricò in casa a Librino e sparò in strada: «Ora non è più pericoloso per la collettività»

Secondo la Gip «i fatti furono generati dall'uso di stupefacenti». Ora che non è più sotto l'effetto di droghe non ci sarebbe il rischio di recidiva

Di Laura Distefano |

Lascia il carcere Concetto Trippa, battezzato dai media il pistolero di Librino quando l’8 aprile scorso ha cominciato a sparare per strada e sulla tromba delle scale di un condominio di viale San Teodoro e poi si era barricato nella casa al dodicesimo piano. Il gip Ottavio Grasso ha concesso al 33enne, difeso dall’avvocato Andrea Gianninò, la modifica della misura con concessione degli arresti domiciliari a casa della madre dell’indagato e del suo compagno. Un provvedimento che arriva nonostante il parere contrario del pm. Per il gip – che cita una sentenza della Cassazione del 2019 – «non sussiste un’esposizione al pericolo per la collettività di tale consistenza da non risultare compensabile con il recupero del soggetto tossico dipendente».

Nel provvedimento il giudice evidenzia che «per quanto i fatti hanno generato l’arresto sono stati allarmanti, può convenirsi con la difesa che siano stati plausibilmente originati dall’uso di stupefacente».

La diretta social

Quel pomeriggio di fuoco Trippa, che come certificato dai test medici del Sert dello scorso maggio è un tossicodipendente, registrò una diretta social dove raccontava in evidente stato alterato: «Vogliono uccidermi e mi hanno dato del cibo sigillato con veleno per topi». Alla madre, invece al telefono, aveva detto che gli avevano dato della cocaina tagliata male.

La resa

Il trentenne si arrese dopo ore e ore di mediazione con i poliziotti della Squadra Mobile (ne arrivarono anche da Palermo), a cui consegnò la pistola. Sotto l’occhio delle telecamere e dei flash dei fotografi Trippa fu portato dritto in carcere. L’arresto in flagranza fu convalidato dal gip. Ma il difensore dopo che l’indagato è stato ammesso al programma di recupero della tossicodipendenza del Sert ha sollecitato la sostituzione della misura.

«Un fattore di novità idoneo a lasciare supporre la cesura con le sostanze psicotrope, scongiurando il rischio di recidivanza», scrive il gip Grasso. Così Trippo va a casa della mamma.

«Il luogo di esecuzione della misura richiesta – motiva il giudice – è diverso da quello nel quale si sono verificati i fatti; la circostanza di vivere presso la casa dei familiari (i quali eserciteranno certamente una forma di controllo, oltre che di supporto) rappresenta un distacco da quello nel quale è stato colto in flagranza di reato». Un altro elemento che per Grasso rappresenta una «cesura» con la scena del crimine che aveva «opportunamente» portato « il gip della misura genetica ad escludere l’adeguatezza della misura domiciliare».

La clausola

Il giudice quindi concede i domiciliari ma con una clausola ben precise: non abbandonare il piano di recupero dal consumo di droga. Il gip « impone al responsabile Sert di comunicare immediatamente l’interruzione del programma di recupero». In quel caso Trippa potrebbe avere un aggravamento della misura cautelare oltre alla contestazione di altri reati.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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