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Spese del Turismo, i fronti giudiziari bollenti

Le lenti della Corte dei conti. Il fascicolo su SeeSicily aperto da un anno: ecco perché l’esito potrebbe essere più pesante dell’Audit alla Commissione Ue. E c'è pure la vicenda della trombettista palermitana

Di Mario Barresi |

L’inchiesta della magistratura contabile sul caso Cannes non è maturata in questi giorni. E non è la sola che riguarda le “spese allegre” del Turismo in Sicilia. Ieri è arrivata dall’Ansa la conferma che la procura della Corte dei conti (sezione giurisdizionale per la Regione Siciliana), diretta da Pino Zingale, ha aperto un fascicolo sul buco da 10,7 milioni di SeeSicily denunciato venerdì scorso da un’inchiesta del nostro giornale. Ma si apprende che l’indagine risale a circa 12 mesi fa. Sicuramente a prima di quando, fra la fine del 2023 e l’inizio di quest’anno, la guardia di finanza, con molta discrezione, ha acquisito una corposa mole di atti negli uffici dell’assessorato al Turismo e a Palazzo d’Orléans. Riguardanti proprio l’iniziativa lanciata nel 2020 dal governo regionale, con 75 milioni di fondi stanziati in finanziaria, per sostenere, con il sistema dei voucher e un massiccio investimento sulla comunicazione, alberghi e strutture ricettive in ginocchio per il Covid.

La pistola fumante

E proprio in Presidenza i magistrati contabili hanno trovato un documento che già all’epoca avrebbe attestato la pista del potenziale danno erariale alla Regione, sostenuto anche in un dettagliato esposto firmato ad aprile 2023 dal deputato regionale grillino Luigi Sunseri. «Sono state riscontrate criticità o irregolarità tali da inficiare la correttezza e la regolarità delle spese dichiarate», si legge infatti nella prima relazione dell’Autorità regionale di Audit sui fondi Ue. La stessa che, negli scorsi giorni, ha trasmesso alla Commissione europea, che incalza la Sicilia da mesi, l’ultimo report in cui si ufficializza il buco di 10,7 milioni di spese «rettificate» e dunque «non ammissibili» sui 33 milioni certificati a Bruxelles, in attesa di un ulteriore riscontro sulle altre risorse, poco meno di 10 milioni, utilizzate per SeeSicily.

Le contestazioni di irregolarità

Parte anche da quella constatazione di irregolarità, risalente al 20 febbraio 2023, che già ebbe l’effetto di un taglio «a campione» del 25% delle risorse (735mila euro sui pernottamenti, poi saliti a 1,8 milioni dopo ulteriori riscontri, e 680mila euro sulla promozione), il lavoro di ricostruzione dei magistrati contabili. Con una sostanziale differenza che le fonti più addentrate nella vicenda, in questi ultimi giorni, fanno notare. Il verdetto dell’Audit, pur essendo tecnico, è frutto di un compromesso fra le pressioni di Bruxelles per chiudere il dossier SeeSicily e la necessità della Regione, dopo un serrato confronto fra gli alti burocrati, di ridurre al minimo i danni. E alla fine, dopo un fitto carteggio “diplomatico”, il conto è tutto sommato meno pesante del previsto. Il criterio indicato è il mancato riconoscimento dei voucher non fruiti per pernottamenti e servizi (pari rispettivamente 4 e 3 milioni di euro), aumentato forfettariamente del 10%, più un colpo di forbice della medesima percentuale alle spese (21 milioni oltre il 63% di quelle certificate, ma il dato salirà fino a sfiorare i 30 milioni) per la promozione, ritenute dal M5S, e non solo, inficiate da «gravi violazioni del Codice degli Appalti, con affidamenti diretti senza bandi di gara, violazione dei principi di trasparenza, concorrenza ed economicità, e, in alcuni casi, con frazionamenti artificiosi dei valori degli appalti». Ecco perché, in attesa che la Commissione Ue decida la sorte delle risorse Fers usate dalla Regione per SeeSicily (dovrebbe confermare la linea proposta dall’Audit, ma potrebbe andare anche oltre), il fronte della Corte dei conti è ancor più spinoso. Il calcolo dell’eventuale danno erariale, infatti, non contempla alcuno “sconto forfettario”. E dipende da altri fattori che i tecnici di Palermo e Bruxelles non hanno ritenuto prioritari: dalla progressiva lievitazione dei costi per la promozione (dai 4,8 milioni della prima delibera di giunta dell’11 giugno 2020 ai 23,8 di quella firmata il 23 marzo 2022), alla effettiva regolarità dell’iter. Soprattutto se paragonato alla scelta di altre Regioni nel medesimo, nobile, intento di sostenere le imprese massacrate dalla crisi Covid: altrove s’è infatti optato per il classico regime di aiuti de minimis, con contributi destinati alle imprese e bandi costruiti con criteri oggettivi. Con due principali differenze rispetto alla strategia siciliana: quasi ovunque a gestire la misura è stato l’assessorato regionale alle Attività produttive (e non il Turismo) e nel pacchetto le spese per la comunicazione sono state ridotte al minimo, quando non azzerate.

Ma c’è anche dell’altro

l fascicolo su SeeSicily non è il solo sul tavolo del procuratore Zingale e del suo pool. A La Sicilia, ad esempio, risulta che il primo già aperto dopo lo scandalo delle spese (3,7 milioni) per la passerella a Cannes sia già ben oltre la fase di raccolta degli atti. Una montagna, per inciso, a partire dall’attività della società lussemburghese Absolute Blue, che poi provò a rivendere il “pacchetto completo” al Sultanato dell’Oman. In quel caso il governatore Renato Schifani ha avuto la prontezza di bloccare l’edizione 2023 (dopo che l’anno prima erano stati comunque spesi 2,2 milioni per lo stesso servizio: uno shooting e un evento sulla Croisette, al netto di ricchissimi uffici stampa e pubblicità elargite) salvando il salvabile. E la Corte dei conti, grazie al ricorso della Regione contro la società del fotografo Moja, alias Patrick Nassogne, titolare di Absolute Blue, ha già ricevuto un assist decisivo dal Tar: nella sentenza, non appellata e dunque passata in giudicato, nel dichiarare legittimo il ritiro dell’affidamento del contratto, si precisa che la società di Moja-Nassogne non ha «dimostrato di essere titolare di diritti di esclusiva» e quindi la Regione «avrebbe dovuto vagliare l’esistenza di soluzioni alternative ragionevoli». Ergo: l’aggiudicazione senza gara, fondata da un’inesistente esclusività del servizio offerto, viola il Codice degli Appalti, con quella che il Tar ha definito una «condotta colposa dell’Amministrazione regionale».

I risvolti penali

E poi ci sono i risvolti penali. La Procura di Palermo, da tempo attenta alle “spese allegre” del Turismo, proprio dallo scandalo Cannes, denunciato dal nostro giornale nel gennaio 2023, ha tratto nuovi elementi per continuare un lavoro in corso, a fari spenti, da prima. Acquisizione di atti amministrativi e giudiziari (compresa la pesante sentenza trasmessa dal Tar), ma anche un’attività di indagine che, per sostenere un’accusa – quanto meno per falso e turbativa, senza scomodare la corruzione – «oltre ogni ragionevole dubbio» ha bisogno di prove sostanziose. Che i pm di Palermo hanno cercato, fino al maggio 2023 coordinati dall’aggiunto Sergio Demontis e continuano a cercare, con Paolo Guido adesso nel ruolo di responsabile del pool sui reati contro la Pubblica amministrazione. Un lavoro più complicato e non soltanto fatto di scartoffie; più delicato visto lo scenario complessivo. E fors’anche più ambizioso dal punto di vista dell’eventuale impatto finale.

La trombettista da corruttore a vittima?

Sempre a Palermo è ancora pendente un’ulteriore inchiesta che lambisce il Turismo, frutto di un potenziale “ribaltone” di un’altra celebre vicenda giudiziaria. Quella che nel marzo del 2022, coinvolse, fra gli altri, la trombettista Marianna Musotto, ai domiciliari per aver “offerto” su Telegram una tangente di 50mila euro a Raoul Russo (all’epoca capo della segreteria particolare dell’allora assessore regionale al Turismo, Manlio Messina; oggi sono entrambi parlamentari nazionali di FdI) come «plus per voi» per organizzare un tour musicale. Il processo per istigazione alla corruzione è stato trasferito, per competenza territoriale, al tribunale di Pescara. Ma a Palermo restano i verbali della musicista, sentita prima come indagata e poi come persona informata sui fatti in un altro fascicolo, aperto inizialmente contro ignoti, con l’ipotesi di reato di atti coperti da segreto istruttorio legato al tam-tam mediatico che “annunciò” il caso poi denunciato dagli esponenti meloniani. Nelle pagine di dichiarazioni rese da Musotto, oltre a una diversa lettura (in chiave auto-assolutoria) della sua vicenda, c’è anche la ricostruzione di quello che i suoi avvocati definiscono «un sistema». Con nomi talmente importanti da non sembrare credibili, in un contesto in cui l’indagata-accusatrice riporta, de relato, una frase che le avrebbe riferito un altro ex indagato, il maestro Sergio Rendine: «Vedrai che, se ci metti un cinquantino, te lo fanno fare, Fratelli d’Italia naviga in brutte acque in Sicilia». Il diretto interessato, il 12 maggio 2022, smentì la circostanza ai pm palermitani: «Questa frase non corrisponde alla verità dei fatti perché mi sentivo a disagio nel riferire i fatti realmente accaduti». Rendine è morto ad aprile dello scorso anno. Portando con sé la verità su quel «cinquantino». O magari no.m.barresi@lasicilia.it

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