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Se la Sicilia è un fastidio

Se la Sicilia è un fastidio

Di Lillo Miceli |

Se siamo allo scontro finale tra il presidente della Regione, Crocetta, e il segretario regionale del Pd, Raciti, è ancora presto per dirlo. Però, sembra che il «redde rationem» si avvicini rapidamente. Se le posizioni non di dovessero riconciliare, inevitabilmente, uno dei due dovrà soccombere. Almeno, questo dovrebbe accadere in democrazia. Dopo avere dichiarato di ritirare il sostegno a Crocetta ed avere bocciato su quasi tutta la linea l’attività del governo regionale: dall’incompiuta riforma delle Province al fallimento del Click Day, al segretario del Pd siciliano, se non riuscirà ad imporre al presidente Crocetta un cambio di marcia radicale, non resterebbe altro che prendere atto del proprio fallimento e dimettersi. Se, invece, il Pd si dovesse ricompattare sulle posizioni di Raciti, allora, toccherebbe a Crocetta prendere atto dell’esigenza di dare vita ad un governo che preveda la presenza di politici in giunta e dichiare il fallimento di quel processo «rivoluzionario» che fin dal primo momento del suo insediamento ha voluto imprimere sua attività amministrativa. Ma il presidente della Regione anche ieri ha ribadito che non si dimetterà mai. L’unica strada che rimarrebbe da percorrere sarebbe quella della mozione di sfiducia. Però, per il Pd non sarebbe una scelta indolore, mandare tutti a casa anticipatamente proprio nella legislatura in cui per la prima volta, nella storia della Regione siciliana, un partito di sinistra è riuscito a vincere le elezioni, pur senza conquistare la maggioranza all’Ars. Dopo i tentativi di riconciliazione andati a vuoto, sembrava che l’intervento della segreteria nazionale potesse essere decisivo. Lo scorso 8 luglio, alla presenza del vice di Renzi, Lorenzo Guerini, la direzione regionale del Pd approvò un documento che dava mandato al segretario Raciti di avviare un confronto per «rafforzare e rilanciare l’azione più complessiva del governo regionale… ». Sono trascorsi due mesi abbondanti, Raciti ha portato a Guerini le sue proposte. Ma non se n’è saputo più nulla. Che la Sicilia per Roma sia solo un fastidio?

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