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il processo

Giulia uccisa con dosi di topicida sempre più massicce, la perizia che inchioda Impagnatiello

In aula il tossicologo che ha esaminato i reperti della ragazza

Di Redazione |

Nell’ultimo mese di vita di Giulia Tramontano «sembra esserci stato un aumento» della somministrazione di bromadiolone, cioè un veleno per topi che, se assunto in dosi elevate, può portare alla morte «per emorragia». Lo ha spiegato in aula il tossicologo Mauro Minoli, sentito come testimone davanti alla Corte di Assise di Milano nel processo a carico di Alessandro Impagnatiello per l’omicidio della fidanzata incinta al settimo mese.Secondo l’accusa, l’ex barman avrebbe tentato di avvelenarla per mesi con il topicida prima di ucciderla lo scorso 27 maggio con 37 coltellate. Per l’esperto «è impossibile dire quanto tempo è trascorso dalla prima somministrazione». Di certo, però, l’assunzione è risultata essere avvenuta «nell’arco di almeno due mesi e mezzo».Rispondendo alle domande del pm Alessia Menegazzo, il tossicologo ha spiegato che il topicida «ha un sapore amaro», non percepito dai roditori ma indispensabile per impedire che venga ingerito accidentalmente dall’uomo. Tra gli effetti collaterali del veleno, poi, vi è anche il «mal di stomaco», in quanto la sostanza può causare «piccole emorragie a livello gastrico».Stando a quanto emerso dalle indagini, già nel dicembre del 2022 Giulia si lamentava in chat del mal di stomaco e, a quanto testimoniato anche nella scorsa udienza dalla sorella Chiara, “Giulia diceva che tutto quello che mangiava aveva un sapore assurdo». (ANSA).

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