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Dolore e cordoglio nel mondo della cultura:

Dolore e cordoglio nel mondo della cultura: è scomparso lo storico Giuseppe Giarrizzo

Per anni Preside della facoltà di Lettere e accademico dei Lincei

Di Redazione |

Lutto nel mondo della cultura, è scomparso lo storico Giuseppe Giarrizzo, a lungo Preside della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania, accademico dei Lincei ed editorialista de “La Sicilia”.  

I Docenti, il Personale, gli studenti del Dipartimento dell’Università di Catania piangono la scomparsa del Prof. Giuseppe Giarrizzo, scomparso stamattina a Catania all’età di 88 anni. «Alla Sua generosa lungimiranza dobbiamo, tra le tante cose, anche il recupero del Monastero dei Benedettini, oggi sede della nostra Istituzione. I Suoi studi ed il lungo magistero hanno dato lustro alla comunità scientifica che qui si è raccolta e sviluppata ormai da diversi decenni, proiettandone l’immagine ben oltre la dimensione locale. Sappiamo che Egli ci chiederebbe di continuare quanto ha cercato di insegnarci con il Suo esempio di Maestro e di Studioso e questo deve essere e certamente sarà il nostro impegno».  

«Nella sua lunga carriera accademica, il prof. Giarrizzo ha unito l’impegno scientifico e nella formazione delle giovani generazioni a quello istituzionale, facendo sì che la sua visione del ruolo dell’Università si concretizzasse nella costruzione di un’organizzazione che corrispondesse in modo efficace a quel ruolo». Lo afferma il rettore dell’Università di Catania Giacomo Pignataro in una nota in merito alla scomparsa dello storico Giuseppe Giarrizzo, morto oggi a Catania all’età di 88 anni. «Di questa sua capacità di combinare il suo impegno di studioso con quello istituzionale – prosegue Pignataro – si è giovata non soltanto la Facoltà di Lettere e Filosofia, di cui è stato ininterrottamente Preside per trent’anni, ma l’intero Ateneo che ha sempre riconosciuto in Giarrizzo, insieme ad altri Presidi, un punto di riferimento e di guida in un momento storico molto importante per il Paese e per la Sicilia». «Giunto, infatti, alle massime responsabilità accademiche proprio negli anni del Sessantotto – continua il rettore – è stato custode di una concezione secondo cui l’Università, nonostante l’apertura di massa, deve continuare a coltivare una vocazione d’élite nella proiezione europea della propria attività di ricerca». Così forgiò la “sua” Facoltà di Lettere, garantendo con il suo prestigio intellettuale che l’Università di Catania mantenesse un alto rango di apertura internazionale. Certamente il debito dell’Ateneo nei suoi confronti è grande proprio per la reputazione che ha saputo creare per la nostra Università, in primo luogo, negli ambienti accademici e scientifici del Paese e dell’Europa, ma anche per il suo contributo al dibattito politico e culturale, anche con riferimento ai temi dello sviluppo del Mezzogiorno e della Sicilia, che ha sempre reso viva la presenza dell’Ateneo nel territorio». «Pari gratitudine – conclude Pignataro – gli dobbiamo per la modestia, la perseveranza e l’investimento di ‘lunga durata mediante il quale è riuscito a regalare a Catania, prima ancora che alla sua Università, la grande fabbrica del restauro dell’antico Monastero, un altro dei gioielli che, insieme al suo contributo intellettuale, viene trasferito alle giovani generazioni».  

«Catania e Italia perdono una delle menti più lucide» afferma il Sindaco, «la città commossa rende omaggio al suo illustre figlio. Catania gli deve molto, non soltanto per aver forgiato le coscienze di generazioni di studenti, ma per aver restituito alla città quel gioiello che è il Monastero dei Benedettini». Il dono dell’ultimo libro, dedicato alla storia di Catania e l’impegno politico tra i socialisti «Catania e l’Italia perdono una delle menti più lucide, la città commossa rende omaggio al suo illustre figlio». Così il sindaco Enzo Bianco ha commentato, esprimento il proprio dolore, la scomparsa dello storico, uno dei più colti intellettuali meridionali e punto di riferimento di diverse generazioni di studiosi e accademici.  

«Giarrizzo – ha detto Bianco – non era soltanto un uomo coltissimo e acuto, un intellettuale raffinato, accademico dei Lincei e storico di fama nazionale con collegamenti internazionali. Prima di tornare a Catania, nel 1957, per affermarsi come erede della grande tradizione della storiografia meridionalista, aveva lavorato a Londra, Oxford, Edimburgo, Leida. All’ombra dell’Etna si era affermato come una delle coscienze del Meridione». «Catania – ha concluso il Sindaco – deve molto a Giuseppe Giarrizzo. Per esempio per aver restituito alla città quel gioiello che è il Monastero dei Benedettini, restaurato con l’architetto Giancarlo De Carlo nei trent’anni in cui Giarrizzo fu preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università. E formò generazioni di studenti forgiando soprattutto le loro coscienze. L’ultimo dei suoi numerosissimi libri lo dedicò, qualche anno fa, proprio a Catania e alla sua storia, scritta a quattro mani con Maurice Aymard, in cui veniva sottolineata soprattutto la vitalità di questa città abituata da sempre a saper ricominciare dopo qualunque avversità». Bianco ha ricordato anche l’impegno politico di Giarrizzo, da sempre socialista, che divenne dirigente del Psi e fu anche vicesindaco e assessore all’Urbanistica di Catania nel 1985.  

L’assessore alla Cultura Orazio Licandro ha espresso «Vivo dispiacere per la morte di Giuseppe Giarrizzo» e ha aggiunto «Catania perde uno dei suoi migliori intellettuali. La comunità scientifica internazionale perde un punto di riferimento della storiografia moderna, la nostra città un indiscusso protagonista della vita accademica, culturale e politica»COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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