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Le Zes decisive per abbattere i tempi dell’export

Una tematica importante per il Mezzogiorno quella delle Zona Economica Speciale

Di Francesco Russo |

La questione Zona Economica Speciale (Zes) è importante per il Mezzogiorno. È utile in questa fase di nuovi governi nazionale e regionale, fare il punto sugli obiettivi per i quali è stata attivata la Zes, e in che misura questi obiettivi sono stati perseguiti o contraddetti. È importante capire quali erano i pilastri fondamentali su cui si poggiavano le Zes per raggiungere gli obiettivi fissati. Uno degli obiettivi fondamentali era quello di abbattere i tempi per l’esportazione delle merci. Nel 2013 viene presentato il rapporto “Doing Business 2014”, predisposto dalla World Bank, in cui si segnala un elemento decisivo per l’export dei Paesi: il tempo per effettuare un’esportazione. Questo tempo è ripartito in: tempo per i documenti, tempo per la movimentazione nei porti, tempo per la dogana. Sulla base di questo rapporto, la Presidenza del Consiglio nel 2014 pubblica il documento “Iniziativa di studio sulla portualità italiana”, che riporta i tempi per l’esportazione da porti europei: 19 giorni per l’Italia; 9 giorni per la Germania; 7 giorni per l’Olanda. Cioè in Italia si impiega due volte il tempo della Germania e quasi tre volte quello dell’Olanda. 

Nel 2015 la Calabria presenta la proposta di legge nazionale per la Zes, ponendo come pilastro fondamentale il ruolo dell’Autorità Portuale. È un pilastro fondamentale per la Zes proprio perché bisogna dare poteri ai presidenti delle Autorità Portuali per abbattere i tempi per l’esportazione. Ai poteri tradizionali che hanno i presidenti per ottimizzare i tempi delle navi, bisogna aggiungere poteri che riguardano la velocizzazione delle merci dentro le navi. Con De Vincenti ministro per il Mezzogiorno la proposta diviene legge nel 2017. Nel 2018 viene regolamentato il ruolo dell’Autorità Portuale istituendo un Comitato di indirizzo con a capo il Presidente dell’Autorità. La norma nazionale identifica un pilastro fondamentale delle Zes, rafforzando il ruolo dei presidenti e permettendo di lavorare per abbattere i tempi che separano pesantemente l’Italia dai principali competitori europei: 10 giorni rispetto alla Germania e 12 giorni rispetto all’Olanda.

I governi successivi intervengono sulle Zes ridisegnandone alcune norme. Con il Governo Conte 2 vengono inseriti alcuni elementi discutibili. In particolare viene nominato un commissario di governo a presiedere il Comitato di indirizzo in una persona diversa dal presidente dell’Autorità. La norma taglia alla base la possibilità di unificare in una sola persona la responsabilità dei tempi delle esportazioni. Invece di rafforzare i Presidenti, dotandoli di poteri per abbattere i tempi, viene tolto il ruolo e quindi la responsabilità. In questo modo si abbatte uno dei pilastri fondamentali delle Zes. Le merci che vanno verso l’Oriente impiegano “fisicamente” 5 giorni in meno se escono dai porti italiani invece che da quelli del Nord Europa perché non devono circumnavigare l’Europa. Ma se i tempi per esportare dai porti italiani sono mediamente 12 giorni in più rispetto all’Olanda, questo guadagno di tempo si perde, ed anzi si perdono altri 7 giorni. Oggi è decisivo rimettere mano alle Zes, dove finora sembra non ci sia stato alcun investimento privato significativo. I presidenti delle Autorità Portuali bisogna che siano i vertici delle Zes. I nuovi ministri delle Infrastrutture, Salvini, e del Mezzogiorno, Musumeci, devono decidere cosa fare: mantenere la norma e quindi rinunciare a porre in campo strumenti per abbattere i tempi per l’esportazione, oppure togliere la norma e ricostruire uno dei pilastri fondamentali per ottenere i risultati dalle Zes. I porti del Mezzogiorno attendono risposte

Docente di Ingegneria dei Sistemi  di Trasporto Università di Reggio CalabriaCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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