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Loris, l'ultima versione choc di Veronica Panarello«L’ha ucciso mio suocero, aveva scoperto nostra relazione»

Loris, l’ultima versione choc di Veronica Panarello «Loris l’ha ucciso mio suocero, aveva scoperto nostra relazione»

Di Mario Barresi |

RAGUSA. «Loris l’ha ucciso mio suocero perché aveva scoperto che avevamo una relazione e minacciava di raccontare tutto a mio marito». L’ultima verità di Veronica Panarello è agghiacciante: scarica tutta la colpa dell’assassinio ad Andrea Stival, 53 anni, nonno della piccola vittima. Anche se sono in molti a pensare che possa essere l’ennesima sceneggiata, fra canzoncine canticchiate (una delle sue performance davanti a chi l’ha ascoltata è stata Ti regalerò una rosa di Simone Cristicchi, brano ambientato in un manicomio) e altre apparenti farneticazioni, tipo «sono diventata famosa, ormai sono una diva di Hollywood».

Confessioni di una mente pericolosa o colpo di scena processuale? L’ultima versione-choc, tre settimane fa, viene affidata a una psicologa del carcere di piazza Lanza, a Catania. «Il bambino l’ha ucciso mio suocero, io l’ho ricordato quella volta mentre andavo a trovarlo al cimitero. Ma non ho detto niente perché avevo paura che potesse uccidere l’altro mio figlio, il piccolino». La direzione del carcere trasmette subito un’informativa alla Procura di Ragusa e la donna, su sua richiesta, viene sentita il 21 gennaio dal pm Marco Rota, assieme a polizia e carabinieri. Ai quali racconta due versioni diverse: nella prima sostiene di essere tornata a casa e di aver trovato il nonno che aveva appena ucciso il bambino. Particolare non indifferente: nessuna telecamere, più volte visionate nel corso delle indagini, inquadra un passaggio dell’uomo nell’abitazione di via Garibaldi 82.

Veronica fornisce poco dopo una seconda versione, più confusa nella dinamica, ma con molti più particolari. Dapprima smozzicata a margine di un’udienza al Tribunale dei minori che deve giudicare la capacità genitoriale della donna nella causa di affidamento del fratellino e poi ripetuta, in grande stile, l’8 febbraio, davanti al collegio di periti che sta valutando la sua capacità di intendere e di volere, così come richiesto dal gup di Ragusa nel processo con rito abbreviato. «Ho incontrato mio suocero Andrea per caso, tornando dalla scuola, ed è salito in macchina con me». Aggiungendo un particolare: «Mio suocero s’è sdraiato nel sedile di dietro per non farsi vedere».

A quel punto sarebbero saliti a casa dove c’era già Loris (che, inquadrato dalle telecamere, era rientrato dal portone poco dopo essere uscito con la madre e il fratellino per andare a scuola). «Loris – avrebbe raccontato la donna – era vivo, giocava nella sua stanzetta, c’era il volume della televisione alto». A questo punto entra in gioco il presunto movente: «Il bambino – sostiene la madre – aveva scoperto che io e il nonno avevamo una storia e minacciava di raccontarlo a mio marito». E dunque, sempre secondo il racconto della donna, il nonno l’avrebbe ucciso strangolandolo con un cavo elettrico e avrebbe costretto lei a mettergli delle fascette ai polsi per immobilizzarlo. Il finale di quest’ultima versione? «Siamo usciti assieme, con Andrea sempre nascosto in macchina, per andarlo a buttare nel canalone». Incalzata prima dai pm e poi dai periti psichiatrici, Veronica ha dato la stessa versione sia sul movente («Loris ci aveva scoperti e voleva raccontare tutto a mio marito») sia sulle ragioni di questa ennesima ricostruzione tardiva: «Non ho detto mai la verità, perché avevo paura che Andrea si vendicasse sull’altro bambino».

Tace Daniele Scrofani, legale di Andrea Stival, figlio dell’uomo accusato da sua moglie. E tace anche Francesco Villardita, difensore di Veronica, i cui consulenti di parte avevano comunque più volte manifestato «perplessità su movente, dinamica e modalità dell’omicidio». La Procura di Ragusa «non farà, sul punto, alcuna dichiarazione, continuando a lavorare come ha sempre fatto». C’è molto nervosismo, negli uffici giudiziari, per la fuga di notizie che circolava da qualche giorno.

L’ultimo colpo di scena non è stato ancora depositato agli atti dell’inchiesta. La posizione di nonno Andrea, tirato in ballo da familiari e trasmissioni tv, è stata più volte scandagliata da polizia e pm. Le celle telefoniche lo collocherebbero fuori dagli scenari del delitto. E c’è l’alibi fornito dalla sua compagna: «È stato tutto il tempo con me». Ma l’ultima verità di Veronica è comunque un terremoto.

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