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Marco Bocci: «Ecco perché ormai mi sento un po’ siciliano»

Marco Bocci: «Ecco perché ormai mi sento un po’ siciliano»

Dopo aver presentato “Italo”, l’attore racconta in una intervista il suo rapporto con l’Isola

Di Maria Lombardo |

A giorni papà (Laura Chiatti, sua moglie, darà alla luce in questi giorni il loro primo figlio), Marco Bocci sullo schermo è già padre: suo figlio si chiama Meno, un ragazzino schivo che dopo la morte della madre si è chiuso in se stesso. Un cane riuscirà a strappargli il sorriso. L’occasione per incontrare Marco Bocci è “Italo” un film tutto siciliano, tranne qualche componente del cast come proprio Bocci “naturalizzato” siciliano. Sabato debutterà in tv con Maria De Filippi alla guida della nuova serie del reality show “C’è posta per te ”, intanto accompagna con il resto del cast e la regista Alessia Scarso, le anteprime di “Italo” in Sicilia (Gela, Ragusa, Scicli e Catania).   In pochi anni Marco Bocci è diventato uno degli attori emergenti del panorama italiano, molto popolare grazie alla serie di successo “Squadra antimafia” girata proprio in Sicilia. “Italo” è stato girato a Scicli e nel Ragusano: è la storia vera di un randagio che si conquista l’affetto di tutta la cittadina che lo adotta venendone a sua volta “adottata”. Un’iniziativa che vede abbinato un progetto Enpa in favore dei randagi italiani e l’acquisto al cinema di peluche ispirati al cane del film.   – Marco Bocci come ti sei trovato a interagire con un cane come collega? «E’ la prima volta che interagisco sul set con un animale. Sono abituato sin da bambino a convivere con gatti (mia madre ne aveva 12) e con cani: da quando abito a Roma ne ho avuto uno in comune con un altro inquilino del condominio e ora ne ho comprato uno tutto mio».   – Cosi ti è piaciuto di più nel girare “Italo”? «Che si tratta di una storia reale al cento per cento, anche se non lo sembra. Sembra scritta in maniera furba per appassionare il pubblico mentre è realmente accaduta».   – Come ha partecipato la gente di Scicli? «Abbiamo trovato a Scicli, Modica e Ragusa una carica di entusiasmo e tanta disponibilità affinchè si facesse conoscere questa storia che è proprio vera».   – Da “La bella società” a “Squadra antimafia” e ora “Italo” hai lavorato tante volte in Sicilia. «Ci ho passato così tanto tempo e così volentieri che mi sento un po’ siciliano anche io. Credo, a voler fare dei conti, che ho passato circa due anni tra Palermo, Catania, Enna, Calascibetta, Messina e ora Scicli e la provincia di Ragusa: una terra che sento molto vicina a me anche per la passionalità del mio carattere. I siciliani sono così travolgenti, onesti…».   – Eppure hai portato in tv storie di mafia. «Sì ma è importante non descrivere le regioni per luoghi comuni: ci sono i mascalzoni e i mafiosi. E non solo in Sicilia».

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