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Serie C, i pazzi sette giorni che hanno salvato l’Akragas

Di Fabio Russello |

Se si volesse usare, come metafora, un episodio del Vangelo per raccontare l’ultima folle settimana dell’Akragas, non ci sarebbero dubbi: quello giusto è senz’altro la parabola di Lazzaro, il morto che, per miracolo, si alza e cammina. Quanto forte potrà camminare – o correre – quest’Akragas lo potrà dire solo il campo a cominciare dal match di domenica contro la Casertana. Ma intanto si è passati dal trovarsi a un passo dal portare i libri in Tribunale a concrete speranze di agganciare una salvezza che, diciamocelo, sarebbe una di quelle imprese da ricordare negli annali dello sport.

Che cosa è successo. Dopo i falliti tentativi di cedere la squadra a un paio di gruppi imprenditoriali – tra bizze, capricci, liti e incomprensioni – e quando il baratro sembrava ormai a un passo, ecco che sono spuntati degli uomini d’affari – molto facoltosi – iraniani che, grazie ad un loro connazionale trapiantato ad Agrigento, hanno deciso di investire nel calcio europeo puntando proprio sull’Akragas. Una follia? Per il momento per i tifosi biancazzurri sembra un sogno, perché il 29 gennaio, a tre giorni dalla chiusura del mercato hanno rotto gli indugi e hanno autorizzato la società ad intervenire sul mercato.

Il tecnico Lello Di Napoli e il Ds Ernesto Russello sono volati a Milano e in due giorni hanno rivoltato la squadra come un guanto. Via i giocatori che probabilmente non credevano più al progetto – e che erano entrati in frizione con il tecnico – e dentro giocatori motivati e, per la categoria, assolutamente di spessore. Se ne sono andati Russo al Bisceglie, Sepe al Catanzaro, Vicente alla Juve Stabia, Longo all’Andria, Parigi che è tornato all’Atalanta e Franchi che, via Roma, è passato alla Reggina e dei ragazzi sono stati ceduti in prestito come ad esempio Tripoli al Crotone.

Il mercato. Sono arrivati Ferdinando Raucci dal Bisceglie, Giulio Sanseverino (ex Palermo ed ex Pisa), c’è il ritorno di Urban Zibert, Andrea Pastore e, soprattutto, dall’Avellino Idrissa Camara. Fare mercato per l’Akragas non è stato facile perché la classifica è quella che è e la situazione societaria non era chiara. Ma la firma di Camara ha sconfitto la diffidenza altrui spingendo i giocatori ad accettare la sfida. Ora manca solo una punta centrale con il fiuto del gol e in grado di creare spazio per Camara. Dovrebbe essere questo il secondo slot degli svincolati da riempire. Vedremo. Con la partenza di Russo il capitano diventa Alessandro Vono, il portiere ormai legatissimo ad Agrigento e idolo dei tifosi.

La nuova società. Gli iraniani sono per l’Akragas quello che gli sceicchi arabi sono – facendo ovviamente le debite proporzioni – per i top club inglesi. Loro prenderanno la maggioranza delle quote e non è ancora chiaro se – il quasi ormai ex – azionista di maggioranza Marcello Giavarini rimarrà in società con una quota simbolica. Molti tifosi sperano di no per chiudere definitivamente la storia di un rapporto mai decollato. E probabilmente anche lui lo sa. L’eroe è stato invece l’avvocato Enzo Caponnetto, l’uomo che è volato a Teheran e che ha convinto gli uomini d’affari iraniani a scommettere sull’Akragas quando ad Agrigento ormai si stava celebrando il funerale del club.

La partita di domani e il ritorno all’Esseneto. Domani c’è la Casertana, sul neutro di Siracusa. Ora la squadra sa che la società si avvia ad un periodo di stabilità e di tranquillità economica e quindi si scenderà in campo con entusiasmo. Il distacco dalla quart’ultima è di 12 punti e bisognerà recuperarme almeno 4, per poi giocarsi tutto ai play out. Poi la battaglia sarà quella di tornare all’Esseneto. Il problema è quello noto dell’illuminazione. La soluzione che si sta studiando con la Lega è quella delle torri faro mobili. Mercoledì sopralluogo all’Esseneto della ditta che le produce per verificarne la fattibilità. E intanto gli ultras, proprio sulla questione stadio, ieri si sono fatti sentire: «Sconti a nessuno».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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