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L’Anm boccia la proposta di riforma della giustizia

L’Anm boccia la proposta di riforma della giustizia

Di Redazione |

ROMA – Questa riforma della giustizia “non è rivoluzionaria”. È fatta di “slogan”, accompagnati da “dichiarazioni pubbliche” che raccontano “favole” e “falsi sull’inefficienza delle toghe”. La misura, per i magistrati, è colma. Il Comitato direttivo centrale (Cdc) dell’Anm ha approvato oggi all’unanimità la convocazione di un’assemblea generale “straordinaria e urgente” per domenica 9 novembre. In quella data novemila soci si riuniranno a Roma per discutere sulla riforma della giustizia, a pochi giorni dal termine ultimo per la conversione in legge del decreto sul civile. “Sorpreso” per le critiche mosse dai magistrati il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che in serata ha ribadito “la sempre grande attenzione e l’interesse” per “ciò che viene detto dall’Anm”, ma “in alcuni casi – ha sottolineato – si tratta onestamente di critiche non condivisibili e non condivise”. Soprattutto sulla prescrizione: “il rimprovero non me l’aspettavo”. Ma alle polemiche, ha detto, “preferisco i fatti”. Mentre a Napoli il presidente della Commissione europea José Barroso ha lodato i magistrati antimafia ma ha denunciato le lentezze della giustizia italiana, a Roma, parlando della riforma della giustizia, il segretario generale dell’Anm, Maurizio Carbone, ha osservato come su certi temi “la politica sia in vacanza da tempo”: “il decreto legge doveva abolire ad esempio le leggi ad personam, come quella sulla prescrizione e il falso in bilancio, azione che l’Ue e l’Anm chiedono da tempo”. Ma, ha replicato il ministro, “i primi a sapere che era una via impercorribile sono proprio i magistrati”. Il presidente Rodolfo Sabelli, nella sua relazione d’apertura, ha definito, rivolgendosi al premier Matteo Renzi, “inutili provocazioni” frasi quali “il ritornello ripetuto fino all’altro ieri” secondo cui “l’Anm avrebbe protestato contro il tetto stipendiale massimo e avrebbe considerato la riduzione delle ferie alla stregua di un attentato alla democrazia: favole che non diventano più vere solo perché raccontare più spesso”. Un tema “caldo” quello delle ferie dei magistrati che, secondo Orlando “non deve diventare però un tema cardine” della riforma. Governo, Magistratura e avvocatura, ha auspicato il ministro in mattinata dal palco del Consiglio nazionale forense a Venezia, devono “riprendere lo spirito di dialogo” attorno a tutti i temi del decreto. Ma l’Anm non ci sta. “I molti luoghi comuni, alimentati da quanti insistono sulla nostra presunta inefficienza e irresponsabilità – ha insistito Sabelli – sono veri e propri falsi, smentiti dai dati statistici, che collocano la produttività della magistratura italiana ai livelli massimi in Europa, con oltre 2 milioni 800 mila cause civile con oltre 1 milione 200 mila procedimenti penali esauriti in un solo anno”. E nel documento finale le toghe chiedono al Csm “l’adozione tempestiva di adeguate misure organizzative che permettano di affrontare il problema dei carichi di lavoro, in modo da coniugare le esigenze del servizio con quelle dei magistrati, già gravati da un arretrato insostenibile per la loro causa”. E mentre i magistrati si preparano per l’assemblea generale (l’ultima su una riforma della Giustizia risale al 2006), che prevederà “iniziative sugli interventi governativi in tema di status dei magistrati” e “proposte per la difesa del ruolo della giurisdizione e per il miglioramento dell’efficienza del servizio giustizia”, il presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura, Nicola Marino, ha rivolto 5 richieste al ministro Orlando: il reinvestimento di tutte le risorse del settore giustizia (e del contributo unificato) nella giustizia stessa; il reclutamento di una task force di avvocati e magistrati per smaltire l’arretrato nel processo civile; la redazione di un testo unico sul processo civile telematico che con poche norme ne chiarisca il regolamento; la possibilità, da parte degli avvocati che fanno parte dei Consigli Giudiziari, di valutare i l comportamento dei magistrati togati e mantenere un osservatorio permanente sulla giurisdizione avvocati–ministero.

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