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Sanità, assunzioni, partecipate, corruzione

Sanità, assunzioni, partecipate, corruzione le critiche della Corte dei Conti alla Regione

Parificato il bilancio 2013, ma con tanti limiti. Crocetta soddisfatto

Di Redazione |

PALERMO – La Corte dei Conti siciliana “promuove” con riserva la Regione dichiarando, dopo una breve camera di consiglio, «regolare il rendiconto generale della Regione siciliana per l’esercizio finanziariaio 2013». Dal giudizio di regolarità sono stati escluse entrate per oltre 430 milioni, sarà adesso il governo Crocetta a dover trovare una soluzione già con la manovra ter. Una promozione che però non deve trarre in inganno perché – come sottolinenano i magistrati nella relazione di parifica del bilancio 2013 «il miglioramento della situazione debitoria – avverte però la Corte – è solo apparente e di natura contingente, in quanto conseguente del disallineamento tra l’accensione di due nuovi prestiti per 373 milioni stipulati con la Cassa depositi e prestiti nel 2013 la cui erogazione è stata rinviata al 2014 con ammortamento a partire dal 2015». La Corte richiama quindi la Regione a introdurre limiti più rigorosi all’indebitamento e ad attivare il sistema di controlli interno annunciato ma mai partito. Il quadro resta quindi «molto contrastato», ma vediamolo in dettaglio.

Diminuisce il livello di indebitamento. «L’analisi dei risultati differenziali – si legge nel documento – che emergono dalle operazioni di bilancio – evidenzia in generale un miglioramento rispetto all’esercizio 2012 sia in termini di competenza che di cassa». Il saldo delle competenze indica un avanzo di 1.150 milioni di euro (era negativo nel 2012). Positiva anche la tendenza al ricorso al mercato finanziario, passato da 3.155 a 903 milioni. Negativo invece, ma in recupero, il saldo tra entrate e spese correnti: meno 248 milioni. Il miglioramento dei saldi in conto competenza viene in parte ricondotto «alle politiche di razionalizzazione della spesa intraprese dall’amministrazione regionale in alcuni settori, all’incremento sensibile del livello complessivo delle entrate, ma anche dagli effetti dei vincoli imposti dal patto di stabilità».

In lieve calo la spesa per i dipendenti regionali. Nel 2013 la spesa per i 20 mila dipendenti regionali in Sicilia è stata di 955 milioni di euro zcon una lieve diminuzione di 26 milioni di euro rispetto al 2012». Il totale dei pensionati regionali alla fine del 2013 era di 16.249 ex dipendenti. La spesa per i trattamenti pensionaistici si è attestata a 641 milioni di euro. Il rapporto tra dirigenti e restante personale regionale è rimasto uguale rispetto al 2012 ed è pari a 1 dirigente ogni 8.5 dipendenti.

La Regione non assume, ma stabilizza i precari. «La Regione siciliana, da tanti anni, non espleta concorsi pubblici di reclutamento di personale – scrivono i magistrati contabili – Da questa circostanza però non è conseguita una diminuzione del personale regionale, che anzi, il medesimo è andato via via aumentando di numero. Le ordinarie procedure concorsuali sono state sostituite da complessi percorsi di stabilizzazione – a vario titolo – di personale precario».

“Buco” da 100 milioni nella Sanità. La Corte dei Conti segnala un “buco” di quasi 100 milioni per la sanità in Sicilia, poiché «nell’esercizio 2013 il fabbisogno del settore è risultato superiore rispetto agli stanziamenti del bilancio e analoga situazione si profila in relazione al corrente esercizio». Per i giudici contabili mancano 97,796 milioni, e ciò «produce una situazione di estrema gravità». Non solo, la Corte critica la scelta del governo regionale fatta nella manovra correttiva (legge regionale 13 del 2014), di destinare alla spesa per i forestali e al fondo perequativo comunale «parte del risparmio di spesa conseguente all’accertamento del risultato di gestione del servizio sanitario regionale per l’anno 2013, nella misura di 100 milioni». Sebbene la verifica del risultato di gestione sia al vaglio dei tavoli ministeriali, secondo la Corte «l’operazione presenta elementi di incoerenza» poiché i 100 mln relativi al risultato di gestione dovevano essere destinati «a coprire il disallineamento tra la maggiore spesa sanitaria degli esercizi 2013 e 2014 e i minori stanziamenti di bilancio».

La Sanità assorbe il 54% del Bilancio. Nel complesso, la spesa sanitaria nel 2013 è stata di 8,893 miliardi, con una diminuzione di 495 milioni rispetto all’anno precedente, pari al 54,66% dell’intero bilancio della Regione. Tuttavia tra il 2012 e il 2013, il personale della sanità risulta comunque in aumento di 1.720 unità; ciò per effetto delle assunzioni fatte a tempo determinato, +1.850. Mentre gli assunti a tempo indeterminato sono diminuiti, -130. In compenso, nel settore sanitario si contano, rileva il magistrato contabile, 1.376 tra consulenti (sanitari e non) e collaboratori esterni di Asp e ospedali, inquadrati con contratti di cococo, lavoro interinale e altre forme per una spesa complessiva di 27,59 milioni di euro. I giudici sottolineano che «delle 18 aziende che operano nel settore sanitario, ben 14 chiudono con un risultato negativo e, su quest’ultime, 10 realizzano anche un peggioramento rispetto alla negoziazione». E bacchettano la «prassi dei trasferimenti regionali a fine esercizio al fine di riportare in equilibrio alcune gestioni aziendali», perché ritengono che «non dia adeguato evidenza ai risultati effettivamente raggiunti, rendendo, peraltro, opaca la comprensione dei meccanismi in base ai quali i fondi regionali vengono ripartiti tra le diverse aziende».

Corruzione e società partecipate. La corruzione non si configura solo con un diretto passaggio di denaro. C’è corruzione anche quando vengono assegnati «incarichi superflui» e quando vengono fatte «assunzioni clientelari di personale senza concorso». Sono le parole del procuratore generale della Corte dei conti Diana Calaciura. Secondo il pg, la corruzione «può manifestarsi in occasione della creazione di società partecipate che, come le matrioske russe, a loro volta ne comprendono altre e sono occasione per nominare consigli di amministrazione e collegi di revisione e per assumere dipendenti al di fuori delle procedure pubbliche concorsuali».

Spesa dei fondi Ue. «Malgrado l‘accelerazione nelle procedure di spesa degli ultimi anni – si legge nella relazione – non si è colmato il ritardo iniziale: ad appena diciotto mesi dalla conclusione dell’attuale periodo di programmazione, a fronte di un contributo finanziario su tutti i programmi (Fesr, Fse e Psr) di 8,164 miliardi di euro, sono stati certificati appena 3,911 miliardi, cifra che corrisponde ad appena il 47,90 per cento dell’intera dotazione finanziaria». La Corte rileva comunque come «la Regione siciliana pur rimanendo sempre indietro alle altre dell’Obiettivo convergenza non sia più all’ultimo posto» anche se «permangono criticità» rispetto alla spesa complessiva da fare entro la chiusura dell’attuale programmazione. I giudici parlano di «discontinuità strategica e operativa che ha finito per rallentare la lineare attuazione dei programmi», facendo riferimento, in particolare, «al clima di instabilità politica, sia nazionale che regionale, che ha interessato parte del 2013, cui ha fatto seguito un turnover dei vertici politici di alcuni assessorati e, soprattutto, di quelli amministrativi».

Enti locali pieni di debiti. I Comuni siciliani sono soffocati dai debiti, dalle spese e dai ridotti trasferimenti di fondi statali e regionali. È disastroso il quadro della finanza locale che emerge dalla relazione. Il peggioramento dei conti è determinato da queste cause ma anche dalle «esigue capacità» dei Comuni di compensare la riduzione dei trasferimenti con il «prelievo dai territori» e con interventi di natura strutturale. Pesano molto i debiti fuori bilancio riconosciuti (100 milioni nel 2012) e quelli da riconoscere, saliti a 432 milioni, nonché l’incremento di azioni esecutive con forte aggravio di spese che indicano un «diffuso stato di sofferenza». Come se non bastasse, i comuni sono obbligati a coprire le spese del servizio di igiene ambientale per le carenze di liquidità degli Ato. Un solo dato basta a descrivere la situazione: al 3 luglio 2012 gli Ato avevano debiti per 781 milioni. Le difficoltà della finanza locale sono tali e tante che molti comuni hanno avviato le procedure di riequilibrio per evitare il dissesto ma quattro non ci sono riusciti.

Servono altri interventi. In conclusione, i magistrati contabili, «pur dando atto al governo regionale delle iniziative già realizzate e delle proposte di riforma di alcuni settori dell’Amministrazione al fine di ottenere la riduzione della spesa corrente, deve sottolinearsi la necessità di ulteriori interventi strutturali, in modo particolare, mirati agli ambiti di grande rilevanza e suscettibili, come tali, di impatto finanziario sui conti regionali, quali la sanità, le società partecipate e l’organizzazione degli apparati amministrativi». «Per il conseguimento di questo obiettivo appare necessario un rigoroso, per certi aspetti anche coraggioso, ridimensionamento della spesa corrente, mediante una decisa opera di riperimetrazione dei confini dell’azione pubblica regionale».

Crocetta soddisfatto. Nonosante tutti questi rilievi, cavalcati natuarlmente dalle opposizioni e dai sindacti, il governatore Rosario Crocetta si è è detto soddisfatto della relazione della Corte dei Conti che – secondo il presidente della Regione – riconosce al governo il lavoro fatto già realizzato e le proposte di riforma contenute in alcuni significativi settori di intervento». «C’è ancora da fare – aggiunge – ma già nella nuova finanziaria sono contenute molte proposte in tema sia di partecipate che di personale, che possono aiutare a migliorare la situazione e iniziare una nuova fase in Regione, quella che punta sempre più al lavoro e allo sviluppo, agli interventi a favore delle imprese e del welfare». E per questo il governatore avverte che se non si dovesse approvare la manovra finanziaria da 360 milioni di euro della Regione siciliana «ci sarebbero gravi ripercussioni per la Sicilia».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA